IL PRIMO LIBRO
DELL’ALCORANO
DOVE DIMOSTRASI CON
QVAL
QUAL
PESSIME ARTI HEBBE PRINCIPIO
L’IMPERIO E’
LA RELIGIONE
DI MACOMETTO.
Le
coʃe
cose
prime da Dio create.
CAPITOLO
.I.
I.
[1]
NEL PRINCIPIO della
crea-tione
creatione
del Mondo,
Iddio fabricò
quattro
coʃe
cose
con le
ʃue
sue
propie mani.
Delle quali,
la prima fù
il calamo,
[2]
con che
ʃi
si
notano tutte le
coʃe,
cose,
che furono dal principio del mondo,
e
ʃa-ranno
saranno
fino al
ʃuo
suo
fine.
Poi fece l’huomo,
che fù
Adamo,
alla creatione
del quale
raccolʃe
raccolse
col pugno una
poluere
polvere
di
diuerʃi,
diversi,
e
uari
vari
colori,
donde
uiene
viene
la
uarietà
varietà
di quegli ne gli huomini,
per ciò
che qual
è
bianco
qual
è
nero,
e qual partecipe di uno,
e l’altro,
dando
inʃieme
insieme
inditio
della bontà,
e malitia loro.
Dopò
fece il Trono,
che
è
la
ʃede
sede
della
Maeʃta
Maesta
ʃua.
sua.
Et ultimamente il
Paradiʃo
Paradiso
luogo perpetuo de beati.
Et
oltre
à
queʃto,
questo,
che di tutte le genti che
uennero
vennero
da Adamo,
quattro nationi
fuʃʃero
fussero
le piu Sapienti,
che
ʃono
sono
gli Arabi,
[3]
i
Perʃi,
Persi,
i Romani,
e gli
Indi,
i quali tutti
diʃceʃero
discesero
di Sem uno de tre figliuoli di Noe,
e furon
huomini utili,
e buoni.
E di Cham parimenti huomini
religioʃi,
religiosi,
e
diuoti,
divoti,
come gli Ethiopi,
e gli
Egittij.
Egittii.
Di Giapheth poi
uʃcirono
uscirono
Gog,
e
Ma-og
Maog
con tutte le genti impie Idolatre,
&
infedeli.
[4]
Poʃcia
Poscia
Dio
eleʃʃe
elesse
per
ʃuo
suo
ʃedele
sedele
Abramo,
&
dietro a
lui il
ʃuo
suo
figliuolo
Iʃmahele
Ismahele
Padre
della gente loro,
per il che
ʃi
si
chiamano
Iʃmaheliti,
Ismaheliti,
e tra i
figliuoli di
Iʃmahele,
Ismahele,
Chimen,
e tra quei di Chimen
Choraʃe,
Chorase,
e di quelli di
Chora-ʃe
Chorase
Heʃcim,
Hescim,
e tra
queʃti
questi
di
Heʃcim
Hescim
Macometto,
il quale percioche
pro-ceʃʃe
processe
per legittima
ʃucceβione
successione
da Adamo fino
all’uʃcita
all’uscita
naturale del
uentre
ventre
della Madre
ʃua,
sua,
fù
grandemente da Dio amato,
e percio
preʃeruatogli
preservatogli
una luce due mill’anni innanzi alla creatione di Adamo
crea-ta,
creata,
dalla quale all’hora fù
adorato quando che gli altri Angeli lo
ado-rarono,
adorarono,
e
queʃta
questa
diuinamente
divinamente
trappaʃʃando
trappassando
per gli eletti di Dio
peruenne
pervenne
à
Macometto,
[5]
come
teʃtimonio
testimonio
d’eʃʃer
d’esser
diʃceʃo
disceso
da quelli,
i nomi de i
quali narriamo nella Genealogia
ʃua.
sua.
La generatione di Macometto.
CAPITOLO
.II.
II.
IL LIBRO della generatione di Macometto Nuntio di
Dio,
l’oratiõe
l’oratione,,
e la
ʃalute
salute
del quale
ʃia
sia
ʃopra
sopra
lui,
cominciãdo
cominciando
da Adamo,
&
Eua
Eva
ք
ordine
ʃuccedendo
succedendo
ne
ʃuoi
suoi
mag-giori
maggiori
di uno,
e l’altro
ʃeʃʃo
sesso
fino al tempo,
nel quale Dio lo
fece perfetto,
gratioʃo,
gratioso,
&
utile a
lui per l’opere
ʃue,
sue,
[6]
Kabalchabar
ri-putato
riputato
gran Rabi
appreʃʃo
appresso
Iʃmaheliti,
Ismaheliti,
come colui che per lunga
lettio-ne
lettione
di prophetie,
e peritia di Astrologia,
inʃieme
insieme
col testimonio delle
dottrine di molti,
ʃapeua
sapeva
che
hauea
havea
à
uenire
venire
uno Propheta,
ք
il che era
ʃempre
sempre
ʃollecito
sollecito
quando,
&
in che loco
queʃto
questo
doueʃʃe
dovesse
auuenir,
avvenir,
&
in
coʃi
cosi
fatta
eʃpettatione
espettatione
dimorando,
ecco che ode come a
Iereʃab
Ieresab
citta di
Arabia,
è
nato un fanciullo con tutti quei
ʃegni
segni
predetti nelle
ʃcrittu-re
scritture
da lui lette,
e con quelli,
che l’arte
ʃua
sua
moʃtrato
mostrato
gli
haueua,
haveva,
e tanto
piu credenza ne
pigliaua,
pigliava,
quanto la fama per i
miraracoli nella
natiui-ta
nativita
ʃua
sua
ʃi
si
faceua
faceva
maggiore,
ʃi
si
fattamente che’l
ʃauio
savio
huomo tanto gli
crebbe il
deʃiderio
desiderio
di lui,
che per
uederlo
vederlo
ʃi
si
diʃpoʃe
dispose
d’andare là,
doue
dove
egli era,
al qual giunto,
et a
bell’agio maneggiatolo,
e
uisto,
visto,
conferendo
e
ʃegni,
segni,
e quei indici,
che gli
dauano
davano
le
ʃcritture,
scritture,
come che
haueβi
havessi
centi carati nella fronte,
e in
ʃulla
sulla
ʃchiena,
schiena,
conobbe
ʃenza
senza
alcun dubbio
lui
eʃʃer
esser
Macometto,
quello che gia tanti
ʃecoli
secoli
innanzi era stato
pro-meʃʃo
promesso
Nuntio di Dio,
&
ultimo Propheta
(ʃecondo
(secondo
il detto loro)
il
qua-le
quale
per
coʃtare
costare
al Mondo in tutte le età
lui
eβer
esser
deʃʃo
desso
ripetendo tutti
i
ʃuoi
suoi
maggiori da Adamo,
&
Eua
Eva
per lungo ordine de
ʃecoli,
secoli,
eʃpo-
ne
espone
in
queʃto
questo
modo la generatione
ʃua
sua
inʃegnatagli
insegnatagli
dal
ʃuo
suo
maeʃtro
maestro
Kabelmedi
coʃi
cosi
incominciando.
HAVENDO IDDIO Creatore omnipotente di terra creato Adamo,
e
uedẽdolo
vedendolo
uiuo,
vivo,
in pie
leuato
levato
ʃtar
star
tutto tremante parendogli gli
riʃonaʃʃe
risonasse
il
ceruello
cervello
in quella
guiʃa,
guisa,
che
riʃuonan
risuonan
le
frõdi
frondi,,
quando
ʃono
sono
dal
uento
vento
abbattute,
tutto pieno di
marauiglia,
maraviglia,
di cotal
ʃuono
suono
diʃʃe
disse
lui il Signore,
di che ti
marauigli
maravigli
Adamo?
Egli
è
ʃegno
segno
de propheti,
e de
nũtij
nuntii
ch’io
hò
da
mãdare
mandare
al
Mõdo
Mondo,,
e pero ti dono
queʃto
questo
ʃeme
seme
della luce della
uirtù
virtù
mia,
con il quale non
uoglio
voglio
che conceputo
ʃia
sia
figliuolo alcuno,
ʃe
se
prima
non
ʃia
sia
monda,
e purgata la natura
uergognoʃa
vergognosa
della donna,
&
il membro tuo
maʃchile
maschile
pulito,
e netto,
perche di quella
naʃceranno
nasceranno
e
Prophe-ti,
Propheti,
e Macometto
riʃplendente
risplendente
per tutti e
ʃecoli,
secoli,
ʃi
si
come il Sole nella ruota de
ʃuoi
suoi
raggi,
e come la Luna la notte nella
ʃua
sua
piu colma chiarezza
riʃplender
risplender
ʃuole,
suole,
[7]
Adamo
dunq;
dunque
eβendo
essendo
dubio in che hora il Signore
uoleʃʃe
volesse
infondere
queʃta
questa
luce,
che gli
hauea
havea
promeʃʃo,
promesso,
qualunq;
qualunque
uolta
volta
uo-leua
voleva
con la
ʃua
sua
donna giacere,
la
faceua
faceva
prima
lauare,
lavare,
e mondare
oʃʃeruando
osservando
medeʃimamente
medesimamente
anchora ella i
commandamenti del marito,
fino
che concepe Seth,
Padre de i
Propheti,
e capo de
Nuntij
Nuntii
di Dio,
[8]
do-ue
dove
che all’hora
ʃi
si
parti quel
ʃplendore,
splendore,
e quella luce dalla faccia di
Adamo,
&
andò
nella faccia di lei,
per la quale tutti i
ʃuoi
suoi
giorni fù
belliʃʃima
bellissima
di maniera,
che l’aria la terra,
e gli animali guardandola
ol-oltra
ololtra
modo
ʃi
si
marauigliauano,
maravigliavano,
et Adamo parimente
ʃtuppiua
stuppiva
quaʃi
quasi
per
riuerenza
riverenza
aʃtenendoʃi
astenendosi
di toccarla,
in tanto ogni di gli Angeli
ueniua-no
venivano
a
ʃalutarla
salutarla
portando con loro de gli odori del
Paradiʃo
Paradiso
fino che fù
ʃolo
solo
Seth generato,
dopo il quale
Eua
Eva
ʃempre
sempre
in tutti i
ʃuoi
suoi
parti ne
fe-ce
fece
due,
maʃchio,
maschio,
e femina.
Nato dunque Seth
portaua
portava
nel
uolto
volto
la
lu-ce
luce
dello
ʃplendor
splendor
materno
hauendone
havendone
ʃpogliato
spogliato
Eua,
Eva,
e all’hora Dio
po-ʃe
pose
tra Seth,
e Satan un termine il quale
neʃʃun
nessun
di loro
poteʃʃe
potesse
fino a
ʃette
sette
anni preterire,
e la luce era ritta tra il cielo,
e la terra,
per la quale gli Angeli
diʃcendeuano
discendevano
ʃopra
sopra
Seth,
e tutti i
giorni
s’udiua
s’udiva
un banditore
ʃopra
sopra
il Trono,
che
diceua.
diceva.
Allegrati terra,
e confortati degna
della luce di Macometto,
ʃopra
sopra
il quale
ʃia
sia
l’oratione,
e la
ʃalute
salute
di
Dio.
Quella luce dunque fù
ʃempre
sempre
riʃplendente
risplendente
nella faccia di
Seth fino a
che
uenne
venne
il termine d’Adamo.
alquale
uedendoʃi
vedendosi
eβer
esser
ui-cino,
vicino,
preʃe
prese
il figliuolo Seth,
e lo
conduʃʃe
condusse
al luogo
doue
dove
egli era
ʃo-lito
solito
orare,
al quale parlò
in
queʃto
questo
modo.
[9]
Figliuolo io ho da Diò
commandamento,
che innanzi il termine della mia morte io debba
di-
mostrarti
dimostrarti
il
uoler
voler
ʃuo,
suo,
e come in testamento commandarti,
che la luce
che tu hai,
e porti nel
uolto,
volto,
ʃi
si
come io l’ho degnamente
ʃeruata,
servata,
coʃi
cosi
medeʃimamente
medesimamente
anchora tu l’habbi a
laʃciare
lasciare
à
degna,
&
a
ʃanta
santa
crea-tura,
creatura,
e
riuolto
rivolto
il parlare al Signore,
diʃʃe.
disse.
Dio,
e
ʃignor
signor
mio,
ecco
che
ʃecondo
secondo
che gia mi
deʃti
desti
il
priuilegio
privilegio
di
queʃta
questa
diuina
divina
luce,
che io
ʃimilmente
similmente
hora la
laʃcio
lascio
a uno de miei figliuoli,
Manda dunque uno de
tuoi angeli,
che
ʃia
sia
testimonio tra me,
e lui,
innanzi che la
uita
vita
ci
laʃci,
lasci,
&
appena fornite
queʃte
queste
parole,
ecco che
parue
parve
l’Arcangelo Gabriello con
ʃettanta
settanta
milia Angeli,
hauendo
havendo
ciaʃcuno
ciascuno
in mano una carta bianca,
et una penna di quelle del
Paradiʃo
Paradiso
tutti
uenuti
venuti
a
ʃalutar
salutar
Adamo,
e dicendogli.
La tua
uoce,
voce,
è
ʃtata
stata
udita,
&
il Signore ha comandato
che l’ordine della generatione di Macometto
ʃi
si
metta in
iʃcritto,
iscritto,
e
coʃi
cosi
Adamo
laʃciò
lasciò
la
ʃua
sua
uolontà
volontà
allo herede co’l testimonio de
gl’Ange-li,
gl’Angeli,
e col
ʃigillo
sigillo
di Gabriello,
e
ueʃti
vesti
il Signore Seth d’una
ueste
veste
dop-pia,
doppia,
lucida come il Sole,
e di color di
uiola,
viola,
[10]
et in quella hora al
coʃpet-to
cospetto
del gran numero de gl’Angeli
ʃotto
sotto
il testimonio loro
ʃpoʃò
sposò
a Seth
la
ʃorella
sorella
Machuueliet
bianca,
e di grandezza
ʃimile
simile
alla Madre
lo-ro,
loro,
di
belliʃs.
belliss.
aʃpetto,
aspetto,
e di faccia modesta,
e gentile,
il che fatto poco
dapoi Adamo mori.
Seth conobbe la moglie,
e concepe Eno,
la onde
da ogni luogo ella
grauida
gravida
ode le
ʃalutationi
salutationi
de gl’Angeli in gloria,
e
benedittione della luce del Propheta Macometto.
Nato dunque Enò,
e
creʃciuto,
cresciuto,
il Padre
ricordandoʃi
ricordandosi
del
teʃtamento
testamento
di Adamo,
e del
uoler
voler
di Dio cerca di propagar et
accreʃcere
accrescere
la luce con degnita,
e
riueren-za.
riverenza.
Per ordine
adunq;
adunque
laʃcia
lascia
Enò
la luce al
ʃuo
suo
figliuolo Camaan,
Ca-maan
Camaan
al
ʃuo
suo
figliuolo Machieil,
Machieil al
ʃuo
suo
figliuolo Barade,
Barade a
Enoch natogli della
ʃua
sua
moglie Barra,
Enoch al
ʃuo
suo
figliuolo
Ma-thuʃalem,
Mathusalem,
Mathuʃalem
Mathusalem
al
ʃuo
suo
figliuolo Lecheth grande,
e forte,
Le-cheth
Lecheth
al
ʃuo
suo
figliuolo Noè,
Noè
al
ʃuo
suo
figliuolo Sem,
[11]
con l’arca,
doue
dove
era il testamento della luce
ʃanta
santa
di Adamo di materia lucida,
lauorata
lavorata
di gemme,
e cinta intorno di catene d’oro,
e di Smeraldi,
in quella
ordi-nate
ordinate
tutte le
ʃtanze
stanze
ʃeparatamente
separatamente
de Propheti.
Sem rilucendo della luce di Macometto,
tolʃe
tolse
moglie di
ʃtirpe
stirpe
di Re,
e
laʃció
lasció
il
priuilegio
privilegio
della luce al
ʃuo
suo
figliuolo
Arfaʃatto,
Arfasatto,
Arfaʃatto
Arfasatto
al
ʃuo
suo
figliuolo Heber,
Heber a
Felech,
Felech al
ʃuo
suo
figliuolo Salech,
Salech ad
Argauu,
Argavu,
Argauu
Argavu
a Sorach,
Sorach a
Tahod,
Tahod a
Tarocco,
[12]
Taroc ad Abramo nato di Ibecilne
ʃua
sua
moglie,
[13]
il quale
naʃcendo
nascendo
partiron
ʃi
si
dal-l’Oriente,
dall’Oriente,
e dall’Occidente duoi lumi,
e
uennero
vennero
in mezzo al cielo,
i quali congiunti fecero una luce,
che illuminò
tutto il Mondo da
ter-ra
terra
fino al cielo,
e fù
fatto un
ʃuono
suono
da gli Angeli per tutto
l’uniuerʃo
l’universo
pieno di Armonia,
e di dolcezza
celeʃte,
celeste,
con
uoci,
voci,
che
diceua
diceva
quella
eβere
essere
la luce del Propheta Macometto,
ʃopra
sopra
il quale la
ʃalute,
salute,
e l’oration di Dio,
&
eʃʃalto
essalto
Dio Abramo nella
guiʃa,
guisa,
che fece Adamo,
ilqual
.
Stupendo dice al Signore,
mai non
hauer
haver
ueduto
veduto
uirtu
virtu
ʃimile
simile
a
queʃta,
questa,
&
il Signore gli
diʃʃe.
disse.
Quello di che tu ti
marauigli
maravigli
douer
dover
naʃcere
nascere
del tuo
ʃeme
seme
è
d’un amico,
e nuntio mio:
[14]
la cui anima ne primi
anni della creatione del mondo fù
con la tua
inʃieme
insieme
meʃcolata,
mescolata,
La
ʃua
sua
parola
è
in
uirtu
virtu
mia,
[15]
il
ʃuo
suo
nome in Cielo
è
Aʃmet,
Asmet,
in terra
Macomet-to,
Macometto,
è
in
Paradiʃo
Paradiso
Abualtrazim.
Fu dunque quella luce nella faccia di
Abramo,
il quale,
eʃʃendo
essendo
gia
uecchio,
vecchio,
e la moglie sterile,
et ella
diffi-dandoʃi
diffidandosi
delle parole del marito della
diuina
divina
promiβione,
promissione,
ammonito
dall’Angelo
[16]
conobbe Hagir
ʃua
sua
ʃerua,
serva,
e
ʃubito
subito
la chiarezza della luce
ando nella faccia della
grauida,
gravida,
e
naʃce
nasce
Hiʃmahele
Hismahele
riportando
ʃeco
seco
la
luce paterna,
dil che
diʃdegnandoʃi
disdegnandosi
Sarra,
e
diʃpiacendole
dispiacendole
molto
diʃʃe,
disse,
che
è
queʃto,
questo,
io
reʃto
resto
uacua,
vacua,
et un’altra ha il frutto del tuo
ʃeme,
seme,
il
qua-le
quale
eʃʃendo
essendo
promeβo
promesso
ho tanto tempo
aʃpettato
aspettato
indarno?
Ma perche ella
fuʃʃe
fusse
conʃolata
consolata
uenirono
venirono
tre Angeli,
e
ʃeco
seco
alloggiati,
di molte
coʃe
cose
ragionando le
diβero,
dissero,
che ella s’impregnarebbe.
Abramo gia
ʃentendoʃi
sentendosi
uicino
vicino
alla morte,
chiama i
figliuoli,
e
laʃcia
lascia
in testamento la luce,
e l’arca
à
quello che ha la luce nel
uolto.
volto.
[17]
Hiʃmahele
Hismahele
adunq;
adunque
tolʃe
tolse
donna
Bi-chelam
Bichelam
figliuola di Alhar,
la quale generò
[18]
Cheidan
riʃplendente
risplendente
della
luce del Propheta futuro,
a questo furon dati
ʃette
sette
doni da
niʃʃuno
nissuno
al-tro
altro
hauuti,
havuti,
Perche fu
ʃano,
sano,
animoʃo,
animoso,
bello,
ueloce,
veloce,
giuʃto,
giusto,
cacciatore,
e
ʃaettaua
saettava
beniʃs.
beniss.
con l’arco,
fatto Re
tolʃe
tolse
moglie Nulian della terra
d’Iʃac,
d’Isac,
&
auenne
avenne
un giorno,
che
eʃʃendo
essendo
egli a
caccia,
udi una
uoce
voce
che
diβe,
disse,
Cheidar,
accioche tu non metta in luogo indegno la luce
conceʃʃati,
concessati,
farai
ʃacrificio,
sacrificio,
accioche per l’oracolo tu
poʃʃi
possi
ʃapere
sapere
quello
che tu debbi fare.
Inteʃo
Inteso
questo
laʃciata
lasciata
ogni altra facenda,
ʃe
se
ne
ua
va
nella terra di
Iʃmahele,
Ismahele,
[19]
doue
dove
fatto prima un’altare,
ʃi
si
fa condurre
DCC.
Castroni,
i quali offerendo,
metteua
metteva
nel fuoco fin che egli udi
che
doueʃʃe
dovesse
andare
ʃotto
sotto
un’arbore,
doue
dove
egli
haurebbe
havrebbe
la
riʃposta
risposta
della
ʃua
sua
domanda,
doue
dove
giunto ode che egli debbi tor Donna di Natione
Araba,
che habbia nome Algadira.
Obedendo adunque in tutto alla
uoce
voce
angelica,
camina in Arabia,
et
hauendo
havendo
cercato molti
paeʃi,
paesi,
[20]
giunʃe
giunse
al Re Haliercamni figliuolo di Aomar,
il quale
haueua
haveva
una
ʃola
sola
figli-
uola
figliuola
chiamata Algadira,
e quella
tolʃe
tolse
per donna,
e ritornati nella
pa-tria
patria
ella
ingrauidò,
ingravidò,
la onde in lei
riʃplendendo
risplendendo
la luce prophetica,
i
fi-gliuoli
figliuoli
d’Iʃaac
d’Isaac
indegnati cominciarono
à
far congiura,
e a
leuarʃi
levarsi
contro Cheidar,
dicendo,
che a
loro,
che
ʃon
son
figliuoli di Propheta
ʃi
si
con-ueniua
conveniva
il
teʃtamento
testamento
della luce prophetica.
All’hora Cheidar
uà
và
doue
dove
è
l’arca,
e mentre ch’egli la
uuole
vuole
aprire ode una
uoce,
voce,
che gli
prohibiʃce
prohibisce
tal
coʃa
cosa
non
eʃʃendo
essendo
lecito aprirla,
perche ella
è
riʃerbata
riserbata
al
ʃecolo
secolo
futuro,
ma che
doueβe
dovesse
portarla
à
Iacob,
il che
hauendo
havendo
Cheidar
eʃʃe-quito,
essequito,
e
portatoui
portatovi
l’arca,
l’auiʃa
l’avisa
di ogni
coʃa,
cosa,
la
duoe
dove
Iacob
uiene
viene
in-contro
incontro
all’arca
inʃieme
insieme
con i
figliuoli,
Cheidar giunto gli da l’arca del
teʃtamento,
testamento,
al quale
diʃʃe
disse
Iacob.
