In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.XX.
XX.
[1]
I NOSTRI
proʃontuoʃi
prosontuosi
auerʃari
aversari
per l’Alcorano,
che
inʃegna,
insegna,
et altrui indrizza a
buona
uia,
via,
rimangono incredoli,
i quali chiamano il Nuntio mandato loro Mago,
e bugiardo,
e dicono che egli
è
da
marauigliarʃi
maravigliarsi
come ei
fac-cia
faccia
un
ʃolo
solo
Dio de tanti.
Queʃto
Questo
coʃtume
costume
nuouo
nuovo
da lui finto,
ci
è
inaudito,
perʃeueriamo
perseveriamo
adunque nell’adoration de
noʃtri
nostri
Dei,
perche chi dice
queʃto
questo
non teme la mia
uendetta,
vendetta,
è
forʃe
forse
in man loro il dono della
miʃe-ricordia
misericordia
diuina
divina
?
o forse dominano il Cielo,
e la terra?
aʃcendino
ascendino
per una
fune
à
uederlo.
vederlo.
Le prime genti
contradiʃʃero
contradissero
à
noʃtri
nostri
Nuntij,
Nuntii,
onde
auẽne
avenne
loro quel che faremmo lor dire.
Questi
aʃpettano
aspettano
una
ʃola
sola
uoce,
voce,
poi
che dopo i
pianti,
e
ʃingulti
singulti
non
ʃoprauien
sopravien
la
ʃalute,
salute,
e pregano che
uen
ven
ga innanzi al di del conto loro,
ma tu durando
ʃopra
sopra
quel che
eβi
essi
dico-no,
dicono,
[2]
qualmente
ʃempre
sempre
mai tutte le
coʃe
cose
obediuano
obedivano
a
Dauid
David
noʃtra
nostra
crea-tura,
creatura,
e come
imperãdo
imperando
egli
giuʃtamente
giustamente
lo facemmo
ʃapiente,
sapiente,
diʃcreto,
discreto,
e
facondo,
e
hauendo
havendo
peccato gli perdonammo dicendo.
Tu
Dauid
David
coʃti-tuto
costituto
uicario
vicario
in terra,
giudica il
uero
vero
tra gli huomini,
non
ʃeguendo
seguendo
gli
erranti nelle operation loro,
perche
eβi
essi
nel di del giudicio patiranno
grauiʃʃimo
gravissimo
male.
Noi non facemmo per nulla il Cielo,
e la terra,
e
ʃara
sara
gran
diʃtantia
distantia
da credoli,
a gli incredoli,
e da forti
à
pauroʃi.
paurosi.
Noi ti
habbiamo mandato un libro
diuino,
divino,
accioche per
queʃto
questo
tu riduca i
buoni
à
ramentarʃi
ramentarsi
di Dio.
Ti diamo ancho un buono huomo,
e
ʃapiente
sapiente
Salo-mone,
Salomone,
[3]
il quale
diʃʃe
disse
a
caualli
cavalli
a lui
moʃtrati
mostrati
di
ʃera.
sera.
Per
cõmandamento
commandamento,,
e
dilettiõ
dilettion
di Dio,
direzzo
ʃolo
solo
queʃti
questi
caualli
cavalli
dal
naʃcer
nascer
del Sole
all’occaʃo,
all’occaso,
Menategli
uia
via
da me,
e tagliate loro il collo,
e i
piedi.
Dopo
diʃtẽdemmo
distendemmo
morto nel
ʃuo
suo
letto il
ʃuo
suo
figliuolo,
ond’egli
pentendoʃi,
pentendosi,
diʃʃe.
disse.
O Dio
dammi perdono,
e reggimento,
non mai dato ad altri.
Gli
ʃottomettem-mo
sottomettemmo
adunque i
uenti
venti
uelociβimi,
velocissimi,
e i
Diauoli
Diavoli
fabricatori d’ogni edificio,
i quali gli fecero quel che ei
uolle.
volle.
Noi diamo di
coʃi
cosi
fatte
coʃe
cose
a chi ci
è
congiunto.
[4]
Come
inuocò
invocò
Iob huomo
noʃtro
nostro
la
diuina
divina
pietà,
dicendo.
