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Arrivabene, 1547

In nome di Dio misericordioso, e Pio. CAPITOLO XXI.

[1] QUI IN questo libro dell’Alcorano arabico da Dio composto, si manifesta la nostra conversione, & hora narrero quelle cose fatte da coloro che furono di cor vile, hora di tutti i vostri da te mandati narrero cose a coloro, i quali da prima sono stati incredoli, e pigri. {2} Quando Giosepho riferi a suo padre che haveva veduto xii. stelle, {3} e il Sole, e la Luna, e che se gli inginocchiavano, disse il padre, figliuolo non revelar questo segno a tuoi fratelli, accioche per invidia non ti faccino qualche inganno, a cio invitandoli il Diavolo inimico della humana generatione. Dio sapiente ci insegnera l’esposition delle parole empiendoti di bene, e inalzandoti sopra tutti gli altri di Iacob. Ascolti ciascuno quel che avenne a Giosepho per i suoi fratelli, Essi conoscendo che il padre l’amava oltre modo dissero. Nostro padre amando piu lui solo che tutti noi erra veramente. Occidiamolo adunque, o scacciamolo, e cosi faremo che nostro padre ci sara grato, e benigno, uno di loro opponendosi al pensier fatto di occiderlo disse. Non occidiamo Giosepho, ma se vi pare, mettiamolo in una Cisterna, e quivi lasciandolo passera forse qualche uno che lo torra, e lo portera via. I fratelli a questo accordatisi, dissero al padre. Perche non ci lasci tu alle volte Giosepho amandolo noi sommamente ? Concedicelo domani accioche con noi venga alla pastura, e saremone buoni guardiani, e venuto il di, nella partita loro disse il padre, Mi duole che tu facci loro compagnia, i temo che i lupi rapaci, essendo tu poco esperto, non ti divorino, Allhora i fratelli dissero. S’il Lupo lo mangiera, mettiamloci in conto delle genti infelici, cosi andando seco si convennero tutti di metterlo nella cisterna, e cio fatto tornarono la sera lagrimando, cominciarono à dire. O Padre, Giosepho che tu ci hai dato in custodia è stato divorato da un Lupo insieme con le pecore nostre, e in tanto gli appresentano una camiscia insanguinata, dicendo. Ecco padre il testimone della sua morte, se per aventura tu non ci credessi. Il padre rispondendo disse. Voi nel cuor vostro havete voluto cosi, ma io sosterro questa cosa con patientia, e con modestia, e haro Dio che mi aiutera in questa cosa che voi mi dite. Andàro poi alcuni a trar l’acqua, e trovato Giosepho dissero, che era loro, ma i fratelli faccendolo lor prigione lo venderono per una certa quantità di danari, Il comperator di lui, che fu di Mezara, [2] commando alla moglie, che l’accettasse honorevolmente, e che li facesse carezze, perche sperava di farselo figliuolo adottivo. Cosi conducemmo Giosepho nella terra aiutandolo in tutte le sue faccende, accioche egli fusse ottimo interprete delle parole, il che era saputo da pochi. [3] Et fatto giovane, gli demmo la sapientia perche cosi meritano i buoni. La predetta donna trovatolo in camera sua, chiusa la porta, lo pregò che volesse giacer con lei, e concederle, il suo amore, Alla quale egli disse. Iddio non vuole che io l’offenda, essendo egli mio benefattore, e da lei fuggendosi fu seguitato, & ella lo prese correndo di dietro per la camiscia, e la ruppe. Il che fatto subito si venne alla porta del luogo, & gridando diceva. Che merita altro costui, che mi ha tentato nello honor mio, se non la prigione, o qualche altro maggior danno? Et egli disse, ella me ne ha pregato. Furono allhora chiamati giudici, che devessero diffinir questa cosa. Essi dicevano, che se la camiscia fusse rotta dinanzi, che facilmente Giosepho sarebbe giudicato colpevole, ma havendo ella rotta la camiscia di dietro, [4] si vedea che era stata arte feminile, e persuadono Giosepho, che non pensi piu a questa cosa, e che egli addomandasse perdono alla donna. Di qui nacquero tra l’altre donne della Citta mille novelle, dicendo. Ecco ecco la donna di tanto grande huomo, che amando il suo servo, ha pregato che egli gli conceda il suo amore. Ella udendo dir queste cose si dolse molto, e commando che quelle donne venissero da lei, e preparo loro ove elleno potessero giunte sedere, & à ciascuna di loro diede un coltello, e fè venir Giosepho alla presenza. Il quale veduto, a tutte venne loro il mestruo, e a se medesima taglio la mano. [5] Et dicendo, che Dio non voleva che fusse huomo, ma uno de migliori Angeli, ella rispose. Questo è quello che voi mi solete opporre, il quale non m’essaudi pregando io che ei si giacesse meco. E perche non ha voluto obbedirmi, lo mettero in prigione, e lo faro ritornar alla misura di piu vili, e piu abbietti. Egli cio udendo disse. O Dio io piu tosto voglio la prigione che lei, e se tu non mi aiuti, forse divenendo senz’intelletto pecchero con lei. Dio allhora essaudendolo, il quale è uditore di tutti, gli rimosse cotal opinione, & egli fu messo in prigione insieme con due giovani, De quali uno havendo sognato di haver fatto vino, e l’altro che portava pane sopra il capo, e che gli uccelli venivano a mangiarlo, pregavano Giosepho, che volesse loro interpretare quel che significavano cotai sogni. Egli allhora per farli piu certi disse. Voi non mangiarete prima che io sapro dirvi tutto quello che vi debbe avenire, questo me lo ha mostrato Dio, perche lasciando da un lato, chi non ha creduto in Dio, ho seguitato la setta de padri miei, cioè d’Abramo, d’Isac, d’Ismahele, di Iacob, ne mai nissun de nostri disse, che Dio havesse compagno, e questa è la sua volontà sopra noi. Ma gli huomini per lo piu sono ingrati. Voi che sete miei compagni in prigione, credete che sian meglio molti dii separati, o pur un solo onnipotente? Voi chiamate solamente il nome di Dio, ma pochi ci sono che osservino quello che egli ha commandato. Sappiate adunqne, che uno di voi sara fatto Coppiere, e scudiero del suo Signore, e l’altro sara impiccato, dal cui capo mangieranno gli uccelli. Cosi detto voltossi a colui che haveva ad esser liberato, e disse. Nominandomi,, ricorda il mio nome al tuo Signore . [6] Ma perche per operation del Diavolo, dicendo, questo non nomino Dio, stette nove anni in prigione. Allhora il Re sognando che sette vacche magre, consumavano sette grasse, e che sette spighe grasse, ne consumavano sette secche, {9} chiamati gli interpreti accioche gli spianassero il sogno, gli domando s’essi sapevano, Eglino confessando che non se n’intendevano, pensavano che questo fusse un sogno. Finalmente colui che fu libero dalla prigione, ricordandosene, disse. Se tu mi mandi à Giosepho veridico, ti prometto che io ti portero indietro l’espositione del tuo sogno, Mandati dunque alcuni a Giosepho, gli addomandorono quel che significava il sogno, Egli rispose. Seminate sette anni continovi grano, e coltolo mangiatene poco, e serbate l’altro, perche dopo verranno sette anni gravissimi, ne quali vi morireste non serbandovi da mangiare. A questi poi succederanno altri anni, ne quali nasceran frutti, uva & ogni altra cosa, per la quale gli huomini si libereranno da tanta penuria. Raccontata questa cosa al Re, comando che Giosepho gli fusse menato dinanzi. Et egli fe ritornar il Nuntio al Signore, accioche egli addomandasse, perche cosi le predette donne segavano le lor mani, le cui arti Dio solo conosce. Ricercando il Signore, quel che elle havevano quando chiedevano Giosepho del giacimento carnale, confermavano giurando per Dio, che non havevano in quello trovato mal’alcuno. Finalmente la donna del Re [7] disse. Per la verità io confesso, che io lo pregai, che si impaciasse meco, & egli nego. Et egli è testimone in secreto di quel vero, che io dico, e Dio parimente, che ha in horror le bugie. Et io ancho non niego l’anima de gli huomini essere studiosa, e desiderosa de mali. Ma Dio mi ha perdonato. Allhora il Re commando, che fusse menato, accioche fusse suo servidore. Egli dunque fidelmente servendolo fu sopra ciascuno altro essaltato, la onde Giosepho gli disse. Fammi guardiano sopra tutti i granai, e i depositi del tuo Regno, e trattero fidelmente ogni cosa. Et cosi concedemmo la terra a Giosepho secondo il voler suo. [8] Egli dopo conobbe i suoi fratelli, che vennero a trovarlo, et eglino non lo conobbero, e partendosi commesse loro, che essi al ritorno devessero seco menar il fratello, che essi havevano lasciato a casa, altrimenti non venissero piu, e persuadendoli diceva. Non vi ho io dato buona misura per poco pregio? Essi gli promessero di dirlo al padre loro, e Giosepho commando a suoi servi, che mettessero la moneta nelle lor sacca, accioche ritrovatala fatto il ritorno piu volontieri andassero a casa. Essi ritornati al Padre dissero. Ci vien interdetta la tornata, e il formento, se noi non meniamo con noi il nostro fratello, Daccelo adunque che noi ne haremo bonissima cura. Allhora il padre tutto sdegnoso disse, volete che io ve lo dia accioche voi gli habbiate la guardia che voi haveste a l’altro suo fratello, Dio è miglior guardiano di voi. Essi aperti i sacchi del grano mostrano i danari entro trovativi, e allegri quelli danno al padre mostrando che era loro gratis renduta, Essendo adunque per quello allegro gli chieggono il fratello, affermando che ne harebbero bonissima guardia, e che veramente lo ritornerebbero indietro. Il padre afferma, che non lo vuol dar loro, se prima non vede, che sia volontà di Dio, e che non vede che essi lo habbino a rimenar indietro. Fatto il patto tra loro, il padre ammonendoli disse. O figliuoli non entrate per piu porte, ma per una sola. Io, essendo di Dio, tutti i giudicii, alla cui {12} io mi accommando, non potro rimediar à quello che vi accadera per sua volonta. Essi entrati per la porta sola come lor disse il padre, non riceverono alcuna molestia. Iacob haveva all’animo l’ordine nostro, del quale egli è testimone, quantunque molti nol sappino, Giosepho venuto alla presenza del fratel suo, se gli manifestò, dicendoli, che non dicesse questa cosa ad alcuno, e che non si curasse molto de fatti de fratelli. Fatta essi la compera fu da servi di Giosepho messo in uno delle sacca una coppa del Re, e mandato lor dietro la famiglia del Re, e presili disse loro. Dunque voi sete ladri? Risposero che cercate voi ? Disse Giosepho il vaso del Re, e chiunque me lo dara hara il suo Camello carco, e oltre gli faro beneficio. Essi in presenza di testimoni dissero, che non eran ladri, e che non eran venuti nelle sue terre per rubare. Et cosi lamentandosi faccendo cercare per le sacca loro fu ritrovata la coppa in quello del lor fratello minore. Et cosi insegnai a Giosepho come egli potesse appresso se ritener il fratello preponendo al sapiente un sapiente. I fratelli stando immobili, per questo fatto disse Giosepho. Non è maraviglia se essi hanno rubato, poco fa havendo fatto mal capitar un’altro lor fratello. Essi rivoltisi a Giosepho dissero. Signor parendoci tu huomo da bene, prendi un di noi in cambio di questo che ha fatto il male, Perche il Padre è vivo, e in eta grande, onde si morra per dolore. A quali esso rispose. Non voglia Dio che si ritenga se non chi ha fatto il male, perche altrimenti noi li faressimo ingiuria. Liberati adunque, e non sapendo la certezza del ritorno loro, lamentandosi il maggior di loro disse. Non sapete voi, che noi promettemmo al padre di rimenarlo indietro, e che gia facemmo di Giosepho un’altra cosa cosi fatta? Io per me non son per venir piu, se il padre non mi perdona, e che non mi richiami, o che Dio faccia il suo giudicio. Ritornate voi al padre, e ditegli, Padre il tuo figliuolo ha rubbato sanza che voi ne habbiamo saputo cosa alcuna. Noi ci diciamo il vero, & addomandane chi ci ha accompagnati, e le genti che sono al luogo, ove noi siamo stati. Il Padre cio udendo disse. Tenete secreto questa cosa. Perche io haro patientia fino à tanto, che Dio forse gli farà ritornar ambi duoi, e cosi assiduamente piangendo, e chiamando Giosepho, se gli fecero attorno alla luce alcuni pannicoli onde miseramente si stava. {13} Al quale i figliuoli dicevano. Tu non resterai di nominar Giosepho fino alla tua morte? A quali esso disse. Io fo i miei lamenti con Dio, dal quale intendo quelle cose che voi non sapete. Ma vi prego o figliuoli, che non vi disperando di Giosepho, e del fratello, andiate à cercare. Essi adunque andati la terza volta pervenuti à Giosepho dissero. O huomo sublime, noi che siamo poveri, siamo venuti da te, facci il beneficio promessoci, perche i benefici sono in gratia di Dio. Egli rispose. Vi ricordate voi di Giosepho, o pure ve ne sete dimenticati? Risposero, se tu quel Giosepho ? Sono diss’egli, e questo è mio fratello, e gia Dio mi è stato misericordioso. Finalmente i fratelli confessarono, che Giosepho era lor Signore, e che essi havevano grandemente errato. Ma egli consolandoli disse, non vogliate dolervi. Perche hoggi Dio vi perdonerà. Portate questa mia camiscia a mio padre, & appresentatiglie la innanzi, accioche egli rihabbia il suo lume, e menatelo qua con tutta la nostra famiglia. Gia comparendo le genti, disse suo padre. Io sento l’odore di Giosepho mio figliuolo, quantunque voi non mi crediate, al quale risposero quei che gli erano intorno, la vecchiaia ti fa trapparlare, ma venendo il messo del la nuova, & egli per la camiscia ricevuto il lume disse. Non vi ho io detto, che ho cose da Dio che voi non sapete ? Risposero, o padre perdonaci perche noi habbiamo errato, a quali e disse, io preghero Dio che vi perdoni, e vi faccia contenti. Dopo andati tutti da Giosepho, egli honorevolmente ricevendoli, disse. Entrate in Mezzara, e quivi dimorando temete Dio, & essaltatigli sopra gli altri, tutti lo honoravano, e se li inchinavano. Fatto questo, parlò a suo padre. O padre, questa e l’espositione del passato sogno gia verificata da Dio, ilquale mi libero dalla prigione, & vi ha condotti qui da me, dopo la diabolica commistion tra me, e miei fratelli, egli vede ogni cosa, e a tutto mette rimedio. [9] O Dio fattore del Cielo, e della terra, il qual mi ha dato potenza, & hammi insegnato l’esposition delle parole, io mi accomando in questo secolo, e nell’altro, e fa che io perseveri nella buona fe, & alla fine accompagnami co buoni. Ti metto in credenza questa parola secreta, che tu adori solo Dio, & che tu ti accosti à suoi commandamenti, come fo io, e miei seguaci. Io non sono incredolo. Noi mandammo innanzi à te Propheti, accioche predicassero a gli huomini tutti, e che insegnassero che fine fu quella de loro antecessori. Ma voi non vi partiti dalla vostra giustitia, {15} onde quelli disperandosi non prendemmo giusta vendetta, {16} salvando i nostri amici. Queste cose dettevi innanzi son da esser tenute maravigliose da chi teme Dio. Perche questo parlar non è finto, ma fermo, e saldo, e apre la buona via, discernendo ogni cosa.

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[1] Contiene alcune favole, e menzogne di Giosepho in tutto luntane dalla verita delle historie sacre, il che fecero i scrittori suoi a burla, e vergogna di Macometto che furono Hebrei, i quali altrimenti scrissero che egli non dittava. come dunque crederono i Arabi che Dio fusse lAuttore dell’.Alcorano. {1}

[2] Mezra e Egitto. {4}

[3] La sapientia solo de buoni. {5}

[4] Arti feminili. {6}

[5] O sporco, e dishonesto Propheta. {7}

[6] Perche Giosepho prego piu presto il coppiere, che Dio, ste nuove anni prigione. {8}

[7] Non era il Re, ma il prefetto del Re. {10}

[8] Nel Bresith, al xlii. {11}

[9] Forciasi pazzamente conciliarsi credenza per la narratione di questa historia. {14}

Notes Coran 12-21 réduire la fenêtre detacher la fenêtre

[AW]

Le traducteur dédouble le présent verset, comme il l’a déjà fait pour le dernier verset de la sourate précédente.

Les étoiles sont au nombre de onze dans le texte arabe, comme dans la traduction latine.

[C]

[C]

[B]

[B]

[B]

La traduction est ambiguë : dans le texte latin (tout comme dans Gn. 41, 5-7) ce sont les épis secs qui « consomment » les épis verts.

[B]

[B]

Le mot « tutela », présent dans le texte latin, manque dans le texte italien (sans aucun doute à cause d’une faute d’impression).

Autrement dit, ses yeux se voilèrent (« luce » désigne ici l’œil ; « pannicoli » signifie « membranes »).

[B]

Dans le texte latin, le verbe est « relinquistis » : le participe passé « partiti », par conséquent, devrait être complété par un élément verbal (« siete partiti ») qui manque sans doute à cause d’une simple faute d’impression. Le mot « giustitia », qui semble créer un contresens, traduit le mot « iustitiam » présent dans l’édition Bibliander de 1543, et corrigé en « inscitiam » dans l’édition de 1550 (accessible sur Coran 12-21).

La négation « non » doit être amendée en « noi » (voir ce passage dans le texte latin : « nos uindictam nostram sumpsimus »).