In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.XXI.
XXI.
[1]
QVI
QUI
IN
queʃto
questo
libro dell’Alcorano arabico
da Dio
compoʃto,
composto,
ʃi
si
manifeʃta
manifesta
la
noʃtra
nostra
conuerʃione,
conversione,
&
hora
narre-ro
narrero
quelle
coʃe
cose
fatte da coloro che furono di cor
uile,
vile,
hora
di tutti i
uoʃtri
vostri
da te mandati narrero
coʃe
cose
a coloro,
i quali da prima
ʃono
sono
ʃtati
stati
incredoli,
e pigri.
{2}
Quando
Gioʃepho
Giosepho
riferi a
ʃuo
suo
padre che
haueua
haveva
ueduto
veduto
.xij.
xii.
ʃtelle,
stelle,
{3}
e il Sole,
e la Luna,
e che
ʃe
se
gli
in-ginocchiauano,
inginocchiavano,
diʃʃe
disse
il padre,
figliuolo non
reuelar
revelar
queʃto
questo
ʃegno
segno
a tuoi
fratelli,
accioche per
inuidia
invidia
non ti faccino qualche inganno,
a cio
inui-tandoli
invitandoli
il
Diauolo
Diavolo
inimico della humana generatione.
Dio
ʃapiente
sapiente
ci
inʃegnera
insegnera
l’eʃpoʃition
l’esposition
delle parole empiendoti di bene,
e inalzandoti
ʃopra
sopra
tutti gli altri di Iacob.
Aʃcolti
Ascolti
ciaʃcuno
ciascuno
quel che
auenne
avenne
a
Gioʃe-pho
Giosepho
per i
ʃuoi
suoi
fratelli,
Eʃʃi
Essi
conoʃcendo
conoscendo
che il padre
l’amaua
l’amava
oltre modo
diʃʃero.
dissero.
Noʃtro
Nostro
padre amando piu lui
ʃolo
solo
che tutti noi erra
ueramen-te.
veramente.
Occidiamolo adunque,
o
ʃcacciamolo,
scacciamolo,
e
coʃi
cosi
faremo che
noʃtro
nostro
padre
ci
ʃara
sara
grato,
e benigno,
uno di loro
opponendoʃi
opponendosi
al
penʃier
pensier
fatto di
oc-ciderlo
occiderlo
diʃʃe.
disse.
Nõ
Non
occidiamo
Gioʃepho,
Giosepho,
ma
ʃe
se
ui
vi
pare,
mettiamolo in una
Ciʃterna,
Cisterna,
e
quiui
quivi
laʃciandolo
lasciandolo
paʃʃera
passera
forʃe
forse
qualche uno che lo torra,
e lo portera
uia.
via.
I fratelli a
queʃto
questo
accordatiʃi,
accordatisi,
diʃʃero
dissero
al padre.
Perche
non ci
laʃci
lasci
tu alle
uolte
volte
Gioʃepho
Giosepho
amandolo noi
ʃommamente
sommamente
?
Concedicelo domani accioche
cõ
con
noi
uenga
venga
alla
paʃtura,
pastura,
e
ʃaremone
saremone
buoni guardiani,
e
uenuto
venuto
il di,
nella partita loro
diʃʃe
disse
il padre,
Mi duole che tu facci loro compagnia,
i temo che i
lupi rapaci,
eʃʃendo
essendo
tu poco
eʃperto,
esperto,
non ti
diuorino,
divorino,
Allhora i
fratelli
diʃʃero.
dissero.
S’il Lupo lo mangiera,
met-tiamloci
mettiamloci
in conto delle genti infelici,
coʃi
cosi
andando
ʃeco
seco
ʃi
si
conuennero
convennero
tutti di metterlo nella
ciʃterna,
cisterna,
e cio fatto tornarono la
ʃera
sera
lagrimando,
cominciarono
à
dire.