Rallegrati
ò
Cheidar
ʃommamente,
sommamente,
perche
queʃta
questa
notte ti
è
nato un figliuolo
anũntiato,
annuntiato,
e predicato da
diuina,
divina,
e
celeʃte
celeste
uoce,
voce,
Queʃta
Questa
notte ho
ueduto
veduto
i cieli aperti,
e il Mondo
farʃi
farsi
lucido,
e chiaro di lume
celeʃte,
celeste,
e gli angeli
aʃcendere,
ascendere,
e
diʃcendere
discendere
dal
cielo,
e tra le
uoci
voci
loro ne udi,
che
diʃʃe,
disse,
che Algadira
hauea
havea
partorito,
la
cauʃa
causa
di tanta celebrità,
detto
queʃto,
questo,
e
laʃciata
lasciata
l’arca del
teʃtamento
testamento
appreʃʃo
appresso
Iacob,
Cheidar
ʃe
se
ne torna alla patria,
[21]
e
truoua
truova
nato Hamel ornato della
uirtu
virtu
paterna,
e del
ʃuo
suo
chiaro
ʃplendore.
splendore.
Creʃciuto
Cresciuto
dunque
Hamel il padre menandolo una
uolta
volta
a Mecca al Santuario di Abramo
s’incõtra
s’incontra
per il
uiaggio
viaggio
nell’Angelo della morte in forma d’huomo col
qnale
quale
caminando,
e tutta
uia
via
ragionando
appreʃandoʃegli
appresandosegli
all’orecchia
di Keidar,
gli
traβe
trasse
l’anima fuori di quella,
ք
il che
ui
vi
cadde morto nelle braccia del figliuolo,
il quale addolorato per
queʃto
questo
caʃo.
caso.
Ecco che
ʃopragiungono
sopragiungono
alcuni con l’aiuto de quali diede
ʃepoltura
sepoltura
à
Cheidar
ʃuo
suo
padre nel Monte
Caʃiber.
Casiber.
[22]
Hebbe Hamel due delle
uirtu
virtu
paterne,
perche fu molto
ʃano
sano
del corpo,
&
fu gran cacciatore,
tolʃe
tolse
per
Don-na
Donna
Hareida,
[23]
e genero di lei Thebith ornato della paterna luce,
&
uir-tu,
virtu,
[24]
e Thebith generò
Hamiesfa,
[25]
et Hamiesfa generò
Adher,
il qual fu
il primo della Tribu di
Iʃmahele
Ismahele
che
deʃʃe
desse
opera,
e
ʃi
si
dilettaʃʃe
dilettasse
delle lettere
.
[26]
Adher generò
Aduuc,
Advuc,
e
[27]
Aduue
Adnen,
il quale per
l’inuidia
l’invidia
hauutagli
havutagli
della
ʃua
sua
bellezza furongli molte
uolte
volte
apparecchiati inganni
ք
farlo morire,
[28]
Adueu
generò
Mahat Re
bellicoʃo
bellicoso
molto,
e
noioʃo
noioso
ad
Iʃrael,
Israel,
[29]
Mahat generò
Nizar,
nella cui faccia
uedendo
vedendo
il Padre la luce che
annunciaua
annunciava
il Propheta,
che
douea
dovea
naʃcere,
nascere,
ʃacrificò
sacrificò
al figliuolo
un
caʃtrone.
castrone.
[30]
Nizar generò
Muʃar,
Musar,
della luce del quale
marauiglian-doʃi
maravigliandosi
il padre,
uolle
volle
che non
ʃi
si
deʃʃe
desse
il
ʃeme
seme
della luce
ʃe
se
non a
corpo di
Donna
degniβimo,
degnissimo,
e fatto
queʃto
questo
patto,
e
meʃʃolo
messolo
in
ʃcrittura
scrittura
fu
man-
dato
mandato
in guardia nel Santuario di Mecca,
Mauʃar
Mausar
tolʃe
tolse
per donna
Che-riman
Cheriman
della
ʃua
sua
gente
medeʃima,
medesima,
la quale gia fatta
uecchia
vecchia
partorì
Aliez,
il quale
eʃʃendo
essendo
ʃtato
stato
lungo tempo
ʃanza
sanza
tor Donna,
gli
ʃi
si
commoʃʃe
commosse
il
uentre,
ventre,
et udì
una
uoce
voce
molto
ʃtrana,
strana,
però
ʃpauentato
spaventato
ʃe
se
ne
ua
va
all’oracolo,
e ammonito toglie per donna Machara della qual
nacq;
nacque
Madrach,
Madrach poi generò
Pharadz,
a cui fu
cõmandato
commandato
in
uiʃiõe
visione
che
prendeʃʃe
prendesse
ք
moglie Attamra figliuola di
Vdem,
Udem,
la qual generò
Keia-na,
Keiana,
il qual poi generò
Annofra,
[31]
Creʃciuto
Cresciuto
Annofra il padre gli
diβe
disse
il
ʃogno
sogno
che egli
hauea
havea
fatto innanzi che
naʃceʃʃe,
nascesse,
come che gli
pareʃʃe,
paresse,
che da
ʃuoi
suoi
lombi
uʃciʃʃe
uscisse
un’arbore,
i cui rami
riʃplendẽti
risplendenti
pareuano
parevano
toccare il cielo,
ք
i quali
aʃcẽdeuano
ascendevano,,
e
diʃcendeuano
discendevano
alcuni huomini bianchi,
e
uolẽdo
volendo
dall’oracolo
ʃapere
sapere
quel che
ʃignificaua
significava
cio che
hauea
havea
ʃentito,
sentito,
fugli
riʃpoʃto
risposto
che l’arbore,
i rami,
e la luce era la prole,
che
douea
dovea
di lui
diʃcẽdere
discendere
la quale illuminarebbe la terra,
e
trappaʃʃarebbe
trappassarebbe
al Cielo
.
Annofra fu
dunq;
dunque
di
tãta
tanta
bontà,
e di
ʃi
si
gran nome,
che Dio
domandãdo
domandando
a
ʃuoi
suoi
Angeli
ʃe
se
in terra era huomo,
che
ʃi
si
ricordaβi
ricordassi
del
ʃuo
suo
nome.
Riʃpoʃero
Risposero
gl’Angeli,
che
neʃʃuno
nessuno
ueramẽte
veramente
ʃi
si
ricordaua
ricordava
di Dio,
eccetto Annofra figliuolo di Chinena della tribu
d’Iʃmahel.
d’Ismahel.
[32]
Dopo
queʃto
questo
Annofra
preʃe
prese
Dõna
Donna
chiamata Rachel della qual
nacq;
nacque
Melech
cõ
con
la luce
prophetica,
Melech generò
Fachrẽ
Fachren
e Fachren
Liue,
Live,
e
Liue
Live
generò
Caliber,
e Caliber Veab,
e Veab generò
Murra,
[33]
e Murra hebbe Cudal Re
di Arabia forte,
prudente,
e
giuʃto,
giusto,
Cudal generò
Abdeminef Re potente in tutte quattro le parti del Mondo.
Queʃto
Questo
hebbe l’arco di
Iʃ-mahele,
Ismahele,
il
ueβillo
vessillo
di Nizar,
e le
chiaui
chiavi
di tutti gl’Idoli di Mecca,
Generò
cinq;
cinque
figliuoli.
Il primo fù
Heʃim
Hesim
Signor della luce paterna del
Propheta Macometto che
douea
dovea
naʃcere.
nascere.
Poβede
Possede
il regno,
huomo di
tãta
tanta
candidezza,
e
ʃincerità
sincerità
che il Signore
diʃʃe
disse
coʃi,
cosi,
o miei Angeli
ui
vi
chiamo
ք
teʃtimoni,
testimoni,
come io ho fatto questo huomo netto da tutte
l’im-munditie,
l’immunditie,
e
ʃanza
sanza
alcuna bruttezza,
accioche degnamente ne i
ʃuoi
suoi
lombi
ʃi
si
meʃcoli
mescoli
con la
ʃua
sua
carne,
e col
ʃuo
suo
ʃangue
sangue
il
ʃeme
seme
della luce del
mio nuntio Macometto.
La
ʃua
sua
faccia non meno che la Luna,
e la
ʃtella
stella
di Venere
riʃplendeua,
risplendeva,
il che era cagione che tutti i
Prencipi,
e i
Re
s’inchinauano
s’inchinavano
all’obedienza
ʃua
sua
offerendogli le loro figliuole
uergini
vergini
per donne,
le quali tutte egli ugualmente
ripudiaua,
ripudiava,
[34]
e tra l’altre la
figliuola di Costantino Imperador di Roma,
come
ricordeuole
ricordevole
della
uoce
voce
da lui
diuinamente
divinamente
udita,
per la quale eragli
uetato
vetato
credere,
che
donna alcuna
fuʃʃe
fusse
degna di
riceuere
ricevere
il
ʃeme
seme
della luce Prophetica
fuor che Seline figliuola di Zeit,
figliuolo di Aomar,
che fù
di
Leuit,
Levit,
che fù
di Harraz,
che fù
di Aadi,
che fù
di Bahar,
della quale
ge-nerò
generò
Heʃim
Hesim
pieno di tutte le
uirtù,
virtù,
e con la luce del futuro propheta.
[35]
Egli
ʃtandoʃi
standosi
un giorno
ʃolo,
solo,
&
eβendoʃi
essendosi
addormentato
ʃognò,
sognò,
e per
quello grandemente
ʃpauentato,
spaventato,
doue
dove
deʃto
desto
per la paura
hauuta
havuta
andò
dall’Oracolo,
e
riceuuta
ricevuta
la
riʃposta
risposta
ʃposò
sposò
Hende figliuola di Acometto,
&
hebbene Abdalmutalif,
il quale
acreʃciuto
acresciuto
all’eta di
.xv.
xv.
anni,
il padre di lui
Heʃim,
Hesim,
ʃentendoʃi
sentendosi
giunto alla fine del termine,
fatti chiamare tutti i
Prencipi,
e i
grandi huomini del
ʃuo
suo
Regno,
laʃciò
lasciò
herede
del
Veβillo
Vessillo
di Hezar,
dell’Arco di
Iʃmahel,
Ismahel,
e de tutti gli armari,
e le
coʃe
cose
notabili,
e
precioʃe
preciose
di Mecca,
[36]
e commando che tutti e
Popoli,
e
Prencipi gli
pagaβero
pagassero
i Tributi co i
quali accatto gran
ʃomma
somma
de
da-nari,
danari,
et
inʃieme
insieme
che tutti quei
paeʃi
paesi
fuβero
fussero
parati ubbedire a
cenni
ʃuoi,
suoi,
[37]
il che fecero tutti eccetto
Ceʃare
Cesare
figliuolo di Hermette Re di Media,
la cui nimistà
mai puote
ʃuperare.
superare.
Ne giorni di Abdalmutalif,
qualunque
uolta
volta
la terra era
ʃecca
secca
dal Sole,
e che non
poteua
poteva
piouere,
piovere,
le
gen-ti
genti
correuano
correvano
al Re,
e conducendolo fuori,
la luce che egli
haueua
haveva
nel
uolto,
volto,
faceua
faceva
che
ʃubito
subito
abbondantemente
pioueua.
pioveva.
[38]
[39]
Et in
queʃto
questo
tempo
auenne,
avenne,
che il Re Abrahat Signor in Oriente figliuolo di
Aβabath
Assabath
eʃʃendo
essendo
irritato contro Abdalmutalib,
[40]
e
uolendogli
volendogli
ruuinare
rovinare
Mecca,
e
ciaʃchuno
ciaschuno
altro
ʃuo
suo
termine,
tuttauia
tuttavia
con gran moltitudine
aʃʃe-diando
assediando
la Città,
e
ʃacchegiando
sacchegiando
ogni
ʃuo
suo
confine all’intornogli depredò
cccc.
Camelli,
tal che gli habitatori tutti
ʃi
si
fuggirono ai monti,
e
conʃigliauanʃi
consigliavansi
con il Re,
il quale confortandogli
diβe
disse
loro,
che quella Citta
ha il Signor del cielo,
che mai
reʃta
resta
di porgerle aiuto,
detto
queʃto
questo
ac-compagnato
accompagnato
da pochi,
ua
va
in
ʃul
sul
Monte
Caʃiber,
Casiber,
dal quale lo
ʃplendor
splendor
del
nuntio de Dio,
come la Luna nel colmo
ʃuo,
suo,
&
uno doppiere
acceʃo
acceso
ag-giungendo
aggiungendo
fino a
Mecca
riʃplendeua,
risplendeva,
il qual
ueduto,
veduto,
comanda che i
compagni ritornino,
&
egli
ua
va
a Mecca,
l’inimico
uedendoʃi
vedendosi
ʃprez-zare,
sprezzare,
manda un
Caualiero
Cavaliero
ʃtrênuo
strênuo
e potente,
chiamato Heiatet
Abha-nieri
Abhanieri
per
ʃaper
saper
la cagione dal Re di Mecca,
alquale
eʃʃendo
essendo
giunto
in-nanzi,
innanzi,
e
ueduta
veduta
la luce mirabile,
ʃe
se
gl’inginocchia a
piedi,
eʃpoʃta
esposta
l’im-baʃciata,
l’imbasciata,
e
leuatoʃi
levatosi
in pie domanda Abdalmutalib,
s’egli e
primo che
habbia quella lume,
o pur s’egli la ha
riceuuta
ricevuta
da parenti.
Riʃponde
Risponde
che ella gli
è
uenuta
venuta
per ordine della
diʃcendẽza
discendenza
de
ʃuoi
suoi
primi padri,
e
parenti,
detto
queʃto,
questo,
Comanda Abrahat che
ʃi
si
meni uno Elephante,
[41]
ilquale giunto
ʃi
si
gitto a
i piedi di Abdalmutalib,
e con
uoce
voce
humana,
fa-
uellando
favellando
diʃʃe
disse
queʃte
queste
parole.
Salute
ʃopra
sopra
te o
Abdalmutalib,
e
ʃopra
sopra
il
lume che
riʃplende
risplende
da tuoi lombi.
Teco
ʃia
sia
degnita,
honore,
clarità,
e
uittoria.
vittoria.
[42]
Abrahat
commoʃʃo
commosso
da questo miracolo,
comanda che
uenghi-no
venghino
i Magi,
gl’Auriʃpici,
gl’Aurispici,
gl’Astrologi,
e i
negromanti,
e ricerca da
lo-ro
loro
la cagione di questo effetto,
a cui dicono,
che le parole dette non
ʃi
si
riferiuano
riferivano
ad Abdalmutalib,
ma al
ʃeme
seme
de
ʃuoi
suoi
lombi,
percioche di lui ha a
uʃcire
uscire
un Re,
maggiore di ogni altro Re,
che habbia il Mondo.
Dopo
queʃto
questo
Abrahat domanda la cagione della
uenuta
venuta
di Abdalmutalib,
alquale
riʃpondendo,
rispondendo,
diʃʃe,
disse,
che era
uenuto
venuto
per i
ʃuoi
suoi
Camelli,
a cui
Abra-hat
Abrahat
riʃponde.
risponde.
Io quando prima ti
uidi
vidi
reʃtai
restai
preʃo
preso
del tuo amore,
per ilche
uoglioti
voglioti
rendere i
Camelli,
e far la
uolonta
volonta
tua in ogni
coʃa,
cosa,
riʃer-uandomi
riservandomi
una
ʃola,
sola,
che
è,
ch’io
uoglio
voglio
al tutto distruggere Mecca.
Ri-torna
Ritorna
Abdalmutalib,
e
comãda
comanda
a tutti i
Cittadini,
che fugghino a
i Monti,
&
egli chiude il
ʃantuario
santuario
facendo a
Dio
queʃta
questa
oratione.
Signore
qualunque tu
ʃii,
sii,
ʃe
se
gli huomini difendono le
ʃtanze,
stanze,
e
coʃe
cose
loro,
quanto
piu tu difenderai la tua
caʃa.
casa.
In
queʃto
questo
Abrahat
ʃi
si
muoue
muove
col campo,
con grande animo
uerʃo
verso
la città
uicinandoʃi,
vicinandosi,
e
uolendo
volendo
mandar
innan-zi
innanzi
le bagaglie
ʃopra
sopra
de giumenti,
[43]
L’elefante
ʃdegnato
sdegnato
come egli
ʃi
si
ue-de
vede
sforzare a
andare
auanti,
avanti,
gridando
ʃi
si
distende in terra,
per il che i
ʃoldati
soldati
aiutandolo
ʃi
si
faticarono in
uano
vano
non
giouandogli
giovandogli
buffe ne
ʃuoni
suoni
de timpani,
քche
ʃi
si
riʃenti,
risenti,
e
lieui,
lievi,
[44]
e in un
medeʃimo
medesimo
tempo
ք
diuina
divina
uendetta
vendetta
parue
parve
in Aere gran moltitudine d’Api,
le quali
piouendo
piovendo
in terra
ʃaβi,
sassi,
fiaccarono tutto
quell’eʃʃercito,
quell’essercito,
et Abrahat
ʃi
si
cõʃumo
consumo
da una
ʃubita
subita
peste la pelle la carne,
e
l’oʃʃa,
l’ossa,
restando il campo
ʃuo
suo
pasto a
corbi,
&
Abdalmutalib arrichito delle
ʃpoglie
spoglie
de nimici
ʃenza
senza
piu
hauere
havere
alcun
penʃiero
pensiero
di Abrath,
[45]
tolʃe
tolse
per Donna Behelam figliuola di Harez
della qual nacque Abalheb maligno,
&
infedele,
morta Behalam,
egli
tolʃe
tolse
poi Zaadam figliuola di Creit della qual nacque Maabez,
e morta
anchora Zaadam
ʃpoʃo
sposo
Humcida della qual hebbe Hamza,
e dopo
que-ʃto
questo
ella mori,
[46]
&
auenne
avenne
un giorno,
che dormendo egli
ʃopra
sopra
una
pie-tra,
pietra,
la qual Abrahamo fondò
nel
ʃuo
suo
ʃantuario
santuario
di Mecca
ʃognò,
sognò,
la onde
per la tema
ʃi
si
deʃto,
desto,
e
timoroʃo
timoroso
ua
va
a
diuini
divini
oracoli
ʃeguẽdolo
seguendolo
il figliuolo
Alabez,
&
eʃpoʃe
espose
loro la
uiʃione
visione
in
queʃto
questo
modo,
come che dormendo
inʃulla
insulla
pietra,
che fundò
Abramo,
pareuagli
parevagli
che gli
uʃciʃʃe
uscisse
de lombi una
catena in quattro parti
diuiʃa,
divisa,
di qua fino al
naʃcere
nascere
del
ʃole,
sole,
di la fino
all’occaʃo,
all’occaso,
di
ʃopra
sopra
fino al Cielo,
e di
ʃotto
sotto
fino
all’Abiʃʃo,
all’Abisso,
e
ʃubito
subito
rac-colta
raccolta
pareuagli
parevagli
ʃi
si
conuertiʃʃe
convertisse
in uno arbore
uerde,
verde,
e fiorito di tanta bel
lezza,
che mai un tale non
ʃi
si
uide
vide
al mondo,
parendomi anchora stare
due
uecchi
vecchi
dinanzi,
i quali domando chi
ʃieno,
sieno,
e quelli mi
riʃpoʃero
risposero
l’uno
eʃʃere
essere
Abramo,
e l’altro Noe,
ambi due Propheti di Dio
Altiʃʃimo,
Altissimo,
Doue
Dove
che io
deʃto
desto
uenni
venni
à
uoi
voi
conʃapeuoli
consapevoli
de
ʃegreti
segreti
diuini,
divini,
i quali di
preʃente
presente
gli dierono tal
riʃpoʃta,
risposta,
&
interpretatione,
che
uʃcirebbe
uscirebbe
de
ʃuoi
suoi
lõbi
lombi
uno huomo in cui credera il cielo,
e la terra
conuertendoʃi
convertendosi
alla
uerità,
verità,
e
giuʃtitia
giustitia
tutte le nationi,
diʃtruggẽdo
distruggendo
ogni nequitia,
e
ʃceleraggine.
sceleraggine.
Abdalmutalib
eʃʃendo
essendo
ʃoʃpeʃo
sospeso
qual Donna egli
poteʃʃe
potesse
tor
per
ʃua
sua
moglie gli fu dall’oracolo detto di Falima figliuola di Aomar,
e quella
tolʃe
tolse
dotata di cento Camelli,
e d’altritanti talenti d’oro,
[47]
della
quale generò
Ibetalib Emina,
&
Berra.
Ne per
queʃto
questo
lo
ʃplendor
splendor
della
ʃua
sua
faccia lo
laʃció,
lasció,
fino
à
che egli un giorno ritornando dalla caccia
fatta prima l’oratione,
eʃʃendoʃi
essendosi
ʃtracco
stracco
beuue,
bevve,
e inghiottito il liquore,
ʃi
si
ʃenti
senti
i lombi
trauagliati,
travagliati,
onde
ʃi
si
congiunʃe
congiunse
con la moglie,
laqual
fat-ta
fatta
grauida
gravida
riʃplende
risplende
per la chiarezza della luce,
della qual egli
reʃtò
restò
ʃpogliato,
spogliato,
[48]
e
finalmẽte
finalmente
ella partori Abdalla,
ilqual da prima fu
chiama-to
chiamato
Abdellet,
il minore de figliuoli di Abdalmutalib,
creʃceua
cresceva
Abdalla
con la chiarezza,
e con lo
ʃplendore
splendore
della luce paterna,
[49]
la cui
Natiuità
Natività
quella
medeʃima
medesima
hora fù
conoʃciuta
conosciuta
da Alathore Siro,
perche
[50]
egli
haueua
haveva
una tela di lana biancatinta nel
ʃangue
sangue
di
Giouanni
Giovanni
figliuolo di
Zacheria,
la quale nell’hora della
natiuità
natività
di Abdalla
cominciô
cominciò
à
im-biancarʃi,
imbiancarsi,
ʃi
si
come egli
hauea
havea
trouato,
trovato,
che
doueua
doveva
eʃʃere
essere
per
teʃtimonio
testimonio
delle
ʃacre
sacre
ʃcritture,
scritture,
e per i
cõputi
computi
de gli anni
meʃi,
mesi,
e di a
queʃto
questo
fatti.
[51]
Abdalla
adunq;
adunque
creʃcendo,
crescendo,
e
uedendo
vedendo
gli
Aʃtrologi,
Astrologi,
Magi,
Aruʃpici,
Aruspici,
e
Indouini,
Indovini,
come del
ʃuo
suo
ʃeme
seme
doueua
doveva
naʃcere,
nascere,
chi
haurebbe
havrebbe
lor
guaʃto
guasto
tutta la religione che
eβi
essi
teneuano,
tenevano,
&
ogni altro culto che
eβi
essi
oʃʃer-uauano,
osservavano,
congiurarono di occiderlo,
a
defenʃione
defensione
del quale gli fù
dato
uno Maestro che huomo
pareua,
pareva,
e non era,
ne per
oʃʃeruanza
osservanza
alcuna
ʃi
si
poteua
poteva
conoʃcere
conoscere
quello che
ʃi
si
fuʃʃe.
fusse.
In
queʃto
questo
tempo gli Arabi
combatteuano
combattevano
con i
Sirij,
Sirii,
e ogni
uolta
volta
che da Arabia
ueniua
veniva
alcuno in Siria
era addomandato dello
ʃtato
stato
di Abdalla,
e quel che
parua
pareva
a chi lo
haue-ua
haveva
ueduto,
veduto,
Riʃpondeuano
Rispondevano
che lo
haueuan
havevan
laʃciato
lasciato
molto fondato nelle
uirtù,
virtù,
e nella fortezza,
e quel lume che egli
haueua
haveva
era molto chiaro,
e
marauiglioʃo,
maraviglioso,
il quale
moʃtraua
mostrava
che di lui
naʃcerebbe
nascerebbe
il nuntio di Dio
Macometto.
[52]
Dopo questo,
ragunatiʃi
ragunatisi
inʃieme
insieme
LXX.
