In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.II.
II.
[1]
TI HABBIAMO dato l’Alcorano non per tuo mal
alcuno:
ma accioche per quello
tu
dimoʃtri
dimostri
il creator del
Cielo,
e della terra,
e di tutte le
coʃe
cose
uniuerʃali,
universali,
Egli
ʃa
sa
quel che
ʃi
si
dice,
e quel che
ʃi
si
ritien nel cuore,
e dopo lui
non
è
altro Dio.
[2]
Odi la parola di
Moʃe
Mose
alla donna,
alla
ʃua
sua
gente,
com-mandando
commandando
le
ʃtanze
stanze
per il fuoco da lui
ueduto,
veduto,
uoi
voi
non
ui
vi
mouete
movete
fi-no
fino
à
che io non
uegga
vegga
che
coʃa
cosa
è
queʃta.
questa.
E andando la gli fu detto.
Ecco io
ʃon
son
Dio,
cauati
cavati
le
ʃcarpe,
scarpe,
perche tu
ʃei
sei
in luogo
ʃanto,
santo,
e dopo
tu da me eletto
odi i
miei precetti,
o adorami,
e fammi oratione.
Per-che
Perche
uerra
verra
l’hora
à
tutti
naʃcoʃa
nascosa
per mia
uolontà,
volontà,
nella quale tutte
l’a-nime
l’anime
torneranno a
i loro atti.
Non ti partir da miei commandamenti,
perche
ʃe
se
tu
ʃeguirai
seguirai
il
uoler
voler
de non credenti,
tu patirai
grandiβimo
grandissimo
male.
Ma che
è
quello che porta la tua destra?
Riʃpoʃe,
Rispose,
un’haʃta
un’hasta
di
le-gno,
legno,
con la quale mi
ʃoʃtento
sostento
alle
uolte,
volte,
e faccendo un giro adietro
le mie pecore.
Diʃʃe
Disse
Dio,
gettalo
uia,
via,
il che fatto
ʃubito
subito
diuenne
divenne
ʃerpen-te,
serpente,
che
s’andaua
s’andava
qua,
e la
dimenãdo
dimenando,,
perche egli impaurito per mio commandamento lo
preʃe,
prese,
e
diuẽne
divenne
come era prima,
e
inʃegnaigli
insegnaigli
alcune altre gran
uirtu,
virtu,
[3]
E
comandãdoli
comandandoli
io che egli
andaʃʃe
andasse
à
Pharaone,
che
ʃi
si
eʃʃaltaua
essaltava
proʃontuoʃamente,
prosontuosamente,
diʃʃe.
disse.
Tu Dio apri il mio cuore,
alleuia
allevia
il
daffare,
diʃnoda
disnoda
la lingua,
accioche la mia
fauella
favella
ʃia
sia
pronta,
&
eʃpe-dita,
espedita,
e
conʃtituiʃce
constituisce
Aron mio fratello principale,
e
cenʃore
censore
della
noʃtra
nostra
gente.
Riʃpoʃe
Rispose
Dio,
adempieremo ogni tua
uolonta,
volonta,
hauendoti
havendoti
aiutato
da fanciullo,
perche gettato tu in mare nella
ceʃta
cesta
fusti da me aiutato,
e
ʃoʃtenuto,
sostenuto,
e perche tua
ʃorella
sorella
diʃʃe
disse
in
preʃenza
presenza
del Re,
io gli
trouero
trovero
nutrice,
ti
conduβi
condussi
a tua madre,
accioche il
ʃuo
suo
cuor
fuʃʃe
fusse
fermo,
e
in-trepido,
intrepido,
et
eʃʃendo
essendo
tu micidiale ti
liberãmo
liberammo..
Hauendoti
Havendoti
adunque
coʃi
cosi
aiutato,
tu e
il tuo fratello andrete
à
Pharaone,
e con buone parole
riduce-telo
riducetelo
a l’adorar Dio,
&
eβi
essi
riʃpondendo.
rispondendo.
O Dio,
quanto patimo noi?