O Padre,
Gioʃepho
Giosepho
che tu ci hai dato in
cuʃto-dia
custodia
è
ʃtato
stato
diuorato
divorato
da un Lupo
inʃieme
insieme
con le pecore
noʃtre,
nostre,
e in tanto
gli
appreʃentano
appresentano
una
camiʃcia
camiscia
inʃanguinata,
insanguinata,
dicendo.
Ecco padre il
te-ʃtimone
testimone
della
ʃua
sua
morte,
ʃe
se
per
auentura
aventura
tu non ci
credeβi.
credessi.
Il padre
ri-ʃpondendo
rispondendo
diʃʃe.
disse.
Voi nel cuor
uoʃtro
vostro
hauete
havete
uoluto
voluto
coʃi,
cosi,
ma io
ʃoʃter-ro
sosterro
queʃta
questa
coʃa
cosa
con patientia,
e con
modeʃtia,
modestia,
e haro Dio che mi
aiute-ra
aiutera
in
queʃta
questa
coʃa
cosa
che
uoi
voi
mi dite.
Andàro poi alcuni a
trar l’acqua,
e
trouato
trovato
Gioʃepho
Giosepho
diʃʃero,
dissero,
che era loro,
ma i
fratelli faccendolo lor
prigione lo
uenderono
venderono
per una certa quantità
di danari,
Il
compera-tor
comperator
di lui,
che fu di Mezara,
[2]
commando alla moglie,
che
l’accettaʃʃe
l’accettasse
honoreuolmente,
honorevolmente,
e che li
faceʃʃe
facesse
carezze,
perche
ʃperaua
sperava
di
farʃelo
farselo
figliuolo
adottiuo.
adottivo.
Coʃi
Cosi
conducemmo
Gioʃepho
Giosepho
nella terra aiutandolo
in tutte le
ʃue
sue
faccende,
accioche egli
fuʃʃe
fusse
ottimo interprete delle
pa-role,
parole,
il che era
ʃaputo
saputo
da pochi.
[3]
Et fatto
giouane,
giovane,
gli demmo la
ʃa-pientia
sapientia
perche
coʃi
cosi
meritano i
buoni.
La predetta donna
trouatolo
trovatolo
in
camera
ʃua,
sua,
chiuʃa
chiusa
la porta,
lo pregò
che
uoleʃʃe
volesse
giacer con lei,
e concederle,
il
ʃuo
suo
amore,
Alla quale egli
diʃʃe.
disse.
Iddio non
uuole
vuole
che io
l’of-fenda,
l’offenda,
eʃʃendo
essendo
egli mio benefattore,
e da lei
fuggendoʃi
fuggendosi
fu
ʃegui-tato,
seguitato,
&
ella lo
preʃe
prese
correndo di dietro per la
camiʃcia,
camiscia,
e la
rup-pe.
ruppe.
Il che fatto
ʃubito
subito
ʃi
si
uenne
venne
alla porta del luogo,
&
gridando
di-ceua.
diceva.
Che merita altro
coʃtui,
costui,
che mi ha tentato nello honor mio,
ʃe
se
non
la prigione,
o qualche altro maggior danno?
Et egli
diʃʃe,
disse,
ella me
ne ha pregato.
Furono allhora chiamati giudici,
che
deueʃʃero
devessero
dif-finir
diffinir
questa
coʃa.
cosa.
Eβi
Essi
diceuano,
dicevano,
che
ʃe
se
la
camiʃcia
camiscia
fuʃʃe
fusse
rotta
dinan-zi,
dinanzi,
che facilmente
Gioʃepho
Giosepho
ʃarebbe
sarebbe
giudicato
colpeuole,
colpevole,
ma
ha-uendo
havendo
ella rotta la
camiʃcia
camiscia
di dietro,
[4]
ʃi
si
uedea
vedea
che era
ʃtata
stata
arte
fe-minile,
feminile,
e
perʃuadono
persuadono
Gioʃepho,
Giosepho,
che non
penʃi
pensi
piu a
queʃta
questa
coʃa,
cosa,
e che
egli
addomandaβe
addomandasse
perdono alla donna.