ʃaui
savi
de Giudei congiurarono anchora loro tutti unitamente di occider Abdalla,
Partitiʃi
Partitisi
adunque con l’armi
auellenate
avellenate
uanno
vanno
a Mecca
tuttauia
tuttavia
oʃʃeruando
osservando
di
non
eʃʃer
esser
ueduti,
veduti,
ʃtando
stando
il giorno occultati,
e la notte caminando,
fi-no
fino
che
uennero
vennero
a confini di Mecca,
doue
dove
trouarono
trovarono
Abdalla la
à
ʃorte
sorte
arriuato,
arrivato,
al quale facendogli
inʃidie,
insidie,
e
conoʃciutolo,
conosciutolo,
ueggẽdoʃi
veggendosi
coʃi
cosi
fatta
occaʃione
occasione
lo
aʃʃaltarono
assaltarono
con l’armi,
cingendolo intorno di huomini
armati,
in aiuto del quale
ʃpaurito,
spaurito,
e
laʃʃo,
lasso,
uennero
vennero
chi
pareuano
parevano
huomini,
e non erano,
i quali cacciando parte de nimici,
e parte occidendo,
ʃaluarono
salvarono
Abdalla
ʃanza
sanza
alcun danno,
laqual
coʃa
cosa
uedendo
vedendo
da lunghi
Ab-demenef
Abdemenef
Azuchri non
oʃʃando
ossando
auicinarʃi
avicinarsi
per timor dell’armi,
conobbe
Abdalla per huomo
diuino
divino
per
queʃto
questo
miracolo,
per il che gli
uenne
venne
in
animo di dargli per moglie la
ʃua
sua
figliuola Hemina
uergine
vergine
di grande
honeʃta,
honesta,
e bellezza,
et andato
à
caʃa
casa
ragiona colla moglie del modo che
s’haueβe
s’havesse
a tenere di cattar Abdalla in l’amor di lei
auãti
avanti
che
fuʃʃe
fusse
d’altri
preuenuto.
prevenuto.
Berra
adunq;
adunque
che
coʃi
cosi
ʃi
si
chiamaua
chiamava
la moglie,
adornata
la figliuola,
e
ʃe
se
medeʃima,
medesima,
quaʃi
quasi
per
uia
via
di
uiʃitatione
visitatione
la
cõduce
conduce
da
Ab-dalla,
Abdalla,
il quale
uedutala
vedutala
bella,
e piacendogli
s’acceʃe
s’accese
di lei,
e
ricor-dandoʃi
ricordandosi
della
uiʃione,
visione,
per la quale egli
ʃapeua
sapeva
quel che di lui
doueua
doveva
ʃe-guire,
seguire,
ʃanza
sanza
indugio alcuno la
tolʃe
tolse
per Donna.
[53]
Il che intendendo le
donne d’Arabia
diʃperate
disperate
dell’amor
ʃuo,
suo,
percioche erano tutte innamorate di lui,
uennero
vennero
à
tãto
tanto
furore per cagione di
geloʃia,
gelosia,
che
forʃe
forse
cc.
ʃi
si
morirono,
parte
appiccandoʃi,
appiccandosi,
e parte
gittandoʃi
gittandosi
nel fuoco,
non
hauen-do
havendo
potuto
conʃeguire
conseguire
i
uoti
voti
de i
loro amori.
La
Natiuità
Natività
di Macometto.
CAPITOLO
.III.
III.
SI E
GIVNTO
GIUNTO
per ordine lungo de
ʃecoli
secoli
al termine,
ilquale Iddio
haueua
haveva
preʃcritto,
prescritto,
e
ueduto,
veduto,
e nel quale
doueua
doveva
naʃcere
nascere
al Mondo il lume del Propheta Macometto.
E
però
il
meʃe
mese
Dulheia,
[54]
la notte di Venere,
il di di Araffa,
Iddio parlò
ad
Ariduuã
Ariduuam,,
coʃi
cosi
dicendo,
Apri le porte del
Paradiʃo,
Paradiso,
Queʃta
Questa
notte mi compiace di modo,
che io
uoglio,
voglio,
che il lume del nuntio mio
de
lõbi
lombi
di Abdalla
uada
vada
nel
uentre
ventre
della
ʃua
sua
Donna Hemina,
e de quindi
eʃca
esca
nel Mondo.
Et all’hora andando Abdalla figliuolo di
Abdalmuta-lib
Abdalmutalib
giudice,
e
ʃignore
signore
de gli Arabi alla
caʃa
casa
dell’oratione,
uide
vide
uʃcire
uscire
una
grandiʃsima
grandissima
luce della
caʃa
casa
ʃua,
sua,
e
girʃene
girsene
uerʃo
verso
il cielo,
il quale
moʃtrãdola
mostrandola
à
coloro che erano
ʃeco
seco
in compagnia,
teʃtificarono
testificarono
di
hauerla
haverla
ueduta,
veduta,
&
eβo
esso
pochi giorni dietro mori
eβendo
essendo
anchora la Donna gra
uida,
vida,
[55]
la quale alli
.xij.
xii.
di Rabe primo,
[56]
nella
ʃeconda
seconda
Feria partori
Ma-cometto,
Macometto,
ilquale nacque
circonciʃo,
circonciso,
e tutto giocondo,
&
in quella
medeʃima
medesima
hora tutti gl’Idoli
ʃi
si
inchinarono,
e Lucifero fu da gl’Angeli
ʃommerʃo
sommerso
nel profondo del Mare,
e di là
à
fatica dopò,
xl.
di fugito,
ʃe
se
ne
andò
ʃul
sul
Monte Cabetz,
la
doue
dove
con
uoce
voce
horrenda,
e terribile chiamó
tutti i
ʃuoi
suoi
perʃuaʃi,
persuasi,
&
i
ʃuoi
suoi
Angeli,
[57]
i quali addomandandolo,
che
coʃa
cosa
era
ʃeguita,
seguita,
che
coʃi
cosi
lo
faceβe
facesse
fuggire,
raccõtò
raccontò
loro come era nato Macometto figliuolo di Abdalla,
il quale
è
ʃtato
stato
prodotto da Dio con la
uirtù
virtù
della
ʃpada,
spada,
il cui taglio penetra ogni
coʃa
cosa
quantunq;
quantunque
dura
ք
rouina
rovina
noʃtra,
nostra,
accioche non ci
auanzi
avanzi
nel mondo luogo alcuno,
e che non ci
ʃia
sia
parte alcuna
ʃopra
sopra
la terra,
alla quale non
peruenga
pervenga
la dottrina della
unità
di Dio
ք
lui,
il qual creò
tutte le
coʃe,
cose,
e ilqual mi hà
dannato
ք
cagione di
queʃto
questo
Propheta.
Queʃto
Questo
è
quel Propheta Alumi Arabide Althoras Thienn Azezen
[58]
ʃignore
signore
della
uirga,
virga,
e Cameli,
e fedele
à
Dio,
la cui unità
predicãdo
predicando
atterrera ogni altra potenza,
et annullera ogni
altra credenza,
e dal quale io
ueggo
veggo
pendere la mia
manifeʃta
manifesta
roui-na,
rovina,
e tormi ogni luogo
oue
ove
io
poteβi
potessi
fuggendo
eʃʃer
esser
ʃicuro,
sicuro,
A
queʃto
questo
i
Prencipi,
e i
capi de
ʃuoi
suoi
ʃeguaci
seguaci
diʃʃero.
dissero.
Ne
queʃta
questa
è
ʃufficiente
sufficiente
ca-gione
cagione
de tuoi
penʃieri
pensieri
o Re
Noʃtro,
Nostro,
e Signore:
Ti puoi ben
ricorda-re
ricordare
come Iddio creò
Adamo
ueʃtito,
vestito,
e adornato di
ʃette
sette
uirtù,
virtù,
delle
qua-li
quali
una
ʃola
sola
eʃʃendo
essendo
hoggidi ne gli huomini,
non potremmo
reʃiʃtergli
resistergli
?
Et egli,
Mai non
ʃia
sia
il
uero,
vero,
che io mi confidi nello huomo,
quando che
io
ueggo,
veggo,
che egli
laʃciando
lasciando
l’iniquità,
e le malitie,
ʃeruera
servera
la
giuʃtitia,
giustitia,
e la
uerità.
verità.
All’hora
riʃpoʃero,
risposero,
poi che non
ʃi
si
puo far altro,
uerremo
verremo
nelle
conʃcienze
conscienze
de gli huomini,
e gli faremo bugiardi,
fraudolenti,
&
hippocriti,
e
coʃi
cosi
cercauano
cercavano
confortarlo con
ʃimili
simili
ʃperanze.
speranze.
[59]
In quell’anno
eβendo
essendo
la terra
ʃterile
sterile
molto,
Iddio per il
naʃcere
nascere
del Propheta,
e
Nuntio
ʃuo,
suo,
la riempiè
con la
ʃua
sua
benedittione di
eʃtrema
estrema
abondanza,
e
puoʃe
puose
quella notte per tutta l’Arabia un termine tra il
maʃchio,
maschio,
e la femina,
che
neʃʃuno
nessuno
lo puote
paʃʃare,
passare,
facendo anchora il giorno mancare
l’arte a
tutti i
magi,
aʃtrologi,
astrologi,
e negromanti,
[60]
&
in quella hora tutti i
ʃeggi,
seggi,
e i
Tribunali de i
Re caddero in terra,
e mandò
Iddio un banditore
ʃopra
sopra
il cielo,
e la terra,
ilqual
gridaʃʃe,
gridasse,
come egli
haueua
haveva
mandato
al mondo il
ʃuo
suo
Nuntio amico fedele,
e benedetto.
[61]
La madre di lui,
fe
fe-de,
fede,
che mai
ʃenti
senti
per lui dolore alcuno,
ne mentre lo porto nel
uentre,
ventre,
ne dopò
il parto,
ne meno partorendolo,
dicendo
inʃieme,
insieme,
che
eʃʃendo
essendo
ella
ʃola
sola
in
caʃa,
casa,
ne pur chi le
poteʃʃe
potesse
porgere uno bichiero,
non lo
poten-
do
potendo
da
ʃe
se
ʃteʃʃa
stessa
pigliare per
eʃʃere
essere
nel parto impedita,
Vide una donna
con uno
uaʃo
vaso
lucidiʃʃ.
lucidiss.
in mano,
la qual le lo
porgeua,
porgeva,
e la
riʃtoro
ristoro
con
co-tal
cotal
beuanda,
bevanda,
[62]
poi
uide
vide
alcune donne,
come quelle che
lieuano
lievano
i fanciulli,
ueʃtite
vestite
tutte di bianco,
ʃimili
simili
alle figliuole di Abdemenef,
le quali
quan-do
quando
me le
uidi
vidi
intorno,
ʃmarrita
smarrita
mi
marauigliai,
maravigliai,
come qui
poteʃʃero
potessero
eʃ-ʃer
esser
uenute
venute
coʃi
cosi
preʃto,
presto,
o chi le
haueʃʃe
havesse
introdotte,
&
in un tempo odo
una
uoce
voce
che dice,
chi ti
lieua
lieva
il fanciullo?
e
ueggio
veggio
una
ʃquadra
squadra
di
uc-celli
uccelli
col
roʃtro
rostro
di
ʃmeraldo,
smeraldo,
e di iacinto,
di tanto
ʃplendore
splendore
ch’io
uedeua
vedeva
fino in oriente,
e in occidente,
doue
dove
quaʃi
quasi
abbagliata
ueggio
veggio
il mio
pic-ciolo
picciolo
figliuolo come in ginocchi
leuato,
levato,
che con le mani giunte
faceua
faceva
preghi a
Dio,
e
ʃimilmente
similmente
un huomo di bianco
ueʃtito
vestito
che
ueniua
veniva
cõ
con
tre
chiaui,
chiavi,
quaʃi
quasi
come di perle,
e quelle
preʃentò
presentò
al nato fanciullo,
il qual le
preʃe
prese
tutte tre,
&
egli
coʃi
cosi
diʃʃe
disse
ad alta
uoce.
voce.
Macometto ha
riceuuto
ricevuto
la
chiaue
chiave
della
uittoria,
vittoria,
la
chiaue
chiave
della legge,
e la
chiaue
chiave
della Prophetia
.
[63]
Dopò
ʃeguiuano
seguivano
tre huomini
cõ
con
la faccia piena de raggi
ʃimili
simili
al Sole
.
Il primo de quali gli
poʃe
pose
innanzi uno bacille di
ʃmeraldo
smeraldo
con
quat-tro
quattro
manichi di perle,
dicendogli,
queʃto
questo
è
il Mondo.
Qui
è
l’oriente,
qui
il mezzo giorno,
e qui
è
il
ʃettentrione,
settentrione,
e nel mezzo le tramontane,
ueggiamo
veggiamo
che parte il fanciullo gli piaccia piu prendere,
il quale nel
mezzo prendendo
diʃʃe
disse
allhora,
[64]
Perche Macometto ha
riceuuto
ricevuto
Al-kaaba
Alkaaba
per il
ʃignore
signore
del Cielo,
e della terra,
però
per Abalchibla
ʃa-ra
sara
ʃignore
signore
di tutto il Mondo,
e pigliando dal
ʃecondo
secondo
un’orciuolo
la-uo
lavo
il fanciullo
ʃette
sette
uolte,
volte,
e dal terzo uno
facciuollo,
faccivollo,
nel quale era un
ʃigillo
sigillo
con che gli
impreʃʃe
impresse
addoʃʃo
addosso
il carattere,
che di
ʃopra
sopra
dicem-mo.
dicemmo.
Finalmente
preʃolo
presolo
in braccio,
e
accoʃtatoʃegli
accostatosegli
all’orecchia gli
diʃʃe
disse
molte
coʃe
cose
bisbigliando da
neʃʃun’altro
nessun’altro
udite,
e nella fronte
ba-ʃciatolo,
basciatolo,
diʃʃe.
disse.
Rallegrati Macometto,
perche ti
è
ʃtato
stato
conʃerua-to,
conservato,
quel che fu a
gl’altri
ʃempre
sempre
negato,
concioʃia
conciosia
che tu
ʃoprauan-zi
sopravanzi
ogni altro Propheta,
e tra l’altre
coʃe
cose
ti
ʃia
sia
ʃtato
stato
dato la
chiaue
chiave
della
uittoria,
vittoria,
onde
ʃarai
sarai
ʃempre
sempre
in eterno
ʃanza
sanza
paura,
[65]
E nel
Mon-do
Mondo
non
ʃi
si
trouera
trovera
perʃona,
persona,
che non predichi il tuo gran nome.
[66]
Di-ce
Dice
Alabem,
che
queʃto
questo
fu Arriduuam,
e
l’Auolo
l’Avolo
ʃuo
suo
Abdalmutalib
an-chora
anchora
ne fa fede,
perche
eʃʃendo
essendo
egli in fibeit
[67]
di Alcharam,
e facendo
oratione dinanzi l’idolo Abel fu
ʃpauentato
spaventato
da un
ʃuono
suono
repente,
e da
una
grandiβ.
grandiss.
luce,
dicendo,
che qui
comparue
comparve
uno huomo alato,
confor-tando
confortando
lo
ʃpauentato.
spaventato.
In que
ʃto
sto
odo tre
uolte
volte
replicar una
uoce.
voce.
Iddio il
maggiore
è
il
ʃignore
signore
di Macometto,
facendo intonare la
caʃa
casa
di
que-
ʃte
queste
parole,
per il che
diʃʃe
disse
Abdalmutalib,
Il Signor Dio me ha
leuato
levato
da
gl’Idoli,
e dalla loro
ʃporcitia,
sporcitia,
il che
hauendo
havendo
ueduto,
veduto,
e
ʃentito,
sentito,
ua
va
poi
ք
uedere
vedere
la Nuora,
alla quale picchia,
gli
uien
vien
aperto,
e la
uede.
vede.
Che ti pare o
mia ottima Nuora,
dormo,
o pur
ueggio
veggio
?
la Nuora.
Tu
uegli
vegli
uera-mente.
veramente.
Et egli,
Doue
Dove
è
adunque lo
ʃplendore
splendore
della mia faccia?
Et ella,
nel tuo Nipote,
che hora ho partorito,
a cui il
ʃuocero,
suocero,
io temo che tu mi
burli.
Perche non
è
ueriʃimile
verisimile
quello,
che tu mi di,
concioʃia
conciosia
che in te
nõ
non
appaia
ʃegno
segno
di parto alcuno,
dalla
aʃʃentia
assentia
della luce in fuori,
ne
ueg-go
veggo
chi
poʃʃa
possa
hauerti
haverti
aiutato a
partorire,
Et ella,
non dubitar,
che
ք
i Dei
di
queʃta
questa
caʃa
casa
ti giuro ch’io ho partorito,
Et egli,
doue
dove
è
adunque?
fa
ch’io
poʃʃa
possa
uedere
vedere
il fanciullo che
è
nato,
A cui la Nuora,
Non tentar
di
uolerlo
volerlo
ueder
veder
hoggi,
perche gli
è
uetato,
vetato,
che humano occhio lo
poʃʃa
possa
uedere
vedere
fino a
noue
nove
giorni.
Egli adunque
cauato
cavato
fuori la
ʃpada
spada
dice,
o
che tu me lo
laʃcierai
lascierai
uedere,
vedere,
o che io ti occiderò,
oueramente
overamente
che in
me
ʃteʃʃo
stesso
riuolterò
rivolterò
queʃto
questo
ferro per
ʃatisfare
satisfare
a l’uno,
e a
l’altro.
La donna sbigottita,
diʃtendendo
distendendo
il dito gli
moʃtrò
mostrò
doue
dove
era il fanciullo,
&
egli allhora
curioʃo
curioso
ʃi
si
muoue
muove
uerʃo
verso
la
doue
dove
era,
ma
ʃe
se
gli
oppoʃe
oppose
con la
ʃpada
spada
in mano uno huomo terribile,
che non lo
laʃcio
lascio
paβare,
passare,
il che
ue-duto
veduto
ʃpauentato
spaventato
ʃi
si
meβe
messe
a fuggire,
e
ʃtette
stette
ʃanza
sanza
fauella
favella
per
ʃpatio
spatio
di
ʃette
sette
giorni.
[68]
S’adunarono adunque
ʃecondo
secondo
che afferma Ibenabem,
[69]
tut-te
tutte
le generationi de gl’uccelli,
le nubi,
i
uenti,
venti,
e finalmente tutte le
ʃquadre
squadre
de gl’Angeli per
alleuare,
allevare,
e nutrire il fanciullino,
e
contende-uano
contendevano
inʃieme
insieme
per
eʃʃer
esser
ciaʃcuno
ciascuno
i primi.
Gli uccelli
diceuano
dicevano
che era piu
commodo loro
alleuarlo,
allevarlo,
perche facilmente
poβono
possono
ragunar molti
frut-ti
frutti
di luoghi
uari,
vari,
e
diuerʃi.
diversi.
E i
uenti
venti
diceuano,
dicevano,
anzi noi,
che
poβiamo
possiamo
di
tutte le parti del mondo riempierlo di
ʃoauiʃs.
soaviss.
odori,
Diceuan
Dicevan
le nubi,
Noi commodamente lo nutriremo,
potendogli
amminiʃtrar
amministrar
con
preʃtezza
prestezza
la
ʃoauità
soavità
dell’acque.
Ma gl’Angeli
ʃdegnati
sdegnati
diceuano,
dicevano,
e che ci
re-ʃtera
restera
che noi gli potiamo fare?
Et in
queʃto
questo
fù
udito una
uoce
voce
diuina,
divina,
la quale
poʃe
pose
fine a
queʃta
questa
loro lite,
per ciò
che
diceua,
diceva,
che egli non
ʃara
sara
tolta dalle mani de gli huomini,
perche beati
ʃaranno
saranno
i petti,
che
egli poppera,
e beate le mani,
che lo toccheranno,
e beato il
ʃuo
suo
letto,
e la
caʃa,
casa,
[70]
commandando che Alima figliuola
di Duzib Azadi
fuβe
fusse
quella,
che
haueʃʃe
havesse
a
lat-tare
lattare
il picciolo figliuolo di Abdalla,
la
quale ella
steβa
stessa
conta
l’hiʃto-ria
l’historia
in questo modo.
La Nodritura di Macometto.
CAPITOLO
.IIII.
IIII.
[71]
IN
QVELLO
QUELLO
anno
morendoʃi
morendosi
di fame
quaʃi
quasi
tutta la Regione d’Arabia,
&
io
eβendo
essendo
grauida,
gravida,
tanto malamente
mi
poteua
poteva
preualere,
prevalere,
quanto che meno m’era
conceʃʃo
concesso
potermi procacciare per i
campi da
uiuere,
vivere,
Non dimeno alle
uolte
volte
trouaua
trovava
alcune herbe,
con le quali
paʃʃaua
passava
il mio affanno,
e di ciò
rendendone gratie
à
Dio,
finalmente partorì,
ne guari dietro
ʃognai
sognai
parẽdomi
parendomi
uedere
vedere
uno huomo,
che datomi mano mi mena ad un fiume come
latte bianco,
dolce come mele,
e piu che il zaffrano
ʃoaue,
soave,
e
comãda
comanda
che
io
uoglia
voglia
bere,
accioche mi empia di latte.
Et
hauendo
havendo
beuuto,
bevuto,
finalmen-te
finalmente
mi
ammoniʃce,
ammonisce,
che io bea tre
uolte,
volte,
e fatto
queʃto,
questo,
e
uoltato
voltato
uerʃo
verso
di
me dice.
Mi hai tu
conoʃciuto
conosciuto
?
Riʃpondo
Rispondo
nò.
[72]
Et egli io
ʃon
son
la gratia,
laquale mai in tutte le tue
coʃe
cose
hai
laʃciata
lasciata
di rendere
à
Dio.
Ti comando
adunque,
che tu
uadi
vadi
a Mecca,
onde tu
trouerai
troverai
grandiʃs.
grandiss.
gratie,
e
be-nefici.
benefici.
D’onde ritornenai con lo
ʃplẽdore
splendore
intiero come la Luna,
qualhor
piu
ʃplende,
splende,
e terrai tutte
queʃte
queste
coʃe
cose
teco
ʃegrete,
segrete,
E toccandomi con la
ʃua
sua
mano il petto
diʃʃe.
disse.
Va con la gratia di Dio.
Egli ti dia l’abondanza
del latte,
e de benefici
ʃuoi,
suoi,
Deʃtatami
Destatami
per la grandezza della
uiʃione
visione
mi
ritrouai
ritrovai
di modo piena di latte,
che i
mei petti
ʃomigliauano
somigliavano
a
cana-li,
canali,
e tanto maggior miracolo in quel tempo mi
pareua,
pareva,
quanto che
[73]
la gente di Arabia tutta
ʃi
si
moriua
moriva
quaʃi
quasi
di fame,
per il che erano macilenti
nel
uolto,
volto,
e deboli molto.
Tutte le
caʃe
case
ʃi
si
doleuano,
dolevano,
ne
ʃi
si
udiua
udiva
altro che
uoci
voci
di ammalati,
La terra
eβendo
essendo
ʃecca,
secca,
mancaua
mancava
di ogni
uigore,
vigore,
gli
alberi non
ʃolamente
solamente
non
haueuano
havevano
i fiori,
ma non
ʃi
si
uedeuan
vedevan
pur le foglie,
ne
ʃi
si
trouaua
trovava
herba in lato
ueruno,
veruno,
Le
Selue,
Selve,
e i
Monti eran
ʃpogliati
spogliati
delle lor
uerdure.
verdure.