Et
egli.
Io
ʃaro
saro
ʃempre
sempre
con
uoi.
voi.
Andando adunque a
lui
ʃenza
senza
tema,
dite
uoi
voi
eʃʃer
esser
nuntij
nuntii
di Dio,
e comandate che
laʃci
lasci
uenir
venir
con
uoi
voi
i figliuoli
d’Iʃrahel.
d’Israhel.
Eβi
Essi
adunque
uenuti,
venuti,
e dicendo
hauer
haver
uirtu
virtu
da Dio.
Diʃʃe
Disse
Pharaone,
o
Moʃe,
Mose,
chi
è
tuo Dio?
Riʃpoʃe
Rispose
il creator di tutti,
che da il
tutto a
gli huomini,
Et egli,
oue
ove
è
la
gẽte
gente
paʃʃata
passata
?
Riʃpoʃe.
Rispose.
La notitia di
queʃto
questo
è
nel libro capace di tutto,
&
egli allhora
diʃʃe,
disse,
ʃiate
siate
uoi
voi
uenuti
venuti
ne
noʃtri
nostri
luoghi con l’arte magica?
&
ordino che i
ʃuoi
suoi
magi con
Moʃe
Mose
faceʃʃero
facessero
la
pruoua,
pruova,
e
uenuto
venuto
il di
à
cio
coʃtituto.
costituto.
Moʃe
Mose
primo getto in
terra una bacchetta,
&
ella di
ʃubito
subito
diuenne
divenne
ʃerpente,
serpente,
perche i
Magi
cio
ueduto
veduto
s’ingenocchiarono a
piedi di
Moʃe,
Mose,
dicendo,
noi crediamo
nel tuo Dio,
Pharaone cio
uedendo
vedendo
diʃʃe,
disse,
dunque non credete in chi
ui
vi
ha
inʃegnato
insegnato
la magica?
io
ui
vi
faro tagliar i
piedi,
e le mani,
e
appiccar-le
appiccarle
agli alberi,
e
uedremo
vedremo
chi
ui
vi
aiutera,
&
eβi
essi
fa quel che ti piace,
per-che
perche
Dio
è
di
ʃopra,
sopra,
e ti guida.
Cauammo
Cavammo
adunque
Moʃe
Mose
con le genti,
&
affogammo Pharaon nel mare che le
ʃeguiua,
seguiva,
e a
uoi
voi
figliuoli
d’Iʃrahel
d’Israhel
dopo la liberation demmo manna,
e pernici.
Mangiate del
uoʃtro,
vostro,
e
non fate ingiuria a
neʃʃuno,
nessuno,
perche altrimenti mi adirerei con
uoi,
voi,
per-che
perche
à
buoni daro bene.
Moʃe
Mose
dunque condotte le genti,
fecero il
uitel-lo
vitello
perche Dio riprendendoli
diceua.
diceva.
O gente,
perche
hauete
havete
uoi
voi
ingiu-riato
ingiuriato
Dio?
ʃtudiate
studiate
uoi
voi
forʃe
forse
di
hauer
haver
l’ira
diuina
divina
?
[4]
Et
eβi,
essi,
non fummo
noi,
ma alcuni de popolari che lo commandarono,
&
ʃe
se
Moʃe
Mose
non
tor-na
torna
non
uogliamo
vogliamo
laʃciarlo.
lasciarlo.
Tornato adunque
Moʃe
Mose
commando ad Aron
che
andaʃʃe
andasse
in peregrinaggio fin che il
uitello
vitello
fuʃʃe
fusse
conʃumato,
consumato,
e
ri-
preʃe
riprese
i popoli di tanto errore.
Noi ti
manifeʃtiamo
manifestiamo
le
coʃe
cose
de
paʃʃati,
passati,
ac-cioche
accioche
tu
uegga
vegga
la
maluagità
malvagità
de
cattiui,
cattivi,
i quali
[5]
il di del giudicio
pati-ranno
patiranno
grauiβime
gravissime
pene.