Di qui nacquero tra l’altre
donne della Citta mille
nouelle,
novelle,
dicendo.
Ecco ecco la donna di tanto
grande huomo,
che amando il
ʃuo
suo
ʃeruo,
servo,
ha pregato che egli gli
con-ceda
conceda
il
ʃuo
suo
amore.
Ella udendo dir
queʃte
queste
coʃe
cose
ʃi
si
dolʃe
dolse
molto,
e
com-mando
commando
che quelle donne
ueniʃʃero
venissero
da lei,
e preparo loro
oue
ove
elleno
po-teʃʃero
potessero
giunte
ʃedere,
sedere,
&
à
ciaʃcuna
ciascuna
di loro diede un coltello,
e fè
ue-nir
venir
Gioʃepho
Giosepho
alla
preʃenza.
presenza.
Il quale
ueduto,
veduto,
a tutte
uenne
venne
loro il
me-ʃtruo,
mestruo,
e a
ʃe
se
medeʃima
medesima
taglio la mano.
[5]
Et dicendo,
che Dio non
uole-ua
voleva
che
fuʃʃe
fusse
huomo,
ma uno de migliori Angeli,
ella
riʃpoʃe.
rispose.
Queʃto
Questo
è
quello che
uoi
voi
mi
ʃolete
solete
opporre,
il quale non
m’eʃʃaudi
m’essaudi
pregan-do
pregando
io che ei
ʃi
si
giaceʃʃe
giacesse
meco.
E perche non ha
uoluto
voluto
obbedirmi,
lo
mettero in prigione,
e lo faro ritornar alla
miʃura
misura
di piu
uili,
vili,
e piu
abbietti.
Egli cio udendo
diʃʃe.
disse.
O Dio io piu
toʃto
tosto
uoglio
voglio
la prigione
che lei,
e
ʃe
se
tu non mi aiuti,
forʃe
forse
diuenendo
divenendo
ʃenz’intelletto
senz’intelletto
pecche-ro
pecchero
con lei.
Dio allhora
eʃʃaudendolo,
essaudendolo,
il quale
è
uditore di tutti,
gli
ri-moʃʃe
rimosse
cotal opinione,
&
egli fu
meʃʃo
messo
in prigione
inʃieme
insieme
con due
giouani,
giovani,
De quali uno
hauendo
havendo
ʃognato
sognato
di
hauer
haver
fatto
uino,
vino,
e l’altro che
portaua
portava
pane
ʃopra
sopra
il capo,
e che gli uccelli
ueniuano
venivano
a mangiarlo,
pregauano
pregavano
Gioʃepho,
Giosepho,
che
uoleʃʃe
volesse
loro interpretare quel che
ʃignifica-uano
significavano
cotai
ʃogni.
sogni.
Egli allhora per farli piu certi
diʃʃe.
disse.
Voi non
man-giarete
mangiarete
prima che io
ʃapro
sapro
dirui
dirvi
tutto quello che
ui
vi
debbe
auenire,
avenire,
que-ʃto
questo
me lo ha
moʃtrato
mostrato
Dio,
perche
laʃciando
lasciando
da un lato,
chi non ha
cre-duto
creduto
in Dio,
ho
ʃeguitato
seguitato
la
ʃetta
setta
de padri miei,
cioè
d’Abramo,
d’Iʃac,
d’Isac,
d’Iʃmahele,
d’Ismahele,
di Iacob,
ne mai
niʃʃun
nissun
de
noʃtri
nostri
diʃʃe,
disse,
che Dio
haueʃʃe
havesse
compagno,
e
queʃta
questa
è
la
ʃua
sua
uolontà
volontà
ʃopra
sopra
noi.
Ma gli huomini per lo
piu
ʃono
sono
ingrati.
