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Arrivabene, 1547

In nome di Dio misericordioso, e Pio. CAPITOLO XXVI.

[1] IN QUESTO libro si dichiara tutto il bene, ilquale composto da Dio vedente, e conoscente ogni cosa, [2] noi lo facemmo nella fruttifera notte, che siamo creator del Cielo, e della terra, de vivi, e de morti, e oltre il quale non è altro Dio, come che molti non credino, e si faccian beffe de nostri precetti, ridendosene. [3] Aspetta il di, nel quale il fumo manifesto del Cielo coprira le genti, e averra mal grave à malvagi che diranno. Dio leva questo fumo, e crederemo, lo conoscete voi hora? Non vi tiraste voi indietro da Nuntii, dicendo. Questi dottori son indemoniati? Hora tirero indietro la mano alquanto, ma dopo ritornerete il di nel quale affretero la vendetta. La gente di Pharaone fe gran peccato contradicendo al nostro Nuntio buono che diceva. Invocate Dio, seguendo me Nuntio, ne mi vogliate nuocere, altrimenti partitevi da me, e dicendo egli Dio questa gente non lascia la sua incredulità, Dio commando. Affretta uscir di notte con la tua gente, e fatto il mar immobile, la menerai di la, & egli, sommergerai i tuoi mimici. Lasciati gli horti loro, e i luoghi ameni, demmo loro fonti, frutti, e bellissimi luoghi. {4} Cosi liberammo i figliuoli d’Israhel dal vituperio di Pharaone, e quelli inalzammo di sapienza sopra tutte l’altre genti. Quelli che dicono non esser altra morte da questa prima infuori, e che non si ha a suscitare, dicono a Propheti, se voi dite il vero, fate ritornar i padri nostri. Noi con verita facemmo tutto il creato, che pochi lo credono, e verra il giudicio nel qual non giovera cosa alcuna, i malvagi si pasceranno di fuoco, e i buoni ne gli horti ameni con le fonti dolcissime, e vestendo di oro, [4] haranno fanciulle con gli occhi chiarissimi, la cui bianchezza, e splendente, e la pupilla nigrissima, e secondo il voler loro mangieranno frutti a lor modo, non gustando mai la morte, Dio gli liberara dal fuoco, e questo è gran dono, e cosi per la sua lingua lo habbiamo manifestato, accioche tutti gli altri fussero sapienti, ma aspetta, perche essi aspettano.

Notes Coran 12-21 réduire la fenêtre detacher la fenêtre

[A]

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Le sens du texte latin des versets 25-29 a probablement paru peu clair au traducteur italien, qui a considéré les premiers mots (« Hortos autem eorum relictos ») comme un ablatif absolu et les accusatifs pluriels suivants (« fontes, ac messes, locaque formosissima ») comme les seuls objets du verbe « tribuimus », tout en effaçant le complément « haereditatem ».

[B]