Tra
queʃti
questi
affanni io
ʃola
sola
haueua
haveva
fatta
ʃubita
subita
mutatiõe
mutatione,,
eʃʃendo
essendo
colorita,
graβa,
grassa,
e
freʃca,
fresca,
La onde tutti
ʃi
si
marauigliauano,
maravigliavano,
che duoi giorni fà
io
fuβi
fussi
afflitta,
e mal in
aβetto,
assetto,
&
adeβo
adesso
fuʃʃe
fusse
abondante,
e lieta,
quaʃi
quasi
come figliuola di Re,
E
coʃi
cosi
in
queʃto
questo
giorno,
eʃʃendo
essendo
io con molte altre Donne fuori
à
cercare per i
campi dell’herba
tutte
inʃieme,
insieme,
[74]
udimmo una
grãdiβ
grandiss,,
uoce,
voce,
che
diceua,
diceva,
che Dio
altiβimo,
altissimo,
e benedetto
hauea
havea
interdetto dall’oriente all’occidente,
che
nõ
non
ʃolamente
solamente
gli huomini quell’anno non
generaʃʃero,
generassero,
ma gl’Angeli,
è
i Demoni
anchora,
e
ʃolamente
solamente
queʃto
questo
era
uenuto
venuto
per cagione di un
ʃolo,
solo,
[75]
che era
nato Malchorai,
Egli e
il Sol del giorno,
e la Luna della notte,
Andate
dunque
ò
donne,
e
trouerrete
troverrete
nutrimento per i
uoʃtri
vostri
figliuoli,
Vdito
Udito
queʃto
questo
tutte
inʃieme
insieme
ritorniamo,
et
eʃʃe
esse
dicono
à
Mariti quel che
haue-uano
havevano
udito,
La onde ordinano di far il
uiaggio
viaggio
di Mecca.
Io
eʃʃendo
essendo
co’l marito,
&
ʃedendo
sedendo
ʃu
su
una
Aʃina
Asina
eʃco
esco
l’ultima fuori,
e caminando
odo il
uentre
ventre
dell’Aʃina
dell’Asina
che
riʃonaua,
risonava,
come fa quando
ʃi
si
ha beuto
ʃan-za
sanza
punto mangiare,
In
queʃto
questo
il marito mi
ʃollecita
sollecita
che io l’affretti,
e
ʃproni
sproni
à
caminare,
perche tutte l’altre erano andate innanzi,
&
io odo
da tutte le parti una
uoce
voce
che dice,
Hame Hamen,
[76]
o Halima,
Chiamo il
marito,
odi tu quel che io odo?
Et egli che
uuoi
vuoi
tu ch’io oda?
tu
ʃei
sei
paz-za,
pazza,
o che tu hai paura,
&
in un tratto da
all’Aʃina,
all’Asina,
e gridale accioche
ella camini,
laqual a
pena
ʃi
si
muoue
muove
pur dal Monte
oue
ove
erauamo,
eravamo,
giun-gemmo
giungemmo
in una
ualle,
valle,
&
ecco che ci appare uno huomo,
che
hauea
havea
in
ma-no
mano
una
ʃplendidiβima
splendidissima
ʃpada,
spada,
con la quale dando nel corpo
all’Aʃina
all’Asina
di-ce
dice
camina mò
o Halima con la pace,
e la
ʃalute
salute
di Dio per adempire gli
effetti della tua
uiʃione,
visione,
che io ti difendo da ogni huomo
cattiuo,
cattivo,
e da
ogni
ʃpirito
spirito
immondo.
Chiamo allhora il Marito,
odi tu,
e
uedi,
vedi,
quel
ch’io
ueggio,
veggio,
&
odo?
Che hai tu
pauroʃa,
paurosa,
uuoi
vuoi
tu che io oda la
doue
dove
non
è
corpo ne
uoce
voce
di
niʃʃuno
nissuno
?
&
un’altra
uolta
volta
percuote
l’aʃina,
l’asina,
la quale
gia da lo huomo con la
ʃpada
spada
era
ʃtata
stata
percoʃʃa,
percossa,
camina
ʃi
si
facilmente,
che
toʃto
tosto
aggungẽmo
aggungemmo
quell’altre genti,
che ci eran di gran lunga
trappaβate
trappassate
innanzi.
La mattina giungemmo
uicino
vicino
a Mecca due miglia,
Quiui
Quivi
ʃedendo
sedendo
eʃʃendomi
essendomi
ʃtracca,
stracca,
mando il Marito innanzi,
alla
caʃa
casa
di Abdalmutalif,
Doue
Dove
il fanciullo figliuolo di Abdalla
hauendo
havendo
rifiu-tato
rifiutato
tutte l’altre donne,
che
ui
vi
erano
uenute
venute
per allattarlo
ʃi
si
ʃtaua
stava
ʃo-lo,
solo,
eʃʃendo
essendo
quelle ritornate indietro,
&
io
ʃola
sola
entrando,
odo una
uoce,
voce,
che grida da parte
dell’Auolo
dell’Avolo
ʃuo,
suo,
ʃe
se
ui
vi
reʃta
resta
alcuna delle donne di
Be-nizat
Benizat
a
uenirci,
venirci,
perche
uuole
vuole
che ci
uegna,
vegna,
&
facciaʃi
facciasi
innanzi,
per il
che io mi
moʃtro,
mostro,
e Abdalmutalib guardando mi dice.
D’onde
ʃei
sei
tu?
Riʃpondo
Rispondo
di Benizat.
Come
è
il tuo nome?
Et io Halima,
Et egli io ho uno
mio Nipote
orfauo
orfano
[77]
il cui nome
è
Macometto,
il quale ha
recuʃato
recusato
tut-te
tutte
l’altre donne che ci
ʃono
sono
uenute
venute
ad
alleuarlo,
allevarlo,
doue
dove
che
uieni
vieni
ancho-ra
anchora
tu,
che te lo farò
uedere,
vedere,
&
io gli domando,
che prima ch’io entri mi
laʃci
lasci
di
queʃto
questo
fauellare
favellare
co’l mio Marito,
et egli
cõcedendolomi
concedendolomi,,
co’l quale ragionando,
e
uenutogli
venutogli
à
memoria la
uiʃione,
visione,
hebbe da lui licenza,
e
coʃi
cosi
preʃami
presami
Abdalmutalib per mano,
mi mena ne piu
ʃecreti
secreti
luoghi di
quella
caʃa,
casa,
doue
dove
uedẽdomi
vedendomi
Hemina madre del
bãbino
bambino
lucente come una
ʃtella,
stella,
leuata
levata
in pie,
coʃi
cosi
diʃʃe
disse
ad alta
uoce.
voce.
Gran mercè
ti ha il mio
fan-ciullo,
fanciullo,
e
grãde
grande
obligatione o
Halima,
ʃopra
sopra
il quale
è
l’oratione,
e la
ʃalute
salute
di Dio,
eβendo
essendo
egli
inuolto
involto
in un drappo piuche latte bianco,
e piu
che
muʃchio
muschio
odorifero,
con una
camiʃia
camisia
di trappunto
indoβo,
indosso,
e
dormiua,
dormiva,
io toccandolo lo
ʃueglio,
sveglio,
&
egli aprendo
gl’occhiriʃe,
gl’occhirise,
dalla
ʃua
sua
bocca
uʃciua
usciva
una luce,
che
andaua
andava
fino al cielo,
io di tanto
marauigliandomi
maravigliandomi
gli copro la faccia,
dopo gli porgo la tetta,
et egli
preʃe
prese
la
deʃtra,
destra,
[78]
Per-che
Perche
Ibenabez dice,
che egli
hauea
havea
laʃciato
lasciato
la
ʃiniʃtra
sinistra
al
ʃuo
suo
collattaneo
Daram figliuolo della nutrice.
Preʃolo
Presolo
dunq;
dunque
in braccio,
e
uolẽdomi
volendomi
ri-tornare
ritornare
al marito,
egli mi
diβe,
disse,
o Halima.
Guardãdo
Guardando
io
uidi,
vidi,
che egli
hauea
havea
il capo chinato,
e humiliato per farti honore,
e
diβe
disse
hauẽdo
havendo
portato
uia
via
il fanciullo,
rallegrati Halima,
քche
neβuna
nessuna
delle
noʃtre
nostre
donne non
ritorna indietro con tanto beneficio,
come fai tu,
[79]
la Madre mi
cõmandò
commandò
che io non
uʃciβi
uscissi
di Mecca,
fin che io non
intendeβi
intendessi
il
ʃuo
suo
parere,
e
coʃi
cosi
aʃpettãdo
aspettando,,
paβato
passato
il terzo giorno,
la quarta notte,
ʃi
si
come
auenir
avenir
ʃuo-le,
suole,
mi
deʃto
desto
a
caʃo,
caso,
e guardando
ueggo
veggo
uno huomo
ueʃtito
vestito
di
uerde
verde
quaʃi
quasi
come di
ʃmeraldo,
smeraldo,
che
ʃedeua
sedeva
al capo del fanciullo,
e continoamente
lo
baʃciaua,
basciava,
io pianamente
ʃueglio
sveglio
il marito,
accioche egli
ueda
veda
queʃto
questo
miracolo,
il che
uedendo
vedendo
egli comanda che non
ʃi
si
dica
coʃa
cosa
alcuna,
e
coʃi
cosi
paβati
passati
alcuni giorni
apparecchiandoʃi
apparecchiandosi
tutti per partire,
e noi
pa-rimente
parimente
ci partiamo,
[80]
e
ʃedendo
sedendo
in
ʃu
su
l’Aʃina
l’Asina
il marito mi porge il
fan-ciullo,
fanciullo,
e quella
quaʃi
quasi
adorandolo s’inginocchia,
et io
preʃolo
presolo
ʃi
si
leua
leva
l’Aaʃina,
l’Asina,
et alzata la
teʃta
testa
uia
via
camina,
tãto
tanto
che
trappaβano
trappassano
tutti gl’altri che s’eran partiti innanzi di noi,
il che
eβi
essi
uedendo,
vedendo,
e
maraui-gliandoʃi
maravigliandosi
forte,
Domandano o
Helima,
è
queʃta
questa
quell’Aʃina
quell’Asina
che noi
ue-demmo
vedemmo
l’altr’hieri
coʃi
cosi
triʃta,
trista,
e debole,
&
hora e
coʃi
cosi
preʃta
presta
?
Riʃpondo
Rispondo
ella
è
deβa.
dessa.
[81]
L’Aʃina
L’Asina
allhora
fauellando
favellando
con humane parole,
&
ad
alta
uoce
voce
dice,
Coʃi
Cosi
Dio mi ha da morte
riuocata
rivocata
a
uita.
vita.
O
ʃe
se
uoi
voi
ʃape-ʃte
sapeste
chi
è
colui ch’io porto,
egli
è
il Sigillo de Propheti,
egli
è
Signor de
Giudici,
miglior de primi,
e Nuntio di Dio omnipotente,
che debbio dir
piu.
Trappaβai
Trappassai
ogni altra,
e la Fortuna mi accompagnò
di modo,
che
non
ʃolamente
solamente
la mia
caʃa
casa
fu ripiena di gratie,
ma tutte l’altre alla mia
uicine
vicine
ne participarono anchora,
ʃentendo
sentendo
il
fauore
favore
della mia fortuna,
e
coʃi
cosi
fu
alleuato,
allevato,
e nudrito,
e crebbe in maniera,
che io
ʃua
sua
nudrice non
hebbe pur un minimo
faʃtidio
fastidio
di lui,
e
coʃi
cosi
il fanciullo
hauendo
havendo
comin-ciato
cominciato
ad andar con gl’altri fanciulli a
giocare,
un giorno ritornando a
caʃa
casa
dice,
Doue
Dove
ʃono
sono
i miei fratelli,
o mia madre,
che
uuol
vuol
dir,
che io
non ce li
ueggio
veggio
?
Riʃpoʃi
Risposi
che
eβi
essi
erano iti a
paʃcere
pascere
gli animali,
e che
non ritornerebbono
auanti
avanti
ʃera,
sera,
la qual
coʃa
cosa
ʃentendo,
sentendo,
cominciò
ʃubi-to
subito
fanciulleʃcamente
fanciullescamente
piagnere,
dolendoʃi
dolendosi
di non
eʃʃere
essere
andato con
lo-ro,
loro,
perche io lo conforto promettendogli la mattina mandarlo,
e lo mando co miei figliuoli,
[82]
fattogli prima attorno alcune cerimonie,
accioche
fuβe
fusse
da incanti,
e da malie
ʃicuro,
sicuro,
e
coʃi
cosi
paʃʃati
passati
molti giorni
perʃeue-rando
perseverando
l’andare,
[83]
ecco che mi
uien
vien
incontra correndo Damira mio
figli-uolo
figliuolo
eʃclamando,
esclamando,
&
empiendo la
caʃa
casa
di
ʃpauento,
spavento,
dicendo.
Correte correte altrimenti
uoi
voi
trouerete
troverete
il mio fratello Macometto
eʃʃer
esser
morto.
Il padre
corʃe
corse
là
doue
dove
era per la
nouità
novità
ʃparito,
sparito,
domandogli che
coʃa
cosa
ʃia
sia
auenuta,
avenuta,
[84]
&
eʃʃo
esso
racconta,
che tre huomini rapiron Macometto del
mezzo de i
ʃuoi
suoi
compagni,
e lo portarono in cima ad uno Monte,
e apertogli il corpo,
che lo
haueã
havean
tutto
ʃuiʃcerato,
sviscerato,
all’hora noi corremmo,
e lo
ritrouamo
ritrovamo
in
ʃul
sul
Monte ma
ʃano,
sano,
&
ʃaluo
salvo
ʃanz’alcuna
sanz’alcuna
leʃione.
lesione.
Non dimeno dolenti l’addomandiamo di quel che gli
ʃia
sia
accaduto,
egli
quaʃi
quasi
sbigottito
riʃponde,
risponde,
Tre huomini
cauandomi
cavandomi
de
Paʃcholi
Pascholi
mi
conduʃʃero
condussero
qui,
Il primo mi
ʃparò
sparò
fino al bellico
ʃanza
sanza
farmi
pũto
punto
di male,
e mi
lauo
lavo
le
uiʃcere,
viscere,
e fecele bianche come
neue,
neve,
Il
ʃecondo
secondo
mi parti il core in due
parti,
e
cauando
cavando
del mezzo un grano negro,
&
gettandolo
uia,
via,
diʃʃe,
disse,
queʃta
questa
è
la portione del
Diauolo,
Diavolo,
Il terzo mi
rimeʃʃe
rimesse
le
uiʃcere
viscere
nel
uen-tre,
ventre,
e ritornommi come
uoi
voi
uedete
vedete
ch’io
ʃono.
sono.
E fatto
queʃto
questo
mi
peʃaro
pesaro
in una
bilãcia
bilancia
ponendo da un de lati dieci huomini,
e da l’altro io
ʃolo,
solo,
ilquale
uencendoli
vencendoli
ui
vi
aggiunʃero
aggiunsero
dieci altri,
nondimeno la mia banda
ʃtette
stette
di
ʃopra,
sopra,
e fatto
queʃto
questo
un di loro
diʃʃe
disse
non
ʃi
si
peʃi
pesi
piu,
perche tutta la
moltitudine de gli huomini
inʃieme
insieme
adunata non può
tanto come egli
puo,
[85]
Et
baʃciatomi
basciatomi
il capo,
e la fronte
ʃe
se
nandarono,
n’andarono,
tuttauia
tuttavia
moʃtrandone
mostrandone
come
ʃi
si
partiuano
partivano
all’hora,
[86]
udito noi
queʃto
questo
lo conducemmo tutto
tremante ad uno
Aʃtrologo,
Astrologo,
che era
quiui
quivi
uicino,
vicino,
e
uolendogli
volendogli
noi
rac-contar
raccontar
la
coʃa
cosa
diʃʃe,
disse,
che la
uolea
volea
udir da lui,
&
egli per ordine gli dice
il tutto,
apena
hauea
havea
finito di ragionare,
che
l’Aʃtrologo
l’Astrologo
tutto
infiam-mato
infiammato
di
ʃpirito
spirito
diʃtendendo
distendendo
le mani
preʃe
prese
il fanciullo,
estringendolo grida
.
Credete
à
coʃtui
costui
ʃe
se
uolete
volete
uedere
vedere
la
rouina
rovina
della fede
noʃtra,
nostra,
e
del-la
della
religione,
O turba de gli Dei,
ʃoccorrete
soccorrete
o popoli
ʃe
se
punto
ui
vi
muoue
muove
la loro religione,
non
uogliate
vogliate
patire tanta
rouina,
rovina,
occidetemi con
eʃʃo
esso
lui?
[87]
Io tolto il fanciullo per forza lo conduco a
caʃa,
casa,
e
quiui
quivi
da
ui-cini
vicini
ʃon
son
conʃigliata,
consigliata,
che
eʃʃendo
essendo
egli
alleuato
allevato
lo mandi
à
ʃuoi
suoi
parenti,
ilche
inteʃo
inteso
mi parto co’l fanciullo,
e
uò
vò
à
Mecca,
[88]
&
entrata per la por
ta maggiore,
quiui
quivi
trouo
trovo
il Senato che
ʃedeua,
sedeva,
&
eʃʃendo
essendo
io
meʃʃa
messa
à
ʃedere
sedere
per udire quello che
ʃi
si
agitaua
agitava
dauanti,
davanti,
ecco che il fanciullo mi
ʃpariʃʃe
sparisse
di mano,
per il che
ʃpauentata
spaventata
comincio
à
gridare,
chi me lo ha
tolto?
o chi lo hà
ueduto
veduto
?
Tutti affermano di non lo
hauer
haver
ueduto,
veduto,
on-d’io
ond’io
piu che mai infuriata gridando lo cerco tutta
lagrimoʃa,
lagrimosa,
e
pian-gente.
piangente.
Gli huomini mi
uengono
vengono
intorno per confortarmi,
e mentre che
fauellano
favellano
un
uecchio
vecchio
tutto tremante appoggiato
ʃul
sul
baʃtone,
bastone,
che egli
hauea
havea
in mano mi dice,
che io
uada
vada
ad Hahel,
il quale con la
ʃua
sua
riʃpoʃta
risposta
me lo
inʃegnarà,
insegnarà,
&
io
riʃpondendogli,
rispondendogli,
che in
uano
vano
addomanderei
à
gli
Dei,
concioʃia
conciosia
che
eβi
essi
lo habbino
à
ʃoʃpetto,
sospetto,
Mi
diʃʃe,
disse,
ʃeguimi
seguimi
dun-que,
dunque,
e io ne addomanderò
per te.
Lo
ʃeguo,
seguo,
e il
uecchio
vecchio
entrato s’inchina ad Hahel Prencipe,
e
à
ʃuoi
suoi
compagni Dii,
e
baʃciatili
basciatili
à
tutti le
gi-nocchia,
ginocchia,
e le mani
ʃopplica,
sopplica,
e prega per il fanciullo Macometto
figli-uolo
figliuolo
di Abdalla,
figliuolo di Abdalmutalib,
[89]
Allhora Hahel con la
ʃua
sua
moltitudine intorno tremando
riʃpoʃe.
rispose.
Tu dunque
uecchio
vecchio
ʃtolto
stolto
uie-ni
vieni
à
darci noia nominando colui,
che
è
nato per
noʃtra
nostra
rouina
rovina
?
Parti-ti
Partiti
di qua
inuecchito,
invecchito,
e pazzo,
ti
ʃei
sei
tu però
tanto indebilito co’l
cer-uello
cervello
che delle
coʃe
cose
tue dimenticatoti,
tratti
coʃi
cosi
l’altrui
coʃe
cose
ʃtra-ne
strane
?
Io addolorata tutta mi parto,
e mi
penʃo
penso
di dirlo ad Abdalmutalib
innanzi che egli
ʃenta
senta
da altri il romore.
Egli udito
queʃto
questo
con gran
romore mette
ʃottoʃopra
sottosopra
tutta la città,
e
preʃa
presa
la
ʃpada
spada
dice,
qual
in-uidia
invidia
mi ha tolto il mio Nipote Macometto?
io faro hoggi tal
uendet-ta,
vendetta,
qual non udi mai
ʃecolo
secolo
alcuno.
A
queʃto
questo
i Primi della terra gli
uanno
vanno
intorno,
e il Popolo,
confortandolo,
e dicendo,
e perche
queʃto
questo
Si-gnore
Signore
?
Non
poʃʃiamo
possiamo
noi cercar per tutte le
prouincie,
provincie,
e
ueder
veder
di
tro-uarlo
trovarlo
?
e
coʃi
cosi
fecero,
ma indarno
conʃumorono
consumorono
il tempo.
Il Re
impatiente entra nel Tempio per
ʃalutar
salutar
gli Dei,
cercando
con
queʃto
questo
mezzo di
trouar
trovar
il fanciullo.
In
queʃto
questo
ode
una
uoce
voce
dal Cielo,
che lo
trouerebbe
troverebbe
appreʃʃo
appresso
il fiume Tahene
ʃotto
sotto
l’arbore Heremì,
uanno
vanno
le
genti
à
cercarlo,
trouatolo
trovatolo
lo menano con
grandiβima
grandissima
feʃta,
festa,
&
allegrezza.
Io per i
doni datimi tutta contenta,
e ricca me ne ritorno alle mie
caʃe
case
ringratiando Dio
di tanta
uentura.
ventura.
La Vita i
coʃtumi
costumi
la forma la
ʃtatura,
statura,
e l’oppinioni di Macometto.
CAPIT
.V.
V.
IN
QVESTO
QUESTO
tempo la Madre di Macometto andando
à
Mecca per
uiaggio
viaggio
ammalò,
e mori,
&
il fanciullo homai
fatto di quattro anni fù
reʃtituito
restituito
dalla Balia
all’Auo
all’Avo
Ab-dalmutalif,
Abdalmutalif,
co’l quale
uiʃʃe
visse
ott’anni,
e non piu,
perche egli
poi mori,
[90]
dopò
il quale gli fù
dato un Seraphino
à
cuʃtodia
custodia
ʃua
sua
per
ʃpa-tio
spatio
di tre anni,
non mai
uiduto
viduto
da lui,
auenga
avenga
che
ʃentito.
sentito.
Dapoi raccommandato all’Agnolo Gabriello,
ʃotto
sotto
la cui tutella
ʃtette
stette
uintinoue
vintinove
an-ni,
anni,
dal quale
peruenuto
pervenuto
alli quaranta anni
riceuue
ricevve
la legge,
tenendola
naʃcoʃa
nascosa
tre anni,
con
niʃʃuno
nissuno
cõmunicandola
communicandola
ʃe
se
non con alcuni
ʃuoi
suoi
per-ʃuaʃi,
persuasi,
co’l
fauore
favore
de i
quali per mezzo di
queʃta
questa
Religione fu
aʃʃonto
assonto
al
Ponteficato,
e Prencipato de gli Arabi,
e Sarracini,
&
attorno deceotto
meʃi
mesi
dietro fù
portato dall’Angelo
ʃopra
sopra
di uno animale di natura
tra
aʃino,
asino,
e mullo,
E quindi da quello
medeʃimo
medesimo
rapito in Cielo,
e
ritor-nato
ritornato
in Terra,
doue
dove
tolʃe
tolse
Eubocara,
Ali,
e Zaid per compagni
à
queʃta
questa
impreʃa,
impresa,
et andò
à
Zaif,
doue
dove
cominciò
ad
inʃegnare
insegnare
queʃta
questa
legge publicamente,
facendoʃi
facendosi
chiamare da tutti Propheta,
e de quindi
ʃe
se
ne ritornò
a Mecca,
per diece anni andando hora in
queʃto
questo
luogo,
&
hora in
queʃt’altro,
quest’altro,
ʃecondo
secondo
che era guidato dalla
ʃperanza
speranza
di poter
conuerti-re
convertire
le genti alla legge
ʃua,
sua,
promettendogli il
Paradiʃo,
Paradiso,
ʃeruando
servando
una
cõtinoua
continova
grauità
gravità
ʃenza
senza
mai dire moto ne burla alcuna,
ʃi
si
fattamente che
all’oʃʃeruanza
all’osservanza
di quella alletti tutte le famiglie di quei
Paeʃi.