Voi che
ʃete
sete
miei compagni in prigione,
credete
che
ʃian
sian
meglio molti dii
ʃeparati,
separati,
o pur un
ʃolo
solo
onnipotente?
Voi
chiamate
ʃolamente
solamente
il nome di Dio,
ma pochi ci
ʃono
sono
che
oʃʃeruino
osservino
quello che egli ha commandato.
Sappiate adunqne,
che uno di
uoi
voi
ʃara
sara
fatto Coppiere,
e
ʃcudiero
scudiero
del
ʃuo
suo
Signore,
e l’altro
ʃara
sara
impiccato,
dal
cui capo mangieranno gli uccelli.
Coʃi
Cosi
detto
uoltoβi
voltossi
a colui che
haue-ua
haveva
ad
eʃʃer
esser
liberato,
e
diʃʃe.
disse.
Nominãdomi
Nominandomi,,
ricorda il mio nome al tuo Signore
.
[6]
Ma perche per operation del
Diauolo,
Diavolo,
dicendo,
queʃto
questo
non
no-mino
nomino
Dio,
ʃtette
stette
noue
nove
anni in prigione.
Allhora il Re
ʃognando
sognando
che
ʃette
sette
uacche
vacche
magre,
conʃumauano
consumavano
ʃette
sette
graʃʃe,
grasse,
e che
ʃette
sette
ʃpighe
spighe
graʃʃe,
grasse,
ne
conʃumauano
consumavano
ʃette
sette
ʃecche,
secche,
{9}
chiamati gli interpreti accioche
gli
ʃpianaʃʃero
spianassero
il
ʃogno,
sogno,
gli domando
s’eβi
s’essi
ʃapeuano,
sapevano,
Eglino
confeʃ-ʃando
confessando
che non
ʃe
se
n’intendeuano,
n’intendevano,
penʃauano
pensavano
che
queʃto
questo
fuʃʃe
fusse
un
ʃogno.
sogno.
Finalmente colui che fu libero dalla prigione,
ricordandoʃene,
ricordandosene,
diʃʃe.
disse.
Se tu mi mandi
à
Gioʃepho
Giosepho
ueridico,
veridico,
ti prometto che io ti portero
in-dietro
indietro
l’eʃpoʃitione
l’espositione
del tuo
ʃogno,
sogno,
Mandati dunque alcuni a
Gioʃe-pho,
Giosepho,
gli addomandorono quel che
ʃignificaua
significava
il
ʃogno,
sogno,
Egli
riʃpoʃe.
rispose.
Seminate
ʃette
sette
anni
continoui
continovi
grano,
e coltolo mangiatene
po-co,
poco,
e
ʃerbate
serbate
l’altro,
perche dopo
uerranno
verranno
ʃette
sette
anni
grauiβimi,
gravissimi,
ne
quali
ui
vi
morireʃte
morireste
non
ʃerbandoui
serbandovi
da mangiare.
A
queʃti
questi
poi
ʃuccede-ranno
succederanno
altri anni,
ne quali
naʃceran
nasceran
frutti,
uua
uva
&
ogni altra
coʃa,
cosa,
per
la quale gli huomini
ʃi
si
libereranno da tanta penuria.
Raccontata
que-ʃta
questa
coʃa
cosa
al Re,
comando che
Gioʃepho
Giosepho
gli
fuʃʃe
fusse
menato dinanzi.
Et egli
fe ritornar il Nuntio al Signore,
accioche egli
addomandaʃʃe,
addomandasse,
perche
coʃi
cosi
le predette donne
ʃegauano
segavano
le lor mani,
le cui arti Dio
ʃolo
solo
cono-ʃce.
conosce.
Ricercando il Signore,
quel che elle
haueuano
havevano
quando
chiedeuano
chiedevano
Gioʃepho
Giosepho
del giacimento carnale,
confermauano
confermavano
giurando per Dio,
che
non
haueuano
havevano
in quello
trouato
trovato
mal’alcuno.
Finalmente la donna del
Re
[7]
diʃʃe.
disse.