O
Dio gia il
Diauolo
Diavolo
mi ha fatto ogni male,
non tacere.
Riʃpoʃe
Rispose
Dio,
ʃcaccialo
scaccialo
da te con un pie.
Queʃto
Questo
gli fu giocondo,
quaʃi
quasi
acqua dolce
come
ʃciroppo.
sciroppo.
Fattagli adunque la
ʃua
sua
gente in doppio,
gli
comman-dammo
commandammo
che
peʃtaʃʃe
pestasse
alcune herbe,
e
s’ungeʃʃe,
s’ungesse,
perche lo
trouammo
trovammo
pa-tiente.
patiente.
Non pretermettere
Abramo,
Iʃac,
Isac,
Iacob,
e gli altri che
ʃono
sono
ʃtati
stati
buoni,
e puri
oʃʃeruatori
osservatori
delle leggi.
Sia memore di
Iʃmahel,
Ismahel,
Alieza,
Alclifa,
i quali hanno
uiuuto
vivuto
con patientia.
[5]
Tali detti fanno la
uia
via
chia-ra
chiara
a
ʃapienti.
sapienti.
[6]
A cotali huomini
ʃaranno
saranno
aperte le porte del
Paradiʃo,
Paradiso,
nel quale
ocioʃamente
ociosamente
ʃedendo
sedendo
mangieranno pomi di molte
ʃorti,
sorti,
e
be-ranno
beranno
ʃciroppi.
sciroppi.
Haranno mogli
belliʃʃime,
bellissime,
le quali non
uolgeran
volgeran
gli
oc-chi
occhi
altroue,
altrove,
che a
lor mariti.
Queʃte
Queste
tutte
coʃe
cose
ʃi
si
faran
manifeʃte
manifeste
il di
del giudicio,
doue
dove
ʃara
sara
à
buoni gaudio perpetuo,
[7]
e a
maluagi
malvagi
male in
eterno,
i quali
ʃaranno
saranno
ripreʃi
ripresi
da gli altri peccatori in
queʃto
questo
modo.
Noi
ui
vi
abhorriam molto in
queʃto
questo
fuoco ardente,
perche
fuʃte
fuste
occaʃio-ne
occasione
delle
noʃtre
nostre
cattiue
cattive
operationi,
onde preghiamo Dio che
ui
vi
addoppi
il fuoco.
Certo che il mandato
diuino
divino
è
grande,
ma
uoi
voi
non gli credete,
&
a me non appartien giudicar,
ma
caʃtigare,
castigare,
&
ʃpianar
spianar
la
diuina
divina
uo-lontà.
volontà.
Dio
diʃʃe
disse
a gli angeli che farebbe lo huomo di terra.
Gli
ʃoffiamo
soffiamo
adunque del
noʃtro
nostro
ʃpirito,
spirito,
[8]
e tutti
da Belzebub infuori
ʃe
se
gli
inchina-
rono,
inchinarono,
il quale addomandato perche non
ʃi
si
uoleua
voleva
humiliar,
riʃpoʃe,
rispose,
io di
fuoco,
ʃon
son
miglior di lui che
è
di terra,
Diʃʃe
Disse
Dio,
eʃci
esci
adunque di qui,
chiedendogli egli termine fino al di della publica
reʃurrettione.
resurrettione.
E Dio
diʃʃe.
disse.
Gia
è
diterminata
la hora tua.
Riʃpoʃe.
Rispose.
[9]
Giuro per il tuo honore,
che da buoni infuori,
mettero
ʃempre
sempre
ne cuor de gli huomini male,
alquale Dio.
Io ti prometto
ueramente
veramente
che io empiero l’Inferno di te,
e
de tuoi
ʃeguaci.
seguaci.
[10]
Tu di
ʃolamente
solamente
d’eʃʃer
d’esser
mandato
per correggere,
e
manifeʃtar
manifestar
la
ʃcienza
scienza
diuina,
divina,
e non altro.
Et
eʃʃendo
essendo
io il
castiga-tore,
castigatore,
uoi
voi
ʃerete
serete
il
caʃtigato.
castigato.