In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio
CAPITOLO
.XLIIII.
XLIIII.
TVTTE
TUTTE
le
coʃe
cose
celeʃti
celesti
e
terreʃtri
terrestri
inuocano
invocano
Dio
benedet-to,
benedetto,
incomprehenʃibile,
incomprehensibile,
e
ʃapiente,
sapiente,
[1]
il qual tra ignoranti ha
deʃtato
destato
un Nuntio,
che
nõ
non
ʃapra
sapra
legger ne
ʃcriuere,
scrivere,
{2}
ilquale
aprẽdo
aprendo
loro la
uia
via
retta,
e i
precetti
diuini,
divini,
benedira loro,
et
adeʃchera
adeschera
alla
medeʃima
medesima
legge.
Per Dio
ʃapiente,
sapiente,
ilquale da
que-ʃta
questa
ʃua
sua
abbõdanza
abbondanza
à
chi egli
uuole.
vuole.
[2]
Quelli
à
quali
mandãmo
mandammo
il
teʃtamento,
testamento,
e che non
l’hãno
l’hanno
accettato,
ʃono
sono
aβimigliati
assimigliati
all’aʃino
all’asino
portator di
li-bri.
libri.
E’leʃʃempio
E’ l’eʃʃempio
lor
peβimo,
pessimo,
e in
preʃenza
presenza
di Dio,
ilquale mai
nõ
non
gli indrizzera a
buona
uia.
via.
O giudei s’è
uero
vero
quel che
uoi
voi
dite,
cioè
uoi
voi
eβer
esser
coʃi
cosi
preʃʃo
presso
à
Dio e
diuoti,
divoti,
perche non
deʃiderate
desiderate
la morte?
Eβi
Essi
per i
loro
maluagi
malvagi
portamenti la rifiutano,
Dio nondimeno
conoʃce
conosce
queʃti
questi
mal-uagi.
malvagi.
Quella morte che
uoi
voi
fuggite
ui
vi
ʃeguirà,
seguirà,
Quando
uerra
verra
il di di
adorare,
ciaʃcun
ciascun
buono
laʃci
lasci
le faccende,
e il palazzo,
e
uada
vada
à
inuoca-re
invocare
Dio,
Queʃto
Questo
è
coʃa
cosa
ottima,
inuocatelo
invocatelo
adunque in tutte le
uoʃtre
vostre
co-ʃe,
cose,
laʃciãdo
lasciando
le
feʃte,
feste,
e le faccende per l’oratione,
di che
è
meglio di quello che
eʃʃer
esser
preʃʃo
presso
à
Dio,
il quale ne da il
uiuere,
vivere,
e il gaudio.