Per la
uerità
verità
io
confeʃʃo,
confesso,
che io lo pregai,
che
ʃi
si
impaciaβe
impaciasse
meco,
&
egli nego.
Et egli
è
teʃtimone
testimone
in
ʃecreto
secreto
di quel
uero,
vero,
che io dico,
e Dio parimente,
che ha in horror le bugie.
Et io ancho non niego l’anima de gli huomini
eʃʃere
essere
ʃtudioʃa,
studiosa,
e
deʃideroʃa
desiderosa
de mali.
Ma Dio mi ha
perdonato.
Allhora il Re commando,
che
fuʃʃe
fusse
menato,
accioche
fuʃʃe
fusse
ʃuo
suo
ʃeruidore.
servidore.
Egli dunque fidelmente
ʃeruendolo
servendolo
fu
ʃopra
sopra
ciaʃcuno
ciascuno
altro
eʃʃaltato,
essaltato,
la onde
Gioʃepho
Giosepho
gli
diʃʃe.
disse.
Fammi guardiano
ʃopra
sopra
tutti i
granai,
e i
depoʃiti
depositi
del tuo Regno,
e trattero fidelmente ogni
coʃa.
cosa.
Et
coʃi
cosi
concedemmo la terra a
Gioʃepho
Giosepho
ʃecondo
secondo
il
uoler
voler
ʃuo.
suo.
[8]
Egli dopo conobbe i
ʃuoi
suoi
fratelli,
che
uennero
vennero
a
trouarlo,
trovarlo,
et eglino
nõ
non
lo conobbero,
e
partendoʃi
partendosi
commeʃʃe
commesse
loro,
che
eβi
essi
al ritorno
deueʃʃero
devessero
ʃeco
seco
menar il
fratello,
che
eβi
essi
haueuano
havevano
laʃciato
lasciato
a
caʃa,
casa,
altrimenti
nõ
non
ueniʃʃero
venissero
piu,
e
perʃuadendoli
persuadendoli
diceua.
diceva.
Non
ui
vi
ho io dato buona
miʃura
misura
per poco pregio?
Eβi
Essi
gli
promeʃʃero
promessero
di dirlo al padre loro,
e
Gioʃepho
Giosepho
commando a
ʃuoi
suoi
ʃerui,
servi,
che
metteʃʃero
mettessero
la moneta nelle lor
ʃacca,
sacca,
accioche
ritrouatala
ritrovatala
fatto il ritorno piu
uolõtieri
volontieri
andaʃʃero
andassero
a
caʃa.
casa.
Eβi
Essi
ritornati al Padre
diʃʃero.
dissero.
Ci
uien
vien
interdetta la tornata,
e il formento,
ʃe
se
noi non meniamo con
noi il
noʃtro
nostro
fratello,
Daccelo adunque che noi ne haremo
boniβima
bonissima
cu-ra.
cura.
Allhora il padre tutto
ʃdegnoʃo
sdegnoso
diʃʃe,
disse,
uolete
volete
che io
ue
ve
lo dia
accio-che
accioche
uoi
voi
gli habbiate la guardia che
uoi
voi
haueʃte
haveste
a l’altro
ʃuo
suo
fratello,
Dio
è
miglior guardiano di
uoi.
voi.
Eβi
Essi
aperti i
ʃacchi
sacchi
del grano
moʃtrano
mostrano
i
danari entro
trouatiui,
trovativi,
e allegri quelli danno al padre
moʃtrando
mostrando
che
era loro gratis renduta,
Eʃʃendo
Essendo
adũque
adunque
per quello allegro gli chieggono il fratello,
affermando che ne harebbero
boniβima
bonissima
guardia,
e che
ueramente
veramente
lo ritornerebbero indietro.
Il padre afferma,
che non lo
uuol
vuol
dar loro,
ʃe
se
prima non
uede,
vede,
che
ʃia
sia
uolontà
volontà
di Dio,
e che non
uede
vede
che
eβi
essi
lo habbino a
rimenar indietro.