Paesi.
E là
ʃi
si
eleʃʃe
elesse
alcuni huomini da lui
conuertiti
convertiti
uno per
caʃa
casa
à
ʃecurita
securita
della
ʃua
sua
perʃona,
persona,
i quali
confidandoʃi
confidandosi
della loro fortezza,
e
uedendolo
vedendolo
anchora
freddamente predicare,
[91]
diʃʃero
dissero
a Macometto,
perche con piu animo,
e
con piu rigore non
publicaʃʃe
publicasse
la legge,
concioʃia
conciosia
che tanto
è
la loro
po-tenza
potenza
che da gl’increduli
ʃi
si
potrebbe
à
forza far
oʃʃeruare,
osservare,
altrimen-ti
altrimenti
non patirebbero
queʃta
questa
ingiuria,
à
i quali
eʃponendo
esponendo
il parer
ʃuo
suo
riʃpoʃe
rispose
in
queʃto
questo
modo.
[92]
Io
ò
Amici fedeli
ʃempre
sempre
con grande
eʃpettatione
espettatione
hò
deʃiderato
desiderato
imporre la legge datami dall’Angelo Gabriello,
la qual mai
fin’hora non hò
ceʃʃato
cessato
di predicare,
&
è
tanto penetrata ne cuori de
buoni che non
ui
vi
è
ʃtato
stato
meʃtieri
mestieri
allettamẽto
allettamento,,
ne forza alcuna,
Hora mò
si per
ʃatisfare
satisfare
à
i
uoʃtri
vostri
uoleri,
voleri,
e
ʃi
si
per
eʃʃequire
essequire
i mandati di Dio fat
timi per l’Angelo,
Sarete contenti alli diece di Dulchera
[93]
attorno
Paʃ-qua,
Pasqua,
che alla
preʃentia
presentia
uostra
vostra
impona la legge che grandemente
deʃidero,
desidero,
accio che con il
uoʃtro
vostro
fauore
favore
ʃia
sia
maggiormente accettata,
e
ui
vi
pro-metto
prometto
in guidardone di cotal opera il
Paradiʃo.
Paradiso.
[94]
A cui Zaid figliuolo di
Zuzara dopo molte parole in
riʃpoʃta
risposta
del Propheta,
diʃʃe
disse
giurando
ac-cettare
accettare
la fede,
che egli
predicaua,
predicava,
e
preʃtargli
prestargli
ogni aiuto
à
fauore
favore
di
quella,
e quando il
biʃogno
bisogno
il
ricercaʃʃe
ricercasse
eʃporre
esporre
la
uita
vita
ʃenza
senza
alcun
ri-ʃpiarmo,
rispiarmo,
&
Aomar
cauata
cavata
la
ʃpada
spada
giuro
medeʃimamente,
medesimamente,
che per lui
nõ
non
ʃi
si
celebrarebbe altra legge che quella che Macometto farebbe
oʃʃeruare,
osservare,
&
il
ʃimile
simile
fecero gli altri tutti.
Andato dunque a
Mecca
menan-do
menando
ʃeco
seco
Eubocara,
Ali,
Zaid,
Thalba,
Bihel,
Comen,
e Azubair con
tanti altri anchora per lui
conuertiti
convertiti
che
aʃceʃero
ascesero
al numero di
qua-ranta,
quaranta,
de i
quali
ʃuoi
suoi
fautori
confidandoʃi,
confidandosi,
ʃi
si
miβe
misse
à
predicare con molta audatia,
e baldanza facendo in picciolo tempo profitto
grandiʃʃimo,
grandissimo,
hora con le parole,
&
hora con la
ʃpada,
spada,
ʃecondo
secondo
che il
biʃogno
bisogno
il
ri-chiedeua.
richiedeva.
[95]
Poi per commandamento di Dio andò
à
Gietrib con il campo
delli
ʃuoi
suoi
fedeli,
laʃciando
lasciando
à
Mecca Ali alla guardia delle
coʃe
cose
eʃpoʃte,
esposte,
à
i piedi loro in commune,
[96]
con ordine che dopo alcun di quelle rendute
lo
ʃeguitaʃʃe
seguitasse
al Monte Tauro,
doue
dove
in una
cauerna
caverna
ui
vi
ʃtette
stette
due di,
e tre
notti,
e
mõtati
montati
Macometto,
e gli altri principali della compagnia
ʃopra
sopra
duoi Cameli menatili da Aomar,
&
Adala di qui
ʃe
se
nando
à
Minabat,
e
ui
vi
ʃtette
stette
un di,
&
una notte,
poʃcia
poscia
ʃtettero
stettero
con Aomar quattro di,
e finalmente
peruennero
pervennero
à
Gietrib
à
i dodeci di Rabe primo,
[97]
nella
ʃeconda
seconda
Feria,
doue
dove
ritrouò
ritrovò
gran ricchezza di coloro,
che
laʃciati
lasciati
la prima coltura s’erano
conuertiti
convertiti
alla Religione di Macometto,
tal che
ui
vi
ʃtette
stette
deʃeʃette
desesette
meʃi
mesi
orãdo
orando
piu di cento
uolte
volte
con la faccia
ʃempre
sempre
uolta
volta
à
Gieruʃalemme,
Gierusalemme,
per il che
caʃtigato
castigato
da Dio,
quando poi
faceua
faceva
oratione
ʃi
si
uoltaua
voltava
uerʃo
verso
Alkaba.
MACOMETTO due anni dopò
che
ʃi
si
parti di Mecca
[98]
alli quatordeci di Romadan,
che
è
di Settembre la
ʃeʃta
sesta
Feria,
fece la prima
bat-taglia
battaglia
ք
intrarui,
intrarvi,
e quattro anni dopò
ne di di Albandara,
di Zeab cioè
di
Agoʃto
Agosto
fece la
ʃeconda,
seconda,
e duoi anni dietro di Dulchera di Decembre,
la terza,
e
ʃette
sette
anni dopò
di Romadan ch’è
il
meʃe
mese
di Settembre la
eʃpugno,
espugno,
&
entro dentro,
doue
dove
per quindeci notti
ʃtette
stette
diuotamente
divotamente
in orationi,
e di quindi
partitoʃi
partitosi
per Hunaim
uinʃe
vinse
anchora quella natione,
e
ritrouato
ritrovato
gran copia di robba,
ʃpoglie,
spoglie,
e trophei,
tolʃe
tolse
ogni
coʃa,
cosa,
e le
diuiʃe
divise
ugualmente tra loro,
poi andò
all’aʃʃedio
all’assedio
di Tarf,
doue
dove
ʃtandoui
standovi
attorno un
meʃe,
mese,
hauendoʃi
havendosi
faticato in
uano,
vano,
ʃi
si
leuò
levò
dall’impreʃa,
dall’impresa,
e
ri-tornò
ritornò
à
Gietrib,
e qui costitui Signore di Mecca Azeib,
ilquale
all’ho-ra
all’hora
all’hora fece l’entrata accompagnato da gli
ʃuoi
suoi
Arabi,
e
Sarraci-ni,
Sarracini,
&
anchora in
queʃto
questo
anno,
che
è
l’ottauo
l’ottavo
dopò
la partita di
Maco-metto
Macometto
fù
fatto da lui
gouernatore
governatore
di quella Città
Moaad figliuolo di
Gadel,
con
commiʃione
commisione
che Morendo il Propheta
fuʃʃe
fusse
tenuto
mante-nere
mantenere
la legge,
e farla puntalmente
oʃʃeruare,
osservare,
&
in
queʃto
questo
mezzo
ren-dere
rendere
ragione
à
quei popoli di Mecca,
e
coʃi
cosi
ordinate le
coʃe,
cose,
ʃe
se
n’andò
à
Tambich con tutto il
ʃuo
suo
eʃʃercito,
essercito,
e la fabricò
un tempio,
che
ancho-ra
anchora
dura,
e di
queʃto
questo
loco mandò
Zalid,
e Mehmelid a
Alozaida
figliuo-lo
figliuolo
di Almathaliff Rè
di Aliendel,
e quello
uinto,
vinto,
e fatto tributario
re-miʃʃero
remissero
nel
ʃuo
suo
Regno,
e ritornato Macometto
à
Gietrib
cõmandò
commandò
che
Eubocara
andaʃʃe
andasse
con la
ʃua
sua
gente peregrinando a
Mecca con
cõmiβione
commissione
che non
ui
vi
laʃciaʃʃe
lasciasse
uʃcire
uscire
di quella città
alcuno,
ne che altri
entro-duceʃʃe,
entroducesse,
che quelli della legge
ʃua,
sua,
e
coʃi
cosi
l’anno decimo Mecca fu riempita del popolo
ʃolamente
solamente
che
credeua
credeva
al Propheta,
e
conuerti
converti
tutta
l’Arabia
ʃanza
sanza
difficoltà
ueruna,
veruna,
con gran
concorʃo
concorso
di quelle genti.
[99]
Ilche
uedendo
vedendo
s’auiʃò
s’avisò
dimandare
à
Re
circonuicini
circonvicini
pregare che
ueniʃ-ʃero
venissero
anchora loro
à
queʃta
questa
Religione,
de i
quali ne
uennero
vennero
alcuni.
Mandando un
meβo
messo
à
Rezre Re di
Perʃia
Persia
con
ʃue
sue
lettere a
queʃto
questo
ef-fetto
effetto
ʃigillate
sigillate
con uno annello di bolla d’argento nel quale era
intaglia-te
intagliate
queʃte
queste
parole,
Macometto Nuntio di Dio,
&
e Dechera figliuolo di
Aaifa all’Imperadore de Romani.
Aomar figliuolo di
Alaʃci
Alasci
al Re
Cinna.
Alale ad uno Signore di due Mari.
Animarata figliuolo di
Mu-maia
Mumaia
al Re di Ethiopia,
Aehalib
figlinolo
figliuolo
di Rabea
à
Iabala Re di
Heʃtem,
Hestem,
Eʃtana
Estana
ad Alun Karitz Re di
Aleʃʃandria.
Alessandria.
E in quel
mede-ʃimo
medesimo
anno alla fine di Dulchada
[100]
uenne
venne
Macometto
à
Mecca,
&
eʃpet-tando
espettando
uno
ʃolenne
solenne
giorno mostrò
loro publicamente le leggi gia da
lui date,
poi
ʃi
si
ritornò
à
Gietrib,
eui
e vi
ʃtette
stette
tutto Almuhara,
[101]
e
Sa-phar
Saphar
[102]
dell’anno undecimo finalmente alli dodeci di Rabe primo,
[103]
nella
ʃeconda
seconda
Feria mori.
Hauendo
Havendo
per dieci anni intieri regnato.
[104]
Il luogo
poi della
ʃua
sua
ʃepoltura
sepoltura
Dio lo
eleʃʃe
elesse
in
caʃa
casa
di
Aiʃca
Aisca
ʃua
sua
moglie
figli-uola
figliuola
di Eubocara in quella Camera
doue
dove
egli
ʃoleua
soleva
dormire,
la quale
come quella,
che molto bene
ʃapeua
sapeva
tutta la
uita,
vita,
e i
coʃtumi
costumi
ʃuoi
suoi
[105]
con-feʃʃò
confessò
poi che
ʃpeʃʃo
spesso
era
trauagliato
travagliato
da quello
abhomineuole
abhominevole
male
cadu-co,
caduco,
per il quale finalmente mori,
[106]
doue
dove
fino al di
preʃente
presente
ʃi
si
uede
vede
edi-ficato
edificato
un tempio di pietre cotte,
nel quale
è
ʃepolto
sepolto
il corpo
ʃuo
suo
inuol-
to
involto
in tre panni bianchi
ʃenza
senza
altra
ueʃte
veste
Regale ne
camiʃia.
camisia.
[107]
Alcuni
domandati di che eta egli
mostraua
mostrava
eʃʃere,
essere,
riʃpondeuano
rispondevano
che egli
ha-ueua
haveva
nel mento pochi peli che
cominciaʃʃero
cominciassero
a
diuenir
divenir
canuti,
e che
non di meno
ʃoleua
soleva
aʃcondere
ascondere
quella bianchezza con alcuni unguenti,
e colori,
Et Ali addomandato da alcuni altri della qualita
ʃua
sua
ʃimilmente
similmente
riʃpondeua,
rispondeva,
che egli
hauea
havea
gran capo,
la faccia tra bianca,
e
ne-ra,
nera,
e la pelle di
conueniente
conveniente
colore,
la barba
lunghiβima,
lunghissima,
e le gambe di
aʃʃai
assai
conueneuol
convenevol
forma,
e che caminando
aβimigliaua
assimigliava
il moto
piace-uole
piacevole
dell’acqua d’un fiume che
ʃcende,
scende,
[108]
affermando di non
hauere
havere
mai
ueduto
veduto
perʃona
persona
degna di tanto honore,
e
coʃi
cosi
riuerenda
riverenda
quanto era
Macometto per la buona
phiʃonomia
phisonomia
che egli
haueua,
haveva,
la faccia
ʃua
sua
di
ʃplendore
splendore
trappaʃʃò
trappassò
ogni altra faccia di tutte le genti che furono
in alcun tempo,
non
eʃʃendo
essendo
però
meno benigno ne magnanimo di
cuore,
onde
à
Gietrib un giorno
eʃʃendo
essendo
a
cauallo,
cavallo,
e quello facendo
ʃtrabocheuolmente
strabochevolmente
correre,
diede cagione a
quelli che ciò
uedeua-no
vedevano
di temere di qualche
ʃuo
suo
infortunio,
e da loro pregato che
ui
vi
ʃi
si
re-ʃtaʃʃe,
restasse,
diʃʃe
disse
piaceuolmente
piacevolmente
riʃpondendo,
rispondendo,
che quel
cauallo
cavallo
era
ʃimile
simile
al
mare,
[109]
era
ʃolito
solito
à
predicare
à
ʃuoi
suoi
ʃempre
sempre
eʃʃortandoli
essortandoli
ad
eʃʃequire
essequire
la
uolonta
volonta
ʃua,
sua,
la quale era che
ubbidiʃʃero
ubbidissero
alle leggi,
e
commanda-menti
commandamenti
ʃuoi,
suoi,
godendoʃi
godendosi
fra loro con
corriʃpondente,
corrispondente,
e fermo amore
tutto quel bene,
e quel male che gli
ʃopraueniʃʃe,
sopravenisse,
ʃopra
sopra
ogni
coʃa
cosa
aʃte-nendoʃi
astenendosi
dalle altrui mogli,
e qual
ʃi
si
uoglia
voglia
altro male,
uietando
vietando
lo-ro
loro
credere,
che Dio
haueʃʃe
havesse
poʃto
posto
nome all’huomo prima che
l’ha-ueʃʃe
l’havesse
creato,
E
uuole
vuole
che il fanciullo
ʃtia
stia
nel corpo della Madre i
pri-mi
primi
quaranta di della
ʃua
sua
generatione,
nel
ʃeme
seme
ʃolamente
solamente
del quale
è
generato,
e che dopo altri quaranta di
ʃi
si
conuerta
converta
in color di
ʃan-gue,
sangue,
doue
dove
che ne
ʃeguenti
seguenti
altri quaranta giorni
ʃi
si
fà
di carne,
e
co-mincia
comincia
pigliar la forma,
&
i liniamenti del corpo,
facendoʃi
facendosi
finalmente perfetto in
queʃto
questo
numero quadragenario,
E che Iddio all’hora gli
mandì
mandi
l’Angelo che
ʃpiri
spiri
in quel feto l’anima,
preʃcriuendogli
prescrivendogli
quattro
neceʃʃarie
necessarie
coʃe,
cose,
come egli habbia a
uiuere,
vivere,
quanto lungamente,
qual
ʃia
sia
la
ʃorte
sorte
ʃua,
sua,
&
ultimamente quali opere,
o buone,
o ree habbino di
neceβita
necessita
ad
eʃʃer
esser
le
ʃue,
sue,
e
ʃe
se
buoni habbia
hauere
havere
il
Paradiʃo,
Paradiso,
e
ʃe
se
ree
il fuoco eterno
ʃecondo
secondo
che dall’Angelo gli
ʃara
sara
ʃtato
stato
ʃortito.
sortito.
[110]
La onde
quantunque
ʃi
si
affatticheranno in
acquiʃtar
acquistar
il
Paradiʃo,
Paradiso,
non di meno
neceʃʃariamente
necessariamente
ritorneranno all’opere a
loro
preʃcritte
prescritte
per
uolon-ta
volonta
di Dio,
ʃopra
sopra
il quale non
è
altro Dio.
[111]
[112]
Fu un huomo a
cui
apparue
apparve
in
ʃogno
sogno
Macometto,
ilquale
eʃʃendo
essendo
come in luogo
eleuato,
elevato,
e
diʃtinto
distinto
in
vij.
vii.
gradi,
pareuagli
parevagli
che
ʃi
si
poʃaʃʃe
posasse
in
ʃul
sul
ʃeʃto,
sesto,
il buon huomo
hauen-dolo
havendolo
riferito al Propheta,
hebbe da lui
queʃta
questa
interpretatione,
il loco che
tu hai
ʃognato
sognato
è
il Mondo,
ilquale
ʃi
si
come
è
diʃtinto
distinto
in
ʃpaci,
spaci,
coʃi
cosi
quei
gradi
ʃignificano
significano
i
milleʃimi
millesimi
anni di quello,
e
coʃi
cosi
anchora ti dico ch’io
uerro
verro
nel
ʃeʃto
sesto
millenario,
nelquale noi
ʃiamo,
siamo,
e dopò
me non
è
per
uenire
venire
altro propheta,
[113]
perche
preʃto
presto
ʃara
sara
il fine del Mondo,
ilquale all’hora
ʃara
sara
quando che il Sole
naʃcera
nascera
in occidente,
e manchera nell’oriente.
Alcuna
uolta
volta
domandato Macometto quando gli fù
commandato che
fuʃʃe
fusse
Propheta,
riʃpoʃe
rispose
nel
ʃpacio
spacio
del tempo che
è
tra la creatione del
corpo di Adamo,
e la
iʃpiratione
ispiratione
dell’anima
ʃua.
sua.
E
ʃecondo
secondo
che
ʃcriue
scrive
Nabeth
{114}
addimandato quanti anni
fuʃʃero
fussero
paʃʃati
passati
da Adamo fino
à
lui,
coʃi
cosi
riʃpoʃe
rispose
in
queʃta
questa
maniera.
[114]
Adamo fù
innanzi
à
Noe MCCXLII.
anni,
Da Noe ad Abramo
corʃero.
corsero.
MLXXX.
anni.
Tra
Adamo,
Abramo,
e
Moʃè
Mosè
furono.
DLXV anni.
Tra
Moʃè,
Mosè,
e
Dauid.
David.
DLXVIII.
Tra
Dauid,
David,
e CHRISTO.
MDL.
e finalmente tra
GIESV
GIESU
CHRISTO,
e Macometto furono.
DXX.
anni,
e che tra
Moʃe,
Mose,
e CHRISTO,
de
figliuoli
d’Iʃraele
d’Israele
ʃono
sono
ʃtati.
stati.
M.
Propheti,
ʃenza
senza
quelli dell’altre genti,
E tra CHRISTO,
e Macometto quattro de predetti.
Sono
dun-que
dunque
tra Adamo,
e Macometto.
DCCCCXXVI.
anni.
{116}
Apreʃʃo
Apresso
diʃʃe
disse
che MARIA,
Madre di CHRISTO,
la cui
uita
vita
fù
.LXII.
LXII.
anni,
dopò
il figliuolo
uiʃʃe
visse
V.
anni.
E che Seth
ʃopra
sopra
Adamo morto aiutandolo Gabriello fece XCV.
orationi,
quantunque hoggidi
ʃi
si
oʃʃerui
osservi
in
quelle il numero quinario,
percioche per Adamo huomo ne furon fatte
V.
e XC.
per il Padre,
e Duce di tutte le genti.
Il principio dell’oratione fù,
&
è
in
queʃta
questa
maniera.
Alla
uua
uva
Ackbar,
ciò
è
Dio di tutte
le
coʃe
cose
grandiβimo,
grandissimo,
e ottimo.
[115]
Poi
diʃʃe,
disse,
che
ʃono
sono
ʃtati
stati
cento,
e
uinti
vinti
mi-lia
milia
Propheti,
e
.CCCXXV.
CCCXXV.
mandati da Dio al Mondo
à
predicare,
d’iquali V.
furono Hebrei,
Adamo,
Seth,
Eʃdriz,
Esdriz,
Noe,
&
Abramo,
e
.V.
V.
de gli Arabi,
Luch,
Schale,
Iʃmahele,
Ismahele,
Schaib,
e Macometto.
Et
inʃieme
insieme
che tre di
queʃti
questi
dierono leggi ottime,
e buone,
ciò
è
Noè,
Abramo,
&
eʃʃo
esso
Macometto con la forza,
e potenza loro,
&
il primo de Hebrei fù
Moʃè,
Mosè,
e l’ultimo CHRISTO,
e con
queʃto
questo
diʃʃe
disse
che furon mandati
dal cielo
à
Propheti CIIII.
libri dei quali
.L.
L.
furon dati
à
Seth,
à
Moʃe
Mose
il
Teʃtamento,
Testamento,
à
Dauid
David
il Saltero,
L’Euangelio
L’Evangelio
à
CHRISTO,
&
à
Macometto l’Alcorano,
Appreʃʃo
Appresso
il quale tenne quella dignita
Taidem figliuolo di Katz,
che
appreʃʃo
appresso
il Re
ʃuol
suol
tenere il gran
Ma-
ʃtro
Mastro
della
giuʃtitia.
giustitia.
[116]
I
ʃuoi
suoi
ʃcrittori
scrittori
o Cancellieri furono Zaid figliuolo
di Tebit,
e Inoaipha figliuolo di Effiettu.
[117]
Conduʃʃe
Condusse
xix.
Eʃʃerciti,
Esserciti,
An-dò
Andò
due
uolte
volte
in peregrinaggio di Dulchada.
Viʃito
Visito
quattro
uolte
volte
Mec-ca.
Mecca.
L’anno
ʃequente
sequente
anchora di Dulchada una
uolta,
volta,
&
il
medeʃimo
medesimo
meʃe
mese
ui
vi
fù
due
uolte,
volte,
&
hauendo
havendo
condotto
ʃeco
seco
gran preda le
diuiʃe.
divise.
E
di
queʃto
questo
iʃteʃʃo
istesso
meʃe
mese
facendo il terzo peregrinaggio
uenne
venne
à
Mecca
doue
dove
mori,
hauendo
havendo
uiʃʃo
visso
anni
.LXIII.
LXIII.
Eleʃʃe
Elesse
dodeci della
caʃa
casa
di
Choraʃe
Chorase
che
haueʃʃero
havessero
a regnare dopo la morte
ʃua,
sua,
alli quali tutti
prediʃʃe
predisse
le
ʃue
sue
fortune,
dicendo,
che Eubocara harrebbe
uita
vita
breue,
breve,
il
ʃecondo
secondo
che
era Arabo,
diʃʃe
disse
che
ʃarebbe
sarebbe
ottimo,
et di Aomar figliuolo di Alhatab
diβe,
disse,
che
uiuerebbe
viverebbe
gran tempo,
finalmente gli mancherebbe la
uita
vita
per
giuʃtitia,
giustitia,
il Propheta
[118]
à
queʃto
questo
uoltatoʃi
voltatosi
diʃʃe.
disse.