Diranno allhora
hauer
haver
giaciuto lo
ʃpatio
spatio
di diece giorni,
e i
piu
diʃcreti
discreti
diranno un di
ʃolo.
solo.
A coloro che cercano che
ʃara
sara
de monti,
Di che io gli disfarò
faccendoli uguali alla terra.
Quel
di
niʃʃun
nissun
potra fuggire,
o
ritrarʃi
ritrarsi
indietro,
ne
fauellare,
favellare,
ʃe
se
non chi
Dio
uorra
vorra
che
fauelli.
favelli.
Habbiamo
compoʃto
composto
tal l’Alcorano,
che per quello i
credenti
ʃi
si
poβin
possin
ricordar di
queʃto.
questo.
Eʃʃendo
Essendo
ogni
eʃʃaltation
essaltation
di
Dio
uero,
vero,
ma non ti affrettar
à
publicarlo,
prima ch’io
laʃci
lasci
uedere
vedere
tutti i
ʃuoi
suoi
precetti che
ui
vi
ʃono
sono
entro.
Pregherai dunque
ʃupplicheuolmente
supplichevolmente
Dio che ti
accreʃca
accresca
in
ʃapientia.
sapientia.
[6]
Queʃta
Questa
è
la prima
coʃa
cosa
che
noi commandammo ad Adamo ilquale
dimenticatoʃene
dimenticatosene
erro,
al
qua-le
quale
tutti gli Angeli s’inchinarono da Belzebub infuori,
il qual
moʃtrando
mostrando
io ad Adamo che
doueua
doveva
eʃʃer
esser
ʃuo
suo
nimico,
perʃuaʃi
persuasi
che non gli
con-duceβe
conducesse
fuori del
Paradiʃo,
Paradiso,
doue
dove
non hara ne fame
ne
ʃete,
sete,
ne freddo.
Il
Diauolo
Diavolo
all’incontro
diʃʃe.
disse.
Se tu mangerai o
Adamo dell’albore tu
ʃarai
sarai
ʃignor
signor
ʃanza
sanza
fine.
Onde
eβi
essi
cibati,
ʃubito
subito
conobbero le lor
mem-bra
membra
genitali,
le quali
ʃi
si
forzauano
forzavano
coprir con le foglie del
Paradiʃo.
Paradiso.
Et
coʃi
cosi
Adamo non obedendo a
Dio
ʃott’entro
sott’entro
alla morte.
Nondime-no
Nondimeno
ritornando
eβi
essi
all’amor di Dio,
egli perdono loro,
egli
meʃʃe
messe
nel-la
nella
buona
uia.
via.
L’imitator dunque di
queʃta
questa
uia
via
rimarra in eterno,
e
tutti coloro che mi
laʃcieranno
lascieranno
ʃenza
senza
inuocar
invocar
il mio nome,
ʃaranno
saranno
perduti.
Ogni huomo
coʃi
cosi
fatto dira,
perche
uedendo
vedendo
io il
preʃen-te
presente
ʃecolo
secolo
mi
priui
privi
di lume?
A quali Dio
riʃpondera.
rispondera.
Tu
dimentica-toti
dimenticatoti
de
noʃtri
nostri
precetti hoggi
patiʃci
patisci
per la dimenticanza.
Tal
meri-to
merito
ha chi non crede,
Dura dunque alle lor
maluagie
malvagie
parole,
e continuamente a
tutte le hore adora Dio,
e non
uolger
volger
mai gli occhi all’altrui mogli,
[7]
benche elle
ʃian
sian
bel-liβime,
bellissime,
&
uaghe.
vaghe.
Perche Dio ne dara di piu
belle,
a chi lo teme,
Commanda alle tue
genti,
che
continouamente
continovamente
adori-no,
adorino,
&
aʃpettino
aspettino
fin che
ma-nifeʃtamente
manifestamente
ʃi
si
ʃcerna
scerna
e giudichi la
cauʃa
causa
de
maluagi,
malvagi,
e
de buoni.