Fatto il patto tra loro,
il padre
am-monendoli
ammonendoli
diʃʃe.
disse.
O figliuoli non entrate per piu porte,
ma per una
ʃola.
sola.
Io,
eʃʃendo
essendo
di Dio,
tutti i
giudicij,
giudicii,
alla cui
{12}
io mi accommando,
non
potro rimediar
à
quello che
ui
vi
accadera per
ʃua
sua
uolonta.
volonta.
Eʃʃi
Essi
entrati
per la porta
ʃola
sola
come lor
diʃʃe
disse
il padre,
non
riceuerono
riceverono
alcuna
mole-ʃtia.
molestia.
Iacob
haueua
haveva
all’animo l’ordine
noʃtro,
nostro,
del quale egli
è
teʃtimo-ne,
testimone,
quantunque molti nol
ʃappino,
sappino,
Gioʃepho
Giosepho
uenuto
venuto
alla
preʃenza
presenza
del
fratel
ʃuo,
suo,
ʃe
se
gli
manifeʃtò,
manifestò,
dicendoli,
che non
diceʃʃe
dicesse
queʃta
questa
coʃa
cosa
ad
al-cuno,
alcuno,
e che non
ʃi
si
curaʃʃe
curasse
molto de fatti de fratelli.
Fatta
eβi
essi
la
com-pera
compera
fu da
ʃerui
servi
di
Gioʃepho
Giosepho
meʃʃo
messo
in uno delle
ʃacca
sacca
una coppa del
Re,
e mandato lor dietro la famiglia del Re,
e
preʃili
presili
diʃʃe
disse
loro.
Dun-que
Dunque
uoi
voi
ʃete
sete
ladri?
Riʃpoʃero
Risposero
che cercate
uoi
voi
?
Diʃʃe
Disse
Gioʃepho
Giosepho
il
uaʃo
vaso
del Re,
e chiunque me lo dara hara il
ʃuo
suo
Camello carco,
e oltre gli
fa-ro
faro
beneficio.
Eβi
Essi
in
preʃenza
presenza
di
teʃtimoni
testimoni
diʃʃero,
dissero,
che non eran ladri,
e che non
erã
eran
uenuti
venuti
nelle
ʃue
sue
terre per rubare.
Et
coʃi
cosi
lamentãdoʃi
lamentandosi
faccendo cercare per le
ʃacca
sacca
loro
fu
ritrouata
ritrovata
la coppa in quello del lor
fratello minore.
Et
coʃi
cosi
inʃegnai
insegnai
a
Gioʃepho
Giosepho
come egli
poteʃʃe
potesse
appreʃʃo
appresso
ʃe
se
ritener il fratello preponendo al
ʃapiente
sapiente
un
ʃapiente.
sapiente.
I fratelli
ʃtando
stando
immobili,
per
queʃto
questo
fatto
diʃʃe
disse
Gioʃepho.
Giosepho.
Non
è
marauiglia
maraviglia
ʃe
se
eβi
essi
hanno rubato,
poco fa
hauendo
havendo
fatto mal capitar un’altro lor fratello.
Eʃʃi
Essi
riuoltiʃi
rivoltisi
a
Gioʃepho
Giosepho
diʃʃero.
dissero.
Signor parendoci tu huomo da bene,
prendi un di noi in cambio di
queʃto
questo
che ha fatto il male,
Perche il
Pa-dre
Padre
è
uiuo,
vivo,
e in eta grande,
onde
ʃi
si
morra per dolore.
A quali
eʃʃo
esso
ri-ʃpoʃe.
rispose.
Non
uoglia
voglia
Dio che
ʃi
si
ritenga
ʃe
se
non chi ha fatto il male,
per-che
perche
altrimenti noi li
fareβimo
faressimo
ingiuria.
Liberati adunque,
e non
ʃapendo
sapendo
la certezza del ritorno loro,
lamentandoʃi
lamentandosi
il maggior di loro
diʃʃe.
disse.