Quantunque Dio ti
ueʃtiʃʃe
vestisse
la
ʃua
sua
camiʃia,
camisia,
per
queʃto
questo
non lo
uoler
voler
forzar alla tua
uolontà,
volontà,
altrimenti Iddio nelle cui mani
è
la mia anima,
piu facilmente
conce-derà
concederà
il
Paradiʃo
Paradiso
ad un Camelo ch’a te.
Diʃʃe
Disse
egli
medeʃimo
medesimo
che dopo
lui
ʃarebbero
sarebbero
oʃʃeruati
osservati
i commandamenti della
ʃua
sua
legge con
diligen-za,
diligenza,
e fermezza.
Eʃʃaltò
Essaltò
molto
.xij.
xii.
ʃuoi
suoi
uicari,
vicari,
i quali lo
ʃeguirono.
seguirono.
Fu
domandato chi dopo i
.xij.
xii.
rimarrebbe,
riʃpoʃe
rispose
auerranno
averranno
molte
coʃe
cose
contrarie.
Abdalla figliuolo di Monoz.
Addomandato
teʃtifico
testifico
che il
Propheta
haueβi
havessi
affermato
.xij.
xii.
ʃuoi
suoi
huomini
douer
dover
dopo
ʃe
se
regnare
ʃecondo
secondo
il
coʃtume,
costume,
e il numero de
ʃuoi
suoi
ʃudditi
sudditi
di
Moʃe.
Mose.
Eʃʃendo
Essendo
Maco-metto
Macometto
entrato in uno horto d’un
ʃuo
suo
famigliare chiamato Neg,
[119]
com-mandò
commandò
che
fuʃʃe
fusse
entrodotto dentro qual
ʃi
si
foʃʃe
fosse
che
ui
vi
batteʃʃe
battesse
alla porta,
dicendo perche dopo me regeranno il mio popolo,
&
harranno in
premio il
Paradiʃo,
Paradiso,
colui dunque obedendo al padrone
introduʃʃe
introdusse
Eubocara poi introducendo Amor per commandamento del Propheta gli
diʃʃe,
disse,
Regnerai dopo Eubocara,
e
poʃʃederai
possederai
il
Paradiʃo.
Paradiso.
Il terzo che
pic-chio
picchio
fù
Odmẽ
Odmen,,
alquale il detto
ʃeruo
servo
auiʃato
avisato
dal Propheta gli
diʃʃe.
disse.
dopo il
gouerno
governo
d’Aomar tu
ʃarai
sarai
priuato
privato
della
uita.
vita.
Egli udito
queʃto,
questo,
e
di cio
faʃtidito,
fastidito,
entrodotto ando dal Propheta,
e
diʃʃe
disse
dopò
ch’io ho
fat-to
fatto
la
profeβione
professione
della legge tua.
Io non ho detto alcuna bugia,
non ho
deʃiderato
desiderato
l’altrui
coʃe,
cose,
ne mi ho toccato il membro
maʃchile
maschile
con la man
dritta,
il Propheta
riʃpondendogli
rispondendogli
affermo il futuro
ʃenz’alcun
senz’alcun
dubio,
il cui parere
è
queʃto,
questo,
[120]
che
neʃʃuno
nessuno
che
gouerna
governa
non intrerra in
Para-diʃo,
Paradiso,
ʃe
se
prima non reggera bene il popolo,
alquale egli
è
prepoʃto,
preposto,
ʃi
si
come
ʃi
si
conuiene.
conviene.
Ogni huomo ch’è
preʃidente
presidente
al reggimento di
.x.
x.
huomini
uerra
verra
al giudicio con le mani
ʃtrette
strette
ʃotto
sotto
il mento,
le quali
egli potra all’hora lecitamente
muouere,
muovere,
ʃe
se
gouernando
governando
hara
amminiʃtrato
amministrato
giuʃtitia,
giustitia,
Ma
ʃe
se
harrà
fatto il contrario
ʃtaranno
staranno
immobili fino
à
tanto che gli altri tutti
ʃaran
saran
giudicati,
[121]
ogniuno che mi
eʃsaudira
essaudira
ʃa-ra
sara
eʃsaudito
essaudito
da Dio,
il
ʃimigliante
simigliante
dico di chi terra il mio luogo,
la onde ne
eʃʃo
esso
Dio
eʃsaudira
essaudira
chi non ode me,
o miei.
Esso propheta
eʃʃendo
essendo
alcuna
uolta
volta
nel tempio predicando,
diʃʃe.
disse.
Se qualche Ethiopo,
o
qual-che
qualche
altro
ʃchiauo
schiavo
ui
vi
ʃarà
sarà
prepoʃto,
preposto,
uditelo con quella diligenza che
uoi
voi
ʃolete
solete
udir me.
[122]
Di tutti gli huomini di
Choraʃe,
Chorase,
i buoni
imiterãno
imiteranno
i buoni,
e i
cattiui
cattivi
i
cattiui.
cattivi.
La degnità,
e
oʃʃeruanza
osservanza
della mia legge
dure-rà
durerà
fino
à
tanto che
ʃi
si
troueranno
troveranno
di
ʃoprauanzo
sopravanzo
.xx.
xx.
di
Choraʃe.
Chorase.
[123]
I miei
ʃucceʃʃori
successori
ʃtaranno
staranno
in habito
uiliβimo
vilissimo
per fino
à
.xxx.
xxx.
anni.
Da
quiui
quivi
innanzi
ʃaranno
saranno
ornati,
e
ʃuperbi.
superbi.
[124]
E dicono ultimamente,
che ad ogni
Propheta
ʃe
se
gli danno quattro
conʃiglieri,
consiglieri,
due
celeʃti,
celesti,
ʃi
si
come
à
Ma-cometto
Macometto
Michele,
e Gabriello,
e due terreni,
Come
ʃono
sono
Eubocara,
e Aomar
.
Moauui
figliuolo di Ocfino
affermaua
affermava
hauer
haver
udito dire il
Pro-pheta,
Propheta,
che quei di
Choraʃe
Chorase
trattauano,
trattavano,
e
maneggiauano
maneggiavano
piu de gl’altri
il
gouerno,
governo,
e le leggi,
Nondimeno dopò
la mia morte
uoglio
voglio
che
oʃʃer-uino
osservino
i precetti delle mie
coʃtitutioni,
costitutioni,
e rendino ragione con la dottrina
d’Eubocara,
e d’Aomar.
Prediʃʃe
Predisse
medeʃimamente
medesimamente
di bocca
ʃua,
sua,
che
do-pò
dopò
lui
ʃuccederebbero
succederebbero
.xxxij.
xxxii.
i quali
à
Dio,
&
à
lui
ʃarebbono
sarebbono
odioʃi,
odiosi,
bugiardi,
uno de quali che
è
Alaʃuued,
Alasuued,
ʃara
sara
Re di Chanaa,
[125]
l’altro cioè
Muʃtaileme
Mustaileme
ʃignoreggera
signoreggera
il Regno chiamato Aliemania.
[126]
Di Eubocara
ʃucceʃʃore
successore
di Macometto.
CAPITOLO
.V.
V.
[127]
DI
COMMVNE
COMMUNE
conʃentimento,
consentimento,
ʃi
si
per detto,
e per
an-nuntio
annuntio
del Propheta,
come per
eʃʃequire
essequire
la
uolonta
volonta
ʃua,
sua,
Eubocara cognominato Abdalla
preʃe
prese
il
gouerno
governo
del Regno
e la cura della legge ordinata,
Odmen fu il Padre di lui figliuolo di Amir,
&
Amir fu generato da Amara figliuolo di Kaab,
ilquale fù
figliuolo di Zaid,
figliuolo di Thaib,
che fù
generato da Murra
.
Sua madre fù
nominata Celine,
il cui cognome fù
Oamalaʃair,
Oamalasair,
laqual fù
generata da Katriham figliuolo di Amace figliuolo di Kaab
il quale fù
generato da Caab ilqual nacque di Zaid figliuol di Caib,
generato da Morre.
La
ʃua
sua
aʃʃuntione
assuntione
al Regno fù
il di della morte del
Magno Propheta,
col
fauore
favore
de prencipi Bestie,
Aomar,
e Vuobaida,
è
Zaid figliuolo di Abobade con tutto il popolo
inʃieme
insieme
adunato.
Egli in
queʃta
questa
maniera
eleuato
elevato
al Regno punendo gl’increduli,
li
coʃtrinʃe
costrinse
ap-preʃʃo
appresso
a dar piena fede alla legge,
la qual egli
ʃecondo
secondo
il
coʃtume
costume
del
Propheta
oʃʃeruo
osservo
fermamente,
aʃtringendo
astringendo
gl’altri
à
far il
medeʃimo
medesimo
Tiro alla
ʃeruitù
servitù
ʃua
sua
Almuʃcachileme
Almuscachileme
Alas Vuzebed,
&
Alientina,
e fece prigione Talha,
i quali tutti poi per
liberarʃi
liberarsi
fingeuano
fingevano
di
crede-re
credere
tal che
niʃʃuno
nissuno
gli
poteua
poteva
reʃiʃtere,
resistere,
Fù
di color
oliuigno,
olivigno,
ciò
è
palido,
e di mezzana
ʃtatura,
statura,
hebbe la barba rara,
e lunga,
era magro molto,
e
ʃoleua
soleva
tingerʃi
tingersi
le mani con una alchimia da lui
ritrouata,
ritrovata,
ilquale
final-mente
finalmente
lungo tempo
aggrauato
aggravato
dal figato ulcerato per
ʃpatio
spatio
de
.xxv.
xxv.
giorni
ʃtentando
stentando
mori
Tiʃico.
Tisico.
Aomar
hauendolo
havendolo
inuolto
involto
in duoi panni,
gli fece
ʃopra
sopra
il corpo alcune orationi,
e fecelo
ʃepellire
sepellire
appreʃʃo
appresso
il Propheta,
uiʃʃe
visse
.lxiij.
lxiii.
anni,
tre
meʃi,
mesi,
e tredeci giorni.
Il Propheta orando
à
Dio,
percioche l’intentione
ʃua
sua
era che
queʃti
questi
duoi
regnaʃʃero
regnassero
dopo lui
coʃi
cosi
diʃse.
disse.
Tuo Dio
conʃerua
conserva
ti prego,
et habbi
miʃericordia
misericordia
alla gente
tua per la
coʃtanza,
costanza,
e fermezza di Eubocara,
&
Aomar nella legge.
Aomar
ʃucceʃʃore
successore
di Eubocara.
CAPITOLO
.VI.
VI.
AOMAR
ʃucceβiuamente
successivamente
preʃe
prese
la cura della legge,
è
del Regno,
è
l’aminiʃtrò
l’aministrò
diligentemente.
Suo Padre fù
Alhata figliuolo di Alfail,
il qual generò
Abdalore figliuolo di Reia,
figliuolo di
Adij,
Adii,
generato da Kaab,
dal quale procedono i
rami della
ʃua
sua
generatione,
e del Propheta.
La madre
ʃi
si
chiamò
Chacunna figliuola di
Obʃcib
Obscib
generato da Almughira
figliuo-lo
figliuolo
di Abdalla,
egli fù
generato da Aomar figliuolo di Machtum.
Que-ʃto
Questo
Aomar
ʃi
si
come Eubocara fù
eletto,
e predetto dal Propheta al
go-uerno,
governo,
e
oʃʃeruo
osservo
grandemẽte
grandemente
la legge,
e
reʃʃe
resse
il popolo con gran
ʃapientia,
sapientia,
e
uirtù.
virtù.
Fu
copioʃo
copioso
d’eʃʃerciti,
d’esserciti,
e
ʃoggiogo
soggiogo
aggungendo al
ʃuo
suo
Re-gno
Regno
molte nationi.
Per
ʃuo
suo
commandamento furono adunati i
libri delle
leggi,
e
ʃcritti,
scritti,
e gli
ʃcrittori
scrittori
furon da lui
corteʃemente
cortesemente
rimunerati,
[128]
egli fù
il primo che commandò,
che in tutte le
Moʃchee
Moschee
fuʃʃe
fusse
fat-to
fatto
oratione il
meʃe
mese
di Rodaman,
e ordino,
che finito il
meʃe
mese
ʃi
si
doueʃʃe
dovesse
legger tutto l’Alcorano.
Portò
l’annello,
che prima fù
del
Prophe-
ta,
Propheta,
e poi d’Eubocara,
[129]
i
ʃuoi
suoi
ʃcrittori
scrittori
furono Abdalla,
e Zaid
figliuo-lo
figliuolo
di Thebit.
Fù
lungo di
perʃona,
persona,
brunetto di colore,
e
caluo,
calvo,
heb-be
hebbe
la barba rara,
e
quaʃi
quasi
come tinta di bianco,
e con tutto che
fuʃʃe
fusse
pronto di mano,
e pro della
perʃona,
persona,
non dimeno fù
ammazzato da
Almighira
ʃuo
suo
ʃchiauo,
schiavo,
uiʃʃe
visse
.lxij.
lxii.
anni,
hebbe la
ʃepoltura
sepoltura
appreʃʃo
appresso
il
Propheta,
Et Eubocara ogni anno
andaua
andava
in peregrinaggio
à
Mecca,
Aggrauato
Aggravato
dal male,
e gia
ueggendoʃi
veggendosi
giunto
preʃʃo
presso
al termine della
uita
vita
commandò
che per
conʃiglio
consiglio
commune,
di
ʃette
sette
cioè
Odmen,
Ali,
Thalha,
Azure,
Vbair,
Ubair,
Caad,
Abdarachem,
fuʃʃe
fusse
eletto chi
ʃucce-deʃʃe
succedesse
in
ʃuo
suo
luogo,
e
diʃʃe
disse
io renuntio il Regno,
[130]
ma deliberiamo prima
chi
ʃi
si
deue
deve
creare che
ʃia
sia
buono,
&
atto al
gouerno,
governo,
fù
dunque eletto
Odmen,
[131]
ilquale
hauuti
havuti
certi danari da Auf figliuolo di Abdarachim,
che erano del
predeceʃʃore
predecessore
quelli tutti
inʃieme
insieme
con molti altri del Padre
diuiʃe,
divise,
e dono.
Regno Aomar
.x.
x.
anni,
e
.vi.
vi.
meʃi
mesi
un di manco.
eʃʃendo
essendo
eleuato
elevato
al Regno tredeci anni dopò
che fù
acquiʃtato
acquistato
da Macometto,
e
mori nel
uigeʃimoquarto.
vigesimoquarto.
Il Propheta commando che
fuʃʃe
fusse
ʃepolto
sepolto
ap-preʃʃo
appresso
lui in qualunque luogo ei
moriʃʃe,
morisse,
e
coʃi
cosi
fu fatto.
eʃʃendo
essendo
morto
bene,
perche
ʃoleua
soleva
dire Macometto,
che qual muore
ʃenza
senza
i loro ordeni,
o
conʃigliero
consigliero
appreʃʃo,
appresso,
muore come di morte
beʃtiale,
bestiale,
per il che
era-no
erano
priuati
privati
di honorata
ʃepoltura.
sepoltura.
Odmen
ʃucceʃʃore
successore
d’Aomar.
CAPITOLO
.VII.
VII.
NEL
QVARTO
QUARTO
luogo poi fu
conʃtituto
constituto
al
gouerno
governo
Od-men,
Odmen,
figliuolo di Alfen che fu di Alaci,
che fù
di
Vtraiẽ
Utraien,,
che fù
di
Abdaʃtamiz,
Abdastamiz,
che fù
figliuolo di Abdaminef del
quale
medeʃimamente
medesimamente
diʃceʃe
discese
il Propheta.
La madre fù
Aruua
figliuola di Rabea figliuolo di Abid,
il qual fù
generato da
Ab-daʃtamiz
Abdastamiz
figliuolo di Abdaminef dal quale
proceʃʃe
processe
la generatione dell’uno,
e dell’altro.
Coʃtui
Costui
con gran
fauore
favore
tre di
auanti
avanti
che
moriʃʃe
morisse
Aomar fù
fatto Signore con tutte le auttorita,
e facolta del
ʃucceʃʃore.
successore.
Portò
il predetto l’Anello che fù
del Propheta,
e de gl’altri duoi
anteceʃʃori,
antecessori,
ilquale per
inauertenza
inavertenza
cadutogli in un pozzo di mano,
ne
fe-ce
fece
far un’altro d’argento,
[132]
nel quale erano intagliate
queʃte
queste
parole,
O
indurati,
o penteti.
Fù
ʃuo
suo
cancelliero Marreuuen
figliuolo di
Alba-
chen,
Albachen,
era di faccia bianco,
graue,
grave,
&
humano,
e di
ʃtatura
statura
commune,
la
barba lunga,
e
ʃommamente
sommamente
da tutti amato innanzi,
e dopò
che
ʃi
si
con-uertiβi
convertissi
alla legge.
Fu molto ricco,
non tanto per la mercatantia,
quan-to
quanto
ք
che egli fu molto
ʃapiente,
sapiente,
nõ
non
di meno fu largo,
e Magnifico.
Egli
fù
il primo che
riduʃʃe
ridusse
l’Alcorano alla
ʃua
sua
ʃana
sana
lettione,
[133]
e finalmente
riduttoʃi
riduttosi
in Gietrib dopò
che hebbe
preʃo
preso
molte città,
ʃtudiando
studiando
egli nella
ʃua
sua
caʃa
casa
con la man propia in
preʃenza
presenza
di molti che
ui
vi
erano la
corʃi
corsi
s’ammazzò,
e fù
ʃepellito
sepellito
tre giorni dopò
aʃcoʃamente
ascosamente
di notte da cinque huomini.
Viβe
Visse
.LXXXVII.
LXXXVII.
anni,
Regnò
.xij.
xii.
anni,
e meno un di.
Il Propheta
eʃʃendoʃi
essendosi
in un luogo,
e predicendo che dopò
lui
naʃcerebbe
nascerebbe
controuerʃie
controversie
aʃʃai,
assai,
diʃʃe
disse
d’uno che
paʃʃaua
passava
di la con la faccia coperta,
Colui non ha
abbãdonato
abbandonato
la mia
uerità,
verità,
egli ricercando di chi il Propheta
parlaʃʃe,
parlasse,
hebbe
queʃta
questa
riʃpoʃta.
risposta.
Iddio,
eccetto i
Propheti,
eleʃʃe
elesse
i miei
compagni per i
migliori di tutti,
e di tutti
queʃti
questi
migliori i
principali,
e che
trapaʃʃano
trapassano
di
bõtà
bontà,,
gl’altri
ʃon
son
quattro,
cioè
Eubocaran,
Aomar,
Odmen,
&
Ali,
e dopó
diʃʃe.
disse.
Chi me
uede,
vede,
e chi in me crede,
hara
mer-cede
mercede
conueniente
conveniente
al
ʃuo
suo
merto,
Ma chi non mi harà
ueduto,
veduto,
e crederà
harà
ʃette
sette
uolte
volte
il doppio piu di mercede.
[134]
Niʃʃuno
Nissuno
di
queʃti
questi
propheti
fi-no
fino
à
qua
eʃtato
estato
ammazzato,
ne
ʃara
sara
ʃe
se
non moriranno dietro
ʃettanta
settanta
huomini
ò
uero
vero
ʃe
se
ʃara
sara
ʃucceʃʃore
successore
di Macometto trenta cinque.
La turba
aʃʃediando
assediando
la
caʃa
casa
di Odmen per
uolerlo
volerlo
occidere,
un buono huomo
ʃuo
suo
parente il cui nome fu Abdalla figliuolo di Aomar
meʃʃoʃi
messosi
in
mez-zo
mezzo
di quella fù
talmente mitigata,
che
dipuoʃe
dipuose
il furore,
e parlò
in
queʃto
questo
modo.
Morto il Propheta,
e litre
ʃuoi
suoi
ʃucceʃʃori
successori
eletti da lui,
co-me
come
anchora Odmen,
ʃe
se
uoi
voi
ne
uolete
volete
la morte di
queʃto,
questo,
doue
dove
ne
trouerrete
troverrete
uoi
voi
un’altro che
ʃia
sia
migliore?
però
non
ritrouandone,
ritrovandone,
eʃʃendo
essendo
im-poβibile
impossibile
lo
laʃcierete
lascierete
ʃtare.
stare.
Ali
ʃucceʃʃore
successore
di Odmen.
CAPITOLO
.VIII.
VIII.
SVCESSE
SUCESSE
poi nel regno di Odmen Ali figliuolo di
Abithaliph figliuolo di
Heʃcer,
Hescer,
che fu generato da
Ab-diminef,
Abdiminef,
dal quale egli,
&
il Propheta
ʃon
son
diʃceʃi.
discesi.
[135]
La madre era chiamata Fatima figliuola di Azad che generó
Heʃcen.
Hescen.
Coʃtui
Costui
per
l’occiʃione
l’occisione
di Odmen fù
aʃʃunto
assunto
al prencipato,
Non
dimeno molti
eʃʃendone
essendone
mal contenti,
e per
queʃto
questo
fuggendoʃene
fuggendosene
à
Mecca furono accettati da
Aiʃca
Aisca
figliuola di Eubocara,
e moglie del
Pro-pheta,
Propheta,
al cui
conʃiglio
consiglio
parendogli ubbidire
ʃi
si
ribellarono da Ali,
&
in un di detto Camelò
uenuti
venuti
alle mani morirono d’una,
e l’altra
par-te
parte
cinquanta huomini,
e
ʃeparatiʃi
separatisi
ritorno Ali ad Alcheifa,
&
Ai-ʃca
Aisca
a Gietrib.
Finalmente Moauui
figliuolo di Cefino,
e
inʃieme
insieme
il
fi-gliuolo
figliuolo
di Odmen con
gl’eʃʃerciti
gl’esserciti
con animo di
uendicarʃi
vendicarsi
del
ʃan-gue
sangue
del Padre,
[136]
s’incontrarono
appreʃʃo
appresso
il fiume Aaforat non molto
lunghi dalla citta Arcita,
e
quiui
quivi
combattendo per
ʃpatio
spatio
di
.lv.
lv.
giorni
con i
loro nimici ammazzarono de cittadini di Arathe,
e di coloro,
che
erano
uenuti
venuti
in
ʃoccorʃo
soccorso
loro attorno
.xxv.
xxv.
con maggior danno
ancho-ra
anchora
de loro huomini,
perche da
queʃto
questo
lato ne morirono
.lxv.
lxv.
[137]
La onde l’una,
e l’altra parte
deʃiderando
desiderando
la pace,
e di ciò
conʃigliandoʃi
consigliandosi
delibera-rono
deliberarono
d’elegger duoi huomini,
i quali
fuʃʃero
fussero
componitori di quella.
Dal
la parte d’Ali adunque,
e de cittadini di Arathe fù
eletto
Alaʃcati,
Alascati,
dalla parte di Moauui,
e de
ʃuoi
suoi
Aiã
Aiaμ
figliuolo di
Alaʃci,
Alasci,
i quali due
giudicaʃʃero
giudicassero
il fine della guerra,
e ne luoghi loro
metteʃʃero
mettessero
huomini buoni,
e degni del
gouerno.
governo.
Vʃciti
Usciti
dunque
coʃtoro
costoro
al luogo deliberato il cui nome
è
Algendel
Alaʃteren,
Alasteren,
uno di loro giudico,
che Ali
fuʃʃe
fusse
priuato
privato
della degnita che egli
haueua,
haveva,
l’altro affermò
Ali
digniβimo
dignissimo
al Regno,
e da
eʃʃere
essere
confermato,
coʃi
cosi
non
hauendo
havendo
poʃto
posto
fine alla lite,
ne
hauendo
havendo
altrimẽti
altrimenti
fatto pace Ali
ʃe
se
ne ritornò
ad Alcufa,
e Moauui
ad
Heʃcem.
Hescem.
In
queʃto
questo
tanto gli huomini dell’una parte,
&
dell’altra non
ceʃʃauano
cessavano
di combattere,
rubbare,
&
abbruʃciare,
abbrusciare,
e fare tutti que mali che mai
poteuano.
potevano.
Dopo Cefino
hauendogli
havendogli
chiamati,
difendeuano
difendevano
.xxv.
xxv.
la parte
d’Ali,
e
.lxx.
lxx.
la parte di Moauui.
Ali
partitoʃi
partitosi
eʃpugno
espugno
Albaʃcera,
Albascera,
e
menò
ʃeco
seco
.xxx.
xxx.
huomini,
e
coʃi
cosi
in
queʃti
questi
tempi di guerra
haueuano
havevano
per commune uppinione che tutti quelli che
ui
vi
moriuano,
morivano,
pur che
ʃiano
siano
ʃtati
stati
buoni per innanzi
andaʃʃero
andassero
alla
diʃteʃa
distesa
in
Paradiʃo.
Paradiso.
Fatte
queʃte
queste
guerre un’altra
uolta
volta
s’inanimarono a
combattere
hauendo
havendo
apparec-chiati
apparecchiati
grandiʃs.
grandiss.
eʃʃerciti.
esserciti.
Ma Ali fù
intercetto dalla morte il
meʃe
mese
Ro-madan
Romadan
[138]
l’anno Alighero
.xl.
xl.
ilquale dopò
l’oratione fattagli
ʃopra
sopra
per
bocca d’Alhacén
ʃuo
suo
figliuolo
uerʃo
verso
la parte
dell’occaʃo
dell’occaso
riuolto,
rivolto,
fù
ʃepellito
sepellito
fuor della
uilla
villa
Alcufa,
uiʃʃe
visse
.lvij.
lvii.
anni,
Regno
.iiij.
iiii.
anni,
e
.ix.
ix.
meʃi.
mesi.
Portaua
Portava
un’annello,
nel quale erano
ʃculpite
sculpite
queʃte
queste
parole,
CON
CVOR
CUOR
DIVOTO
DIUOTO
Iddio
è
mio
ʃignore,
signore,
Fù
corto di corpo,
ʃi
si
deletta-ua
delettava
portare la barba lunga,
haueua
haveva
le braccia,
e le gambe molto
peloʃe,
pelose,
Caminando il piu delle
uolte
volte
teniua
teniva
il
uiʃo
viso
inchinato alla terra piu
toʃto
tosto
che
eleuato
elevato
alle
ʃtelle.
stelle.
Queʃto
Questo
fù
appreʃʃo
appresso
il Propheta,
qual fù
Aron
apppreʃʃo
appresso
à
Moʃe,
Mose,
eccetto
queʃto
questo
che
niʃʃuno
nissuno
Propheta,
agguaglia
que-ʃto
questo
Propheta,
&
il parer del Propheta fù
che
neʃʃuno
nessuno
che
fuʃʃe
fusse
buono
amaβi
amassi
altri
ʃe
se
non
queʃte
queste
quattro
perʃone,
persone,
cioè
Eubocara,
Aomar,
Od-men,
Odmen,
&
Ali,
i cui figliuoli cioe Alhacen,
e Alhuacira,
quanto piu meritano di tutti gl’altri
giouani
giovani
il
Paradiʃo,
Paradiso,
tanto
ʃon
son
auanzati
avanzati
dalla bontà
del padre loro,
la cui
aβuntiõe
assuntione
al
gouerno
governo
fù
l’anno Alighero .
xxxui.
Alhacen
ʃucceʃʃore
successore
di Ali.
CAPITOLO
.IX.
IX.
ESSENDO morto il padre,
Alhacen fù
per i
cittadini
di Aratha creato Re,
coʃtui
costui
fû
fù
figliuolo di Fatima figliuola del Propheta,
per il che lo
ʃimigliaua
simigliava
molto
nell’aʃ-petto.
nell’aspetto.
Porto l’annello con
queʃte
queste
parole,
di
ʃolo
solo
Iddio e
la
grandezza,
il
ʃuo
suo
cancelliere fù
Ouandalla,
Ovandalla,
ilquale andando contro
Moauui
inʃieme
insieme
con Alathem con
laiuto
l’aiuto
de
Aracheʃi
Arachesi
da quali
fû
fù
ʃolleuato
sollevato
all’imperio,
&
iʃcontrati
iscontrati
ad Elemper
appreʃʃo
appresso
Heʃcem,
Hescem,
guardando Alhatem l’uno,
e l’altro
eʃʃercito,
essercito,
li
uenne
venne
pieta,
che tanta gente
doueʃʃe
dovesse
morire,
per ilche
ʃi
si
humilio nel
coʃpetto
cospetto
di Moauui,
e
chiamoβi
chiamossi
à
lui inferiore,
i quali riconciliati
meʃʃeβi
messessi
di compagnia in
uiaggio
viaggio
anda-rono
andarono
ad Alcupha,
doue
dove
hauuti
havuti
da quei cittadini gran
ʃomma
somma
di danari
fù
anchora coronato loro Re
ĩ
in
Gietrib di mano propia di Moauui,
il che
fatto Moauui
ʃi
si
ritorno ad Hecchera
doue
dove
ʃi
si
era prima partito,
et Alhatem
.
Ilquale
dall’aʃʃuntion
dall’assuntion
del regno,
fino alla
dipoʃition
diposition
dell’honore,
Gouerno
Governo
.v.
v.
meʃi.
mesi.
e
.xx.
xx.
giorni.
Il Propheta
eʃʃendogli
essendogli
Alhacen
preʃente,
presente,
diʃʃe
disse
una
uolta.
volta.
Per
queʃto
questo
fanciullo Iddio metter
à
pace tra duoi
eʃʃerciti,
esserciti,
i quali
ʃi
si
forzeranno occider,
l’un l’altro.
Il padre di lui che fù
Ali
mai non andò
in peregrinaggio,
Mori in Gietrib alli diece di
Amuha-ran
Amuharan
l’anno Alighero
.xl.
xl.
nacque l’anno Alighero
iij.
iii.
Vidde gia in
ʃo-gno,
sogno,
che il Propheta
teneua
teneva
la mano
ʃopra
sopra
il Trono di Dio,
Eubocara
la
teneua
teneva
ʃopra
sopra
la
ʃpalla
spalla
del Propheta,
e Aomar
ʃopra
sopra
quella di
Eu-bocara,
Eubocara,
e Odmen
ʃopra
sopra
di Aomar,
tra quali
uedendo
vedendo
ʃangue,
sangue,
e
domandando la cagione,
udi
riʃpondere
rispondere
quello
eʃʃer
esser
ʃangue
sangue
di Odmen,
la cui
uendetta
vendetta
era da Dio ricercata.
Moauui
ʃucceʃʃore
successore
di Alacen.
CAPITOLO
.X.
X.
AL REGNO
ʃucceʃʃe
successe
Moauui
figliuolo di Cefino,
figliuolo di Zacar,
figliuolo
d’Vuarb
d’Uuarb
figliuolo di
Vmaze,
Umaze,
fi-gliuolo
figliuolo
di
Abdaaʃdeuiz,
Abdaasdeviz,
figliuolo di Abdeminef del quale
diʃceʃe
discese
il Propheta.
La madre fù
Huia figliuola di
Oc-cete
Occete
figliuolo di Rabea figliuolo di
Abdaaʃcheuiz
Abdaascheviz
figliuolo d’Abdiminef
.
Coʃtui
Costui
fermata la pace fu per
cõmune
commune
fauore
favore
di tutti
eleuato
elevato
all’Imperio,
ond’egli
riduʃʃe
ridusse
le
coʃe
cose
à
miglior
ʃtato
stato
che
nõ
non
erano prima,
per-cioche
percioche
gli occidentali,
e gl’orientali
ui
vi
corʃero
corsero
tutti a
preʃtargli
prestargli
obe-dienza.
obedienza.
[139]
Quel anno che
ui
vi
uennero
vennero
queʃte
queste
genti lo chiamarono aliema,
cioè
anno di congregatione,
Egli
eʃʃendo
essendo
giuʃtiβimo,
giustissimo,
e adornato di buoni,
e perfetti
coʃtumi,
costumi,
era anchora
ʃapiente,
sapiente,
e
modeʃto,
modesto,
e liberale,
Preʃe
Prese
nel litto del Mar molte
coʃe
cose
de Romani per preda,
e fece nelle terre
de
Chriʃtiani
Christiani
molte mirabili
impreʃe,
imprese,
[140]
portaua
portava
l’annello
ʃculpito
sculpito
di
queʃte
queste
parole.
O Dio perdonami.
Fu
ʃuo
suo
Cancelliero
Vuanardalla,
Uvanardalla,
die-de
diede
Albaʃcera
Albascera
ad Alchigire,
&
Alchufa ad Hazed
hauendo
havendo
nell’una,
e
nell’altra città
edificato de belli Templi.
Moauui
fù
di color bianco,
di
faccia
aʃʃai
assai
gioconda,
e
riuerenda,
riverenda,
mediocre
diʃtatura,
distatura,
gl’occhi erano
di
uari
vari
colori.
Coʃtumaua
Costumava
portar la barba tinta.
Et in fine dalla
infir-mita
infirmita
aggrauato
aggravato
dopò
alcuni di finì
la
uita.
vita.
e
hauendogli
havendogli
fatto
ʃopra
sopra
l’oratione,
il
ʃuo
suo
figliuolo Tezid fù
ʃepellito
sepellito
in
Damaʃco
Damasco
il
meʃe
mese
Imed,
[141]
l’anno Aligero
.xl.
xl.
uiʃʃe
visse
.lxxvij.
lxxvii.
anni,
Regno
.xvij.
xvii.
anni,
e un di
man-co.
manco.
Fu potente
ʃopra
sopra
Heʃcera
Hescera
.xx.
xx.
anni innanzi Aomar,
e Odmen
ʃe-condo
secondo
il
teʃtimonio
testimonio
del Propheta,
Algoda
paeʃe
paese
di
Damaʃco
Damasco
auan-za
avanza
di fertilità,
e di
graʃʃezza
grassezza
ogn’altra citta di Sarracini habitata.
Moauui
eʃʃendo
essendo
alcuna
uolta
volta
andato
inʃieme
insieme
con Odmen
nell’eʃʃercito
nell’essercito
e in peregrinaggio,
un certo Capitanio
diʃʃe.
disse.
Dopo Odmen regnara
Ali,
riʃpoʃe
rispose
un’altro,
anzi colui che
caualca
cavalca
la mula bianca
ʃignifican-do
significando
Moauui.
A un
conuito
convito
gia del Propheta,
udirono che egli
pregaua
pregava
dicendo.
O Iddio
inʃegna
insegna
a Moauui
ʃcriuere,
scrivere,
enumerare,
e riguardalo
da pericoli.
Dopò
ʃoggiunʃe
soggiunse
a
ʃuoi
suoi
diʃcepoli,
discepoli,
Eʃʃendo
Essendo
uoi
voi
tutti
Paʃtori,
Pastori,
Dio
ʃara
sara
inquiʃitor
inquisitor
della
uoʃtra
vostra
cura,
e della
uoʃtra
vostra
cuʃtodia,
custodia,
il quale
addomandera la donna della
coʃtodia
costodia
della
caʃa
casa
del
ʃuo
suo
marito,
e
coʃi
cosi
addomandera
ciaʃcuno
ciascuno
di tutte le opere
ʃue.
sue.
Interrogato Ali perche
non
ʃi
si
haueua
haveva
eletto un
ʃucceʃʃore
successore
riʃpoʃe,
rispose,
[142]
ʃe
se
Dio
ui
vi
amera
ui
vi
fara
con-cordi
concordi
di maniera,
che
uoi
voi
eleggerete per
uoʃtro
vostro
conʃiglio
consiglio
un huomo buono,
e degno
d’eβer
d’esser
fatto Re
noʃtro,
nostro,
doue
dove
che
leuatoʃi
levatosi
un huomo buono,
giuro che mai
uide
vide
il miglior di Moauui
dopò
il Propheta,
e domandato
ʃe
se
egli
ʃuperaua
superava
Eubocara di bontà,
Eubocara fù
miglior
diʃʃe,
disse,
e
que-ʃto
questo
e buono anchora.
Il
medeʃimo
medesimo
huomo da bene
faceua
faceva
ʃimiglianza
simiglianza
da
Moauui
ad Aomar,
e Odmen.
Moauui
fù
il primo,
che con Odmen,
e
molti huomini,
e donne
inʃieme
insieme
entraʃʃe
entrasse
ne i
Paeʃi
Paesi
de
Chriʃtiani
Christiani
in
ma-re,
mare,
&
in terra.
Iezid
ʃucceʃʃore
successore
di Moauui.
CAPITOLO
.XI.
XI.
IEZID fu figliuolo di Moauui
figliuolo di Cephino,
La
madre fù
figliuola di Leb,
figliuolo di Calp,
figliuolo di
Iohimer.
Il giorno della morte del padre fù
eletto con
grãdiβimo
grandissimo
fauore
favore
dal popolo al
gouerno
governo
del Regno,
l’Annello che egli
portaua
portava
hauea
havea
dentro
queʃte
queste
parole,
Iddio
è
il mio
ʃigno-re.
signore.
Fù
ʃuo
suo
cancelliero Amere,
Era paralitico,
e di
ʃtatura
statura
lungo.
Que-ʃto
Questo
ʃcriuendo
scrivendo
ad Abdalla figliuolo di Azabair,
diʃʃe.
disse.
Ti ho
mãdato
mandato
i ceppi d’oro,
e le catene d’argento,
e però
legato con quelle,
uiʃta
vista
la
preʃen-te
presente
uerrai
verrai
ch’io ti
aʃpetto,
aspetto,
Egli all’incontro
riʃpondendo
rispondendo
ʃcriue.
scrive.
Le tue
parole non mi faranno per hora
piaceuole,
piacevole,
anzi farò
quel che tu
uuoi,
vuoi,
quando che i
ʃaβi
sassi
ʃaranno
saranno
tali,
che
ʃi
si
potranno
maʃticar
masticar
coi denti.
Mo-ri
Mori
in Arram,
eʃʃendo
essendo
di eta di trent’anni.
Sopra il qual luogo
Damaʃco
Damasco
ʃuo
suo
fratello fece l’oratione,
[143]
e lo raccomandò
alla terra,
Regno tre
an-ni,
anni,
otto
meʃi,
mesi,
e
.xij.
xii.
giorni.
Soleua
Soleva
dire.
Niʃʃuno
Nissuno
biaʃimi
biasimi
i
preʃidenti,
presidenti,
e
i Re,
ma preghi
diuotamente
divotamente
Dio,
che gl’emendi,
e gli correggia
eʃ-ʃendo
essendo
cattiui,
cattivi,
Appreʃʃo
Appresso
diceua,
diceva,
che il Propheta
hauea
havea
commandato,
che tutti i
ʃudditi
sudditi
doueʃʃero
dovessero
obbedir a
i loro Re quantunque
fuʃʃero
fussero
ʃcelerati,
scelerati,
e
cattiui,
cattivi,
e che egli
hauea
havea
detto,
perche
uoi
voi
conʃeguirete
conseguirete
mi-ʃericordia,
misericordia,
&
egli pena.
Egli
è
dunque lecito
ʃoʃtentar
sostentar
i
Tiran-ni,
Tiranni,
che ci
ʃon
son
prepoʃti
preposti
al
gouerno
governo
con i
danari,
e con i
propi
noʃtri
nostri
corpi accadendo per loro mettendoci ad ogni pericolo.
[144]
In quei
gior-ni
giorni
della morte di Iezid,
i cittadini d’Alcufa
ʃcriʃʃero
scrissero
ad Alhuacen
fi-gliuolo
figliuolo
di Ali promettendogli il Regno,
ʃe
se
ʃi
si
partiua
partiva
da Mecca.
Ma
Amer figliuolo di Iezid,
cio intendendo,
andandogli contro lo
uinʃe,
vinse,
&
ammazzo nei confini di Alcuphe,
alli dieci di Almuharau.
La Dottrina di Macometto.
CAPITOLO
.XII.
XII.
[145]
ERA IL Nuntio di Dio,
l’oratione,
e la
ʃalute
salute
del quale
ʃia
sia
ʃopra
sopra
lui,
tra
ʃuoi
suoi
compagni
à
ʃedere
sedere
nella Citta
ʃua
sua
Ieʃrab,
Iesrab,
quando che l’Angelo Gabriello gli
apparue,
apparve,
di-cendo.
dicendo.
Dio ti
ʃaluta
saluta
ò
Macometto,
&
egli
diʃʃe
disse
riʃpondendo,
rispondendo,
Egli
è
il
ʃignore
signore
della
ʃalute,
salute,
perche ella procede da lui,
e a
lui
ʃi
si
ri-torna.
ritorna.
E quello
ʃeguitando
seguitando
uerranno
verranno
diʃʃe,
disse,
Quattro huomini di gran
prudentia,
e principali Rabini de giudei ad
approuarti,
approvarti,
Il maggiore de
quali e
Abdia
Ibenʃalon,
Ibensalon,
chiamato dopò
Abdalla
Ibenʃelech.
Ibenselech.
A cui Macometto
ò
amico,
uengano
vengano
eglino alla
ʃalute,
salute,
o per
ʃprezzarmi
sprezzarmi
?
a
ʃalute
salute
riʃpoʃe.
rispose.
Allhora il Nuntio di Dio commanda ad Ali figliuolo di
Abita-lib,
Abitalib,
che egli
uada
vada
loro incontro,
accompagnato da alcuni altri,
i quali
incontrandoli gli
ʃaluta,
saluta,
dicendo.
Salute Abdia
Ibeʃalon,
Ibesalon,
nominando ancho tutti gl’altri per ordine,
i quali
marauigliandoʃi
maravigliandosi
addomandano,
chi
gli habbia
coʃi
cosi
detto il nome loro,
ouero
overo
di
dõde
donde
ha
ʃaputo
saputo
che
doueuan
dovevan
uenire.
venire.
Riʃponde,
Risponde,
che egli
è
mandato da Macometto
ʃuo
suo
Zio,
e
coʃi
cosi
ʃe-guono
seguono
lo huomo tra lor ragionando di quelle
coʃe,
cose,
che
eβi
essi
haueuano
havevano
udito non
ʃanza
sanza
marauiglia.
maraviglia.
Giunti dunque al Propheta,
andando
in-nanzi
innanzi
Abdia
Ibenʃalon
Ibensalon
diʃʃe.
disse.
La
ʃalute
salute
ʃopra
sopra
di te
ò
Macometto,
Et
egli,
ʃalute
salute
ʃopra
sopra
colui,
che
ʃegue
segue
la
ʃalute,
salute,
e teme la potentia di Dio.
Alqual Abdia.
Io Abdia,
e
queʃti
questi
miei compagni periti della
noʃtra
nostra
legge,
uegniamo
vegniamo
à
te mandati dal popolo de giudei,
accioche tu ne
aʃ-ʃolua
assolva
alcuni luoghi nella
noʃtra
nostra
legge,
i quali non
ʃono
sono
inteʃi,
intesi,
e noi
ʃappiamo,
sappiamo,
che tu potrai facilmente
uolendo
volendo
intendergli.
Et egli,
ʃete
sete
uenuti
venuti
à
tentarmi,
o pur a
ricercar
queʃta
questa
coʃa
cosa
?
Sia lecito adunque quanto
piacerà,
b
[146]
Allhora egli di cento
queʃtioni
questioni
Principali,
le quali
haueua
haveva
ʃcelte
scelte
delle leggi,
e
poʃtele
postele
in
ʃcritto,
scritto,
proponendo la prima
diʃʃe.
disse.
Se ti
piace
ò
Macometto,
di in prima,
ʃe
se
tu
ʃei
sei
Propheta,
o Nuntio.
Riʃpoʃe.
Rispose.
Iddio mi
cõʃtitui
constitui
Nuntio,
e Propheta,
perche egli
diʃʃe
disse
coʃi
cosi
nell’Alcorano
.
Parte mandai
ʃopra
sopra
te,
e parte non mandai,
la parola di Dio
è
alta,
ne
è
poβibile
possibile
all’huomo parlar con Dio
ʃe
se
non per nuntio.
Diʃʃe.
Disse.
Tu
di-
ci
dici
il
uero.
vero.
Ma dimmi,
predichi tu la tua legge,
o quella di Dio?
Riʃpo-ʃe,
Rispose,
la legge di Dio.
Et egli,
che
coʃa
cosa
è
la legge di Dio?
Riʃpoʃe,
Rispose,
la
fede,
che fede?
Non de Dei,
ma di Dio,
egli
è
ʃolo
solo
ʃanza
sanza
altro,
e io
Ma-cometto
Macometto
ʃon
son
ʃuo
suo
ʃeruo,
servo,
e nuntio,
che predico la fine,
nella quale
ʃanza
sanza
dubbio
riʃuʃciteranno
risusciteranno
i morti.
Diʃʃe.
Disse.
Egli e
il
uero
vero
quel che tu di.
Ma
dimmi
ʃe
se
ti piace,
quanti
ʃon
son
le leggi di Dio?
Riʃpoʃe
Rispose
una.
Ma che
di-rai
dirai
tu de Propheti,
che
ʃono
sono
ʃtati
stati
innanzi
à
te?
Riʃpoʃe,
Rispose,
la legge,
o
ueramente
veramente
la fede,
e
ʃtata
stata
una
ʃola
sola
di tutti,
ma i
modi loro
diuerʃi.
diversi.
Diʃʃe,
Disse,
coʃi
cosi
è
come tu di.
Ma entraremo noi in
Paradiʃo
Paradiso
col modo de Saracini,
per fede,
per credere,
o per opere?
Riʃpoʃe,
Rispose,
queʃte
queste
tre
coʃe
cose
ʃon
son
neceʃʃarie,
necessarie,
non
dimeno s’alcuno de
Chriʃtiani,
Christiani,
de Giudei,
o de Gentili
ʃi
si
conuertira
convertira
al-la
alla
fe de Saracini,
e che innanzi che faccia l’opere muoia,
la fede
ʃola-mente
solamente
è
baʃtante,
bastante,
e
uero
vero
dice egli:
ma dimmi,
Ti ha Dio mandato
ʃcrit-to
scritto
alcuno?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Si,
e
chiamaʃi
chiamasi
c
[147]
Alfurcano,
perche
è
chiamato
Al-furcano
Alfurcano
?
Riʃpoʃe,
Rispose,
perche le
ʃue
sue
figure,
e le
ʃue
sue
ʃentenze
sentenze
ʃon
son
benigne,
e
piaceuoli,
piacevoli,
e
inʃieme
insieme
ʃceʃe
scese
ʃopra
sopra
di me,
la parola di Dio in quella maniera che
à
Moʃe
Mose
fu data la legge,
a
Dauit
Davit
il Saltero,
e
à
CHRISTO il
Vangelo.
Diβe,
Disse,
queʃto
questo
è
uero.
vero.
Ma qual
è
il principio dell’Alfurcano?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Il Principio del libro.
d
[148]
In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e
com-paβioneuole,
compassionevole,
e che dopo?
Riʃpoʃe,
Rispose,
Abuget,
che
uuol
vuol
dir Abuget?
Riʃpoʃe.
Rispose.
A.
Dio.
B.
potentia di Dio.
G.
Bellezza di Dio.
D.
legge di Dio,
la
Pieta di Dio
preuiene
previene
la
ʃua
sua
ira,
et egli come
queʃto
questo
?
Perche Adamo
eʃʃendo
essendo
creato di
nuouo,
nuovo,
e
leuatoʃi
levatosi
ʃu,
su,
ʃternutando
sternutando
diʃʃe,
disse,
ringratiato
ʃia
sia
Dio,
il che gl’Angeli udendo,
e
[149]
la Pieta di Dio
ʃopradite
sopradite
ò
Adamo,
et
egli,
ʃe
se
ti piace numera quelle quattro
ʃorti
sorti
di
coʃe,
cose,
che Dio fece con le
propie mani.
Riʃpoʃe.
Rispose.
Dio con le
ʃue
sue
propie mani edificò
il
Paradiʃo
Paradiso
maggiore.
f
[150]
Piantó
l’albore della Tromba.
[151]
Fece Adamo,
e
ʃcriʃʃe
scrisse
le
tauole
tavole
a
Moʃe.
Mose.
Et egli,
e
queʃto
questo
è
il
uero,
vero,
ma dimmi,
chi ti ha
moʃtro
mostro
que-ʃte
queste
coʃe
cose
?
Riʃpoʃe,
Rispose,
Gabriello.
Et egli,
ʃe
se
ti piace,
dimmi per ordine,
che
coʃa
cosa
è
uno,
che
coʃa
cosa
è
duoi,
e .
3.
e .
4.
e .
5.
e .
6.
e .
7.
e
.
8.
e .
9.
e .
10.
fino
à
cento.
Riʃpoʃe,
Rispose,
[152]
uno
è
Dio,
col quale non partecipa alcuno altro,
e che
non ha
cõpagno
compagno,,
ne figliuolo,
nelle
ʃue
sue
mani,
é
la
uita,
vita,
e la morte,
et
è
potente
ʃopra
sopra
ogni
coʃa.
cosa.
Duoi Adamo,
et
Eua,
Eva,
i quali erano anchora
innãzi
innanzi
che
fuʃʃero
fussero
cacciati dal
Paradiʃo.
Paradiso.
Tre Gabriel,
Michele,
e Serafiel,
arcangeli
ʃecretari
secretari
della deità.
i
[153]
Quattro la legge di
Moʃe,
Mose,
i Salmi di
Dauit,
Davit,
l’Euãgelio
l’Evangelio,,
e l’Alfurcano.
k
[154]
Cinq;
Cinque
ʃon
son
l’oratiõi
l’orationi
di Dio,
che egli
mi ordinò,
e al popol mio,
mai non date a
Propheti
paʃʃati,
passati,
ne dara mai
ք
l’auenire
l’avenire
ad alcuno.
Sei,
i giorni ne quali Dio ni
{157}
l’opera
ʃua,
sua,
ʃette
sette
ʃono
sono
i Cieli,
e l’Alcorano dice
coʃi.
cosi.
Ordinò
ʃette
sette
Cieli.
Otto
ʃon
son
gli Angeli,
che il di del giudicio porteranno il Trono di Dio.
Noue
Nove
i
miraco-li
miracoli
di
Moʃe.
Mose.
Dieci i
di del digiuno,
de quali tre
ʃi
si
ʃpendono
spendono
nell’andar in
uiaggio
viaggio
peregrinando,
e
ʃette
sette
nel ritorno.
Vndeci
Undeci
ʃon
son
le
ʃtelle,
stelle,
le quali
Ioʃef
Iosef
uidde
vidde
che
l’adorauano.
l’adoravano.
Dodeci i
meʃi
mesi
de l’anno.
k
[155]
Tredici
ʃtelle
stelle
principali con la Luna,
e col Sole,
Quatordeci le candele,
che pendono
intorno al Trono di Dio lunghe quanto
ʃarebbe
sarebbe
un
uiaggio
viaggio
di cinquanta anni.
Quindici,
che l’Alcorano continuamente per quindeci giorni
diʃceʃe
discese
dal Cielo fino All’Inferno,
e di quindi
uʃcito
uscito
apoco apoco
ʃtette
stette
fino
à
.xv.
xv.
di Ramadan,
perche e
ʃcritto
scritto
coʃi
cosi
nell’Alcorano,
il
meʃe
mese
di
Ramadan nel qual
diʃceʃe
discese
l’Alcorano.
Sedici
ʃono
sono
le Legioni de gli
Angeli cherubini intorno al Trono di Dio,
che lodano il nome del
ʃuo
suo
Signore.
l
[156]
Dicieʃette
Diciesette
ʃono
sono
i nomi di Dio
poʃti
posti
tra la terra,
e l’inferno,
il
che
ʃe
se
non
fuʃʃe
fusse
la fiamma dell’inferno
uʃcendo
uscendo
fuori
conʃumerebbe
consumerebbe
tutto il Mondo.
Diceotto
gl’interʃtitij
gl’interstitii
tra il Trono di Dio,
e l’Aria,
il che
ʃe
se
non
fuʃʃe
fusse
il caldo dell’inferno
conʃumerebbe
consumerebbe
il Mondo.
Diecienoue
Diecienove
ʃon
son
i Rami di Zacar fiume infernale,
ilquale il di del giudicio con
grandiβimo
grandissimo
strepito chiamerà,
e tutti i
dannati
riʃponderanno
risponderanno
Venti,
per-che
perche
il
.xx.
xx.
di di Ramadan
diʃceʃʃero
discessero
i Salmi
ʃopra
sopra
Dauid
David
Vent’uno,
perche il
.xxi.
xxi.
del
Meʃe
Mese
Ramadan nacque Solomone,
e i
monti lodarono
il Signore
.xxij.
xxii.
perche a
i
uintidue
vintidue
di Ramadan Iddio perdonò
à
Da-uit
Davit
il peccato di
Vria.
Uria.
m
[157]
Ventitre perche alli
.xxiij.
xxiii.
di Ramadan
nac-que
nacque
CHRISTO figliuolo di MARIA,
l’oration di Dio
ʃopra
sopra
di lui.
Ventiquattro,
perche Dio
fauello
favello
à
Moʃe
Mose
.xxv.
xxv.
Moʃe
Mose
diuiʃe
divise
il mare,
e
paʃʃo
passo
cõ
con
tutto
Iʃrahele
Israhele
.xxvi.
xxvi.
diede Dio le
tauole
tavole
à
Moʃe
Mose
.xxvij.
xxvii.
il
peʃce
pesce
inghiotti Iona,
che cadde nel mare
.xxviij.
xxviii.
Dio
rẽde
rende
la
ueduta
veduta
à
Iacob,
quando Giuda porto la
camiʃcia
camiscia
di
Ioʃef
Iosef
.xxix.
xxix.
Dio
aʃʃunʃe
assunse
Enoch.
n
[158]
xxx.
andò
Moʃe
Mose
al monte Sinai,
E qui il Giudeo l’interruppe
dicẽdo
dicendo..
Abbreuia
Abbrevia
o Macometto,
&
eʃpediʃciti,
espedisciti,
Riʃpoʃe,
Rispose,
faro quel che tu
uoi
voi
per non
uʃcir
uscir
fuori delle tue domande
.xl.
xl.
ʃono
sono
i giorni,
ne quali
Moʃe
Mose
digiuno.
o
[159]
50.
ʃono
sono
le migliaia de gli
ãni
anni,,
che
durerãno
dureranno
il di del giuditio.
60.
ʃon
son
le
uarietà
varietà
de colori della terra,
la qual
ʃe
se
ella
nõ
non
fuʃʃe,
fusse,
nõ
non
ci
ʃa-rebbe
sarebbe
tra gli huomini notitia alcuna delle
coʃe.
cose.
70.
huomini
s’eleʃʃe
s’elesse
Moʃe.
Mose.
p
[160]
80.
battiture debbe
hauer
haver
l’imbriaco.
q
[161]
90.
perche l’Angelo
mãdato
mandato
a
Dauit
Davit
diʃʃe,
disse,
queʃto
questo
compagno mio
haueua
haveva
nouanta
novanta
pecore,
&
io una
ʃola
sola
che egli mi
tolʃe,
tolse,
Cento
ʃono
sono
le battiture,
che debbe
hauer
haver
colui che
ʃarà
sarà
trouato
trovato
in adulterio.
Allhora
diʃʃe
disse
il Giudeo.
Veramente o
Maco-metto,
Macometto,
che tu di rettamente,
quel che
è
in
uero,
vero,
ma
ʃe
se
ti piace,
dimmi in
che modo
è
fatta la terra,
e i
monti,
e quali
ʃono
sono
i
ʃuoi
suoi
nomi,
e quando furono
.
Riʃpoʃe,
Rispose,
Creo Dio Adamo di fango,
il fango
uenne
venne
dalla
ʃpuma,
spuma,
la
ʃpuma
spuma
dalla
tempeʃta
tempesta
dell’onde,
la
tempeʃta
tempesta
dal Mare,
il Mare dalle
tenebre,
le tenebre dalla luce,
la luce dalla parola,
la parola dal
penʃie-ro,
pensiero,
il
penʃiero
pensiero
dal Giacinto,
r
[162]
il Giacinto dal
cõmandamento
commandamento,,
ʃarai,
sarai,
e fù
fatto.
Diʃʃe
Disse
il Giudeo,
doue
dove
ʃedra
sedra
lo huomo,
doue
dove
ʃtarà,
starà,
o in che luogho?
Riʃpoʃe
Rispose
ʃopra
sopra
le
ʃpalle
spalle
dell’huomo:
la penna
ʃarà
sarà
la lingua,
lo
ʃputo
sputo
l’inchioʃtro,
l’inchiostro,
e la
tauola
tavola
da
ʃcriuere
scrivere
il core.
&
queʃto
questo
e
uero,
vero,
diʃʃe.
disse.
Ma
ua
va
piu oltra
ʃe
se
ti piace,
e dimmi,
che
coʃa
cosa
dopo
queʃto
questo
fe Dio.
Riʃpoʃe,
Rispose,
la
tauola,
tavola,
e la penna.
Diʃʃe,
Disse,
che
tauola,
tavola,
e che penna?
Riʃpoʃe,
Rispose,
la
tauola
tavola
do-ue
dove
è
ʃcritto
scritto
cio che fù
è
ʃarà
sarà
in cielo,
e in terra,
s
[163]
La penna
ʃarà
sarà
di luce
chiariβima.
chiarissima.
Diʃʃe,
Disse,
come
ʃarà
sarà
lunga
queʃta
questa
penna?
Riʃpoʃe,
Rispose,
lo
ʃpatio
spatio
di
500.
anni.
La larghezza di.
80.
anni,
e non
ʃi
si
ceʃʃera
cessera
mai di
ʃcriuere
scrivere
quel che
ʃi
si
fa nel Mondo,
e
ʃe
se
farà
fino al di del giudicio,
Nell’Alcora-no,
Nell’Alcorano,
diʃʃe,
disse,
eʃʃendo
essendo
la
Tauola
Tavola
di che
coʃa
cosa
e?
Riʃpoʃe,
Rispose,
t
[164]
di
ʃmeraldo
smeraldo
belliβi-mo,
bellissimo,
le parole
ʃon
son
di perle,
e il
ʃuo
suo
doʃʃo,
dosso,
e di pietà.
Diʃʃe,
Disse,
quante
uolte
volte
guardi quella
tauola,
tavola,
tra la notte,
e il di?
Riʃpoʃe.
Rispose.
u
[165]
clx.
uolte.
volte.
Diʃʃe,
Disse,
procedi piu oltre,
e dimmi,
perche il Cielo
ʃi
si
chiami Cielo.
Riʃpoʃe,
Rispose,
perche
egli
è
creato di fumo,
x
[166]
e il fumo dal
uapor
vapor
del mare.
Diʃʃe,
Disse,
di donde ha
il
uerde
verde
?
Riʃpoʃe,
Rispose,
dal monte Caf,
e il monte Caf lo ha da gli
ʃmeraldi
smeraldi
del
Paradiʃo,
Paradiso,
y
[167]
ilqual monte cingendo intorno il cerchio della terra
ʃo-ʃtiene
sostiene
il Cielo.
Diʃʃe,
Disse,
il Cielo ha porta?
Riʃpoʃe,
Rispose,
Ha porte che pendono.
Diʃʃe,
Disse,
e le porte hanno
chiaui
chiavi
?
Riʃpoʃe,
Rispose,
hãno
hanno
le
chiaui,
chiavi,
z
[168]
le quali
ʃon
son
nel
Theʃoro
Thesoro
di Dio.
Diʃʃe,
Disse,
di che fon le porte?
Riʃpoʃe
Rispose
d’oro.
Diʃʃe,
Disse,
tu di il
uero,
vero,
ma dimmi,
queʃto
questo
noʃtro
nostro
Cielo d’onde
é
creato?
a
[169]
Riʃpoʃe.
Rispose.
Il primo
d’acqua
uerde,
verde,
il
ʃecondo
secondo
d’acqua chiara,
il terzo di
ʃmeraldi,
smeraldi,
il quarto
d’oro
puriβimo,
purissimo,
il quinto di Giacinto,
il
ʃeʃto
sesto
di una
lucidiβima
lucidissima
nuuola,
nuvola,
il
ʃettimo
settimo
di
ʃplendor
splendor
di fuoco.
Diʃʃe,
Disse,
e di
queʃto
questo
tu di il
uero.
vero.
Ma di
ʃo-pra
sopra
à
questi
ʃette
sette
Cieli,
che
ui
vi
è?
Riʃpoʃe,
Rispose,
[170]
un mar
uiuifico,
vivifico,
e di
ʃopra
sopra
un
mar
nebuloʃo,
nebuloso,
e
coʃi
cosi
procedendo per ordine,
ui
vi
è
il mare aereo,
e di
ʃo-pra
sopra
il mar
penoʃo,
penoso,
e di
ʃopra
sopra
il mar
tenebroʃo,
tenebroso,
e di
ʃopra
sopra
il mar di
ʃollazzo,
sollazzo,
e di
ʃopra
sopra
la Luna,
e di
ʃopra
sopra
il Sole,
e di
ʃopra
sopra
il nome di Dio,
e di
ʃopra
sopra
la
ʃopplicatione,
sopplicatione,
e di
ʃopra
sopra
Gabriello,
e di
ʃopra
sopra
il
raʃo
raso
Pergame-no,
Pergameno,
e di
ʃopra
sopra
il mar pieno,
e di
ʃopra
sopra
ʃettanta
settanta
interualli
intervalli
della luce,
e di
ʃopra
sopra
.lxx.
lxx.
milia turbe,
e in
ciaʃcuna
ciascuna
turba
ʃon
son
cinque milia Angeli,
che
mai
nõ
non
ceʃʃano
cessano
di lodar Dio,
e di
ʃopra
sopra
ci
è
il termine della dignità
Angelica,
e di
ʃopra
sopra
lo
ʃtendardo
stendardo
della Gloria,
e di
ʃopra
sopra
gl’interualli
gl’intervalli
di
Per-le,
Perle,
di
ʃopra
sopra
gl’interualli
gl’intervalli
della gratia,
e di
ʃopra
sopra
gl’interualli
gl’intervalli
della
po-tenza,
potenza,
e di
ʃopra
sopra
gl’interualli
gl’intervalli
della deità,
e di
ʃopra
sopra
gl’interualli
gl’intervalli
della
diʃpenʃatione,
dispensatione,
e di
ʃopra
sopra
lo
ʃcabello,
scabello,
e di
ʃopra
sopra
il Seggio,
e di
ʃopra
sopra
il
Si-gnore
Signore
dell’uniuerʃità.
dell’università.
Diʃʃe
Disse
marauiglioʃamente
maravigliosamente
hai
ʃaputo
saputo
dire,
come le
coʃe
cose
appunto
ʃtanno,
stanno,
Seguita hora che tu mi dica
ʃe
se
il Sole,
e la Luna
ʃon
son
fedeli,
c
o infedeli.
Riʃpoʃe.
Rispose.
[171]
Fedeli,
e
obbediẽti
obbedienti
à
ogni
cõmandamento
commandamento
di
Dio.
Diʃʃe,
Disse,
onde
uien
vien
adunq;
adunque
che non
ʃplendono
splendono
ambeduoi ugualmente?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Dio gli creò
uguali di
ʃplendore,
splendore,
e di
uirtù,
virtù,
Oue
Ove
egli
auenne,
avenne,
che
eʃʃendo
essendo
incerta la
uolta
volta
del giorno,
e della notte Gabriello
uolo,
volo,
e
uolando
volando
per
ʃorte,
sorte,
come
ʃuole
suole
accadere,
toccò
con una delle
ʃue
sue
ali la
Lu-na,
Luna,
e da quella hora in qua,
ella
è
fatta
oʃcura.
oscura.
Diʃʃe,
Disse,
perche la notte
é
detta notte?
Riʃpoʃe,
Rispose,
[172]
perche ella
è
uelo
velo
che cuopre il
maʃchio,
maschio,
e la
femi-na.
femina.
Diʃʃe,
Disse,
tu di il
uero,
vero,
Ma ragionami un poco,
quanti
ʃon
son
gli ordini
del-le
delle
ʃtelle.
stelle.
Riʃpoʃe,
Rispose,
tre
ʃon
son
gl’ordini,
il primo pende dal
ʃeggio
seggio
di Dio per
alcune catene d’oro,
e
ʃplendono
splendono
fino al
ʃettimo
settimo
Trono.
Il
ʃecondo
secondo
è
di
quelle
ʃtelle,
stelle,
che adornano il Cielo,
e quando i
diauoli
diavoli
uengono
vengono
per
ingãnar
ingannar,,
e
inʃidiar
insidiar
le
coʃe
cose
celeʃti,
celesti,
eʃʃe
esse
ʃtelle
stelle
facendoʃi
facendosi
loro incontro gli
cac-ciano.
cacciano.
Il terzo
è
per
riʃpetto
rispetto
de
ʃegni,
segni,
e delle
ʃtelle.
stelle.
Diʃʃe,
Disse,
e di
queʃto
questo
tu
di il
uero,
vero,
ne
ʃi
si
puo credere altrimenti.
Dimmi dunque,
quanti mari
ʃo-no
sono
tra noi,
e il cielo?
Riʃpoʃe,
Rispose,
[173]
ʃette.
sette.
E quanti
uenti
venti
tra noi e
il cielo?
Ri-ʃpoʃe,
Rispose,
tre,
il primo
uento
vento
è
ʃterile,
sterile,
ilqual Dio mandò
ad Acath.
Il
ʃecondo
secondo
è
negro,
e
queʃto
questo
è
quello che gonfia il mare,
e il di del giudicio
ʃoffiãdo
soffiando
accendera piu il fuoco,
il terzo
è
quello che
amminiʃtra
amministra
le
coʃe
cose
al mare,
e alla terra.
Diʃʃe,
Disse,
hai ragione,
Ma quanti
interualli
intervalli
ʃono
sono
dal Cielo
à
noi?
Riʃpoʃe,
Rispose,
uno,
il che non
eʃʃendo
essendo
il
celeʃte
celeste
ardore
conʃumerebbe
consumerebbe
tutte le
coʃe
cose
terrene.
Diʃʃe.
Disse.
Rettamente,
ma
ʃe
se
ʃi
si
lieua
lieva
la terra,
oue
ove
ʃtarà
starà
il Sole?
Riʃpoʃe,
Rispose,
In una fonte
calidiβima,
calidissima,
e la fonte nel colubro,
e il colubro
nell’interuallo,
nell’intervallo,
e
l’interuallo
l’intervallo
nel monte Caf,
e il monte in mano de
gl’Angeli,
che tengano il Mondo fino al di del giudicio.
Diʃʃe,
Disse,
e
queʃto
questo
e
uero,
vero,
Ma che ordine
ʃi
si
oʃerua
oserva
nel portar la
ʃede
sede
di Dio?
Riʃpoʃe,
Rispose,
[174]
I
ca-pi
capi
loro
ʃon
son
ʃotto
sotto
la
ʃede
sede
di Dio,
i piedi
ʃotto
sotto
il Trono.
Hanno
ʃi
si
grande
la
teʃta,
testa,
che s’uno uccello
uolaʃʃe
volasse
mille anni interi,
appena
arriuerebbe
arriverebbe
da una all’altra orecchia,
hanno
ʃopra
sopra
i capi loro le corna,
il cibo,
e il bere loro,
e la gloria,
e la laude di Dio,
Il
muouer
muover
de gl’Angeli
è
tãto
tanto
che
neʃʃuno
nessuno
non lo puo
ʃapere
sapere
ʃe
se
non Dio.
Diʃʃe,
Disse,
e
queʃto
questo
è
uero,
vero,
Ma dimmi,
che uccelli
ʃono
sono
tra noi,
e il cielo?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Alcuni uccelli
nõ
non
toccan ne
la terra,
ne il cielo,
i colubri hanno il color bianco,
il
doʃʃo
dosso
di
cauallo,
cavallo,
le
chiome a
guiʃa
guisa
di
dõna
donna,,
l’ale come gl’uccelli.
Parturiʃcon
Parturiscon
le
uoua
vova
ʃopra
sopra
la coda loro,
e producono
quiui
quivi
i figliuoli.
Diʃʃe.
Disse.
Egli
è
uero,
vero,
Ma
queʃto
questo
mondo,
perche
è
chiamato mondo?
Riʃpoʃe.
Rispose.
[175]
perche
queʃto
questo
mondo fu fatto fuor d’un’altro
ʃecolo,
secolo,
ma
ʃe
se
fuʃʃe
fusse
fatto col
ʃecolo,
secolo,
ʃarebbe
sarebbe
perpetuo
come quello.
Egli
è
il
uero,
vero,
ma il fine perche lo chiami fine?
Riʃp.
Risp.
Per-che
Perche
riʃuʃcitera
risuscitera
in lui ogni
coʃa
cosa
creata.
Egli
è
coʃi,
cosi,
ma il
ʃecolo
secolo
altro,
perche
è
detto altro?
Riʃp.
Risp.
Perche
reʃtera
restera
ultimo dopò
queʃto
questo
mondo,
e
non
ʃi
si
puo
eʃprimer
esprimer
la
ʃua
sua
ʃomiglianza,
somiglianza,
e i
ʃuoi
suoi
habitatori non
ʃon
son
mortali,
ne il di
è
ʃottopoʃto
sottoposto
al numero,
perche
è
perpetuo.
Tu di il
uero,
vero,
ma
che debbo io proporti per farti fallare?
Dimmi,
qual
è
la piu forte
coʃa
cosa
?
il ferro,
e del ferro?
il fuoco,
e del fuoco?
l’acqua,
e dell’acqua?
il
uento.
vento.
Egli
è
uero,
vero,
ne per
queʃto
questo
reʃtero
restero
di
addomãdarti
addomandarti
Adamo,
perche e
detto Adamo?
Riʃp.
Risp.
Perche
è
creato del fango di tutte le terre,
e
nõ
non
di una
ʃola,
sola,
perche
ʃe
se
d’una
ʃola
sola
fuʃʃe
fusse
ʃtato
stato
creato,
gli huomini non harrebbero noticia di
coʃa
cosa
alcuna,
Egli
è
il
uero,
vero,
ʃe
se
tu mi dirai,
che
eʃʃendo
essendo
fat-to
fatto
Adamo,
di donde gl’entro lo
ʃpirito
spirito
in lui?
Riʃp.
Risp.
Per la bocca,
e per
bocca
uʃci.
usci.
Diʃʃe,
Disse,
Dio creato che lