In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.XXVII.
XXVII.
CIASCVNO
CIASCUNO
operi
ʃecondo
secondo
il
ʃuo
suo
modo,
conoʃcendo
conoscendo
Dio chi camina piu rettamente.
[1]
A coloro che ti addimanderanno di chi
ʃia
sia
l’anima,
riʃpondi
rispondi
di Dio,
il quale ti ha
inʃegnato
insegnato
la
ʃapientia,
sapientia,
e s’io mi
uoleβi
volessi
partir con il
li-bro
libro
conceʃʃoti,
concessoti,
non
trouareʃti
trovaresti
poi chi te lo
uoleʃʃe
volesse
rendere,
ʃe
se
non la
diuina
divina
pietà,
la quale
è
in te grande,
e quantunque gli huomini
ʃe
se
adu-naʃʃero
adunassero
col
Diauolo
Diavolo
per farne uno non farebbono nulla.
[2]
[3]
Molti non crederanno
à
queʃto
questo
Alcorano,
dicendo,
che non ti
uederanno
vederanno
fino
à
tanto
che tu non faccia loro in terra una fonte
uiua,
viva,
o che tu
ʃia
sia
ueduto
veduto
con
gli Angeli,
e che tu
ʃaglia
saglia
al Cielo,
Tu pregando Dio dirai.
Io non
ʃo-no
sono
ʃe
se
non huomo,
e Nuntio,
che
moʃtro
mostro
la
uia
via
diritta,
a coloro
à
quali
niʃʃuno
nissuno
prohibiʃce
prohibisce
il credere,
Et
è
da
ʃapere,
sapere,
che
ʃe
se
la terra
fuʃʃe
fusse
ha-bitata
habitata
da gli Angeli,
allhora
ʃarebbe
sarebbe
ʃtato
stato
di Cielo mandato
un’Ange-lo,
un’Angelo,
Tra
uoi
voi
e me ci
è
Dio
teʃtimonio
testimonio
ʃufficiente,
sufficiente,
ilquale
uede
vede
la
ʃua
sua
gente,
&
le
inʃegna.
insegna.
Il di della
reʃurrettione,
resurrettione,
numerando i
fatti de
cie-chi,
ciechi,
e de
ʃordi,
sordi,
gli tormenteremo in
ardentiβimo
ardentissimo
fuoco,
e quanto piu
arderanno tanto piu aggiugneranno fuoco.
Queʃti
Questi
ʃono
sono
che
diʃʃero.
dissero.
Eʃʃendo
Essendo
noi
d’oβa,
d’ossa,
come torneremo alla
uita
vita
?
Perche
uogliono
vogliono
eβi
essi
far il conditor del Cielo come
ʃono
sono
eβi
essi
?
Egli ha
meʃʃo
messo
loro il
termi-ne,
termine,
il quale non
ʃi
si
dee preterire,
ʃe
se
tutta la
ʃoʃtanza
sostanza
di Dio
fuʃʃe
fusse
in
lor potere la ritorrebbero
à
loro
ʃanza
sanza
ʃpendere,
spendere,
perche
eβi
essi
ʃono
sono
aua-ri.
avari.
Noi facemmo noto
à
Moʃe
Mose
nuoue
nuove
miracoli,
[4]
i quali tu puoi
intende-re
intendere
da figliuoli
d’Iʃrahele,
d’Israhele,
onde Pharaone
diʃʃe,
disse,
che egli era Mago,
alquale
Moʃe
Mose
riʃpoʃe,
rispose,
Tu il quale io gia pongo tra morti,
douereʃti
doveresti
ʃa-pere,
sapere,
queʃte
queste
coʃe
cose
non
eʃʃer
esser
coʃi
cosi
manifeʃte,
manifeste,
ʃe
se
non al
ʃolo
solo
Dio fattor del
Cielo,
e della terra.
Egli non lo credendo lo affogammo nel Mare col
ʃuo
suo
fratello,
e con tutti i
ʃuoi,
suoi,
e
cauammo
cavammo
de
ʃuoi
suoi
luoghi i
figliuoli
d’Iʃ-
rahele,
d’Israhele,
Dopo mandammo te,
accioche tu
fuʃʃi
fussi
Nuntio di gaudio,
e
inʃie-me
insieme
di duolo,
e pero a
poco a
poco facemmo l’Alcorano,
accioche gli huomini a
poco a
poco lo legghino,
o credino,
o no.
Coloro che lo leggono
credendo
ʃi
si
humiliano
à
Dio adorandolo,
e dicono.
O Dio gia
è
adem-piuto
adempiuto
il tuo precetto,
e
queʃti
questi
moltiplicano il pianto loro,
appellandolo
Dio,
e
miʃericordioʃo
misericordioso
tutto
è
uno.
Fa l’oratione dunque
cõ
con
mediocre
uoce,
voce,
e ringratia Dio,
il quale
è
ʃublime,
sublime,
e maggior di tutti,
ne ha nel
re-gno
regno
compagno,
figliuolo,
ne adiutore.