Non
ʃapete
sapete
uoi,
voi,
che noi promettemmo al padre di rimenarlo indietro,
e che gia facemmo di
Gioʃepho
Giosepho
un’altra
coʃa
cosa
coʃi
cosi
fatta?
Io per me non
ʃon
son
per
uenir
venir
piu,
ʃe
se
il padre non mi perdona,
e che non mi richiami,
o che Dio faccia il
ʃuo
suo
giudicio.
Ritornate
uoi
voi
al padre,
e ditegli,
Pa-dre
Padre
il tuo figliuolo ha rubbato
ʃanza
sanza
che
uoi
voi
ne habbiamo
ʃaputo
saputo
coʃa
cosa
alcuna.
Noi ci diciamo il
uero,
vero,
&
addomandane chi ci ha
accompagna-ti,
accompagnati,
e le genti che
ʃono
sono
al luogo,
oue
ove
noi
ʃiamo
siamo
ʃtati.
stati.
Il Padre cio udendo
diʃʃe.
disse.
Tenete
ʃecreto
secreto
queʃta
questa
coʃa.
cosa.
Perche io haro patientia fino
à
tanto,
che Dio
forʃe
forse
gli farà
ritornar ambi duoi,
e
coʃi
cosi
aβiduamente
assiduamente
piangendo,
e chiamando
Gioʃepho,
Giosepho,
ʃe
se
gli fecero attorno alla luce alcuni pannicoli onde
miʃeramente
miseramente
ʃi
si
ʃtaua.
stava.
{13}
Al quale i
figliuoli
diceuano.
dicevano.
Tu non
reʃterai
resterai
di nominar
Gioʃepho
Giosepho
fino alla tua morte?
A quali
eʃʃo
esso
diʃʃe.
disse.
Io
fo i
miei lamenti con Dio,
dal quale intendo quelle
coʃe
cose
che
uoi
voi
non
ʃa-pete.
sapete.
Ma
ui
vi
prego o
figliuoli,
che non
ui
vi
diʃperando
disperando
di
Gioʃepho,
Giosepho,
e del
fratello,
andiate
à
cercare.
Eʃʃi
Essi
adunque andati la terza
uolta
volta
perue-
nuti
pervenuti
à
Gioʃepho
Giosepho
diʃʃero.
dissero.
O huomo
ʃublime,
sublime,
noi che
ʃiamo
siamo
poueri,
poveri,
ʃiamo
siamo
uenuti
venuti
da te,
facci il beneficio
promeʃʃoci,
promessoci,
perche i
benefici
ʃono
sono
in gratia di Dio.
Egli
riʃpoʃe.
rispose.
Vi ricordate
uoi
voi
di
Gioʃepho,
Giosepho,
o pure
ue
ve
ne
ʃe-te
sete
dimenticati?
Riʃpoʃero,
Risposero,
ʃe
se
tu quel
Gioʃepho
Giosepho
?
Sono
diʃs’egli,
diss’egli,
e
queʃto
questo
è
mio fratello,
e gia Dio mi
è
ʃtato
stato
miʃericordioʃo.
misericordioso.
Finalmen-te
Finalmente
i fratelli
confeʃʃarono,
confessarono,
che
Gioʃepho
Giosepho
era lor Signore,
e che
eβi
essi
ha-ueuano
havevano
grandemente errato.
Ma egli
conʃolandoli
consolandoli
diʃʃe,
disse,
non
uoglia-te
vogliate
dolerui.
dolervi.
Perche hoggi Dio
ui
vi
perdonerà.
Portate
queʃta
questa
mia
cami-ʃcia
camiscia
a mio padre,
&
appreʃentatiglie
appresentatiglie
la innanzi,
accioche egli
rihab-bia
rihabbia
il
ʃuo
suo
lume,
e menatelo qua con tutta la
noʃtra
nostra
famiglia.
Gia
com-parendo
comparendo
le genti,
diʃʃe
disse
ʃuo
suo
padre.
Io
ʃento
sento
l’odore di
Gioʃepho
Giosepho
mio
fi-gliuolo,
figliuolo,
quantunque
uoi
voi
non mi crediate,
al quale
riʃpoʃero
risposero
quei che
gli erano intorno,
la
uecchiaia
vecchiaia
ti fa trapparlare,
ma
uenẽdo
venendo
il
meʃʃo
messo
del
la
nuoua,
nuova,
&
egli per la
camiʃcia
camiscia
riceuuto
ricevuto
il lume
diʃʃe.
disse.
Non
ui
vi
ho io
detto,
che ho
coʃe
cose
da Dio che
uoi
voi
non
ʃapete
sapete
?
Riʃpoʃero,
Risposero,
o padre
per-donaci
perdonaci
perche noi habbiamo errato,
a quali e
diʃʃe,
disse,
io preghero Dio che
ui
vi
perdoni,
e
ui
vi
faccia contenti.
Dopo andati tutti da
Gioʃepho,
Giosepho,
egli
honoreuolmente
honorevolmente
riceuendoli,
ricevendoli,
diʃʃe.
disse.
Entrate in Mezzara,
e
quiui
quivi
di-morando
dimorando
temete Dio,
&
eʃʃaltatigli
essaltatigli
ʃopra
sopra
gli altri,
tutti lo
honoraua-no,
honoravano,
e
ʃe
se
li
inchinauano.
inchinavano.
Fatto
queʃto,
questo,
parlò
a
ʃuo
suo
padre.
O padre,
que-ʃta
questa
e
l’eʃpoʃitione
l’espositione
del
paʃʃato
passato
ʃogno
sogno
gia
uerificata
verificata
da Dio,
ilquale mi
libero dalla prigione,
&
ui
vi
ha condotti qui da me,
dopo la diabolica
commiʃtion
commistion
tra me,
e miei fratelli,
egli
uede
vede
ogni
coʃa,
cosa,
e a
tutto mette
rimedio.
[9]
O Dio fattore del Cielo,
e della terra,
il qual mi ha dato
po-tenza,
potenza,
&
hammi
inʃegnato
insegnato
l’eʃpoʃition
l’esposition
delle parole,
io mi
accoman-do
accomando
in
queʃto
questo
ʃecolo,
secolo,
e nell’altro,
e fa che io
perʃeueri
perseveri
nella buona fe,
&
alla fine accompagnami co buoni.
Ti metto in credenza
queʃta
questa
pa-rola
parola
ʃecreta,
secreta,
che tu adori
ʃolo
solo
Dio,
&
che tu ti
accoʃti
accosti
à
ʃuoi
suoi
comman-damenti,
commandamenti,
come fo io,
e miei
ʃeguaci.
seguaci.
Io non
ʃono
sono
incredolo.
Noi mandammo innanzi
à
te Propheti,
accioche
predicaʃʃero
predicassero
a gli huomini tutti,
e che
inʃegnaʃʃero
insegnassero
che fine fu quella de loro
anteceʃʃori.
antecessori.
Ma
uoi
voi
non
ui
vi
partiti dalla
uoʃtra
vostra
giuʃtitia,
giustitia,
{15}
onde quelli
diʃperandoʃi
disperandosi
non prendemmo
giuʃta
giusta
uendetta,
vendetta,
{16}
ʃaluando
salvando
i
noʃtri
nostri
amici.
Queʃte
Queste
coʃe
cose
detteui
dettevi
in-nanzi
innanzi
ʃon
son
da
eʃʃer
esser
tenute
marauiglioʃe
maravigliose
da chi teme Dio.
Perche
queʃto
questo
parlar non
è
finto,
ma fermo,
e
ʃaldo,
saldo,
e apre la buona
uia,
via,
di-ʃcernendo
discernendo
ogni
coʃa.
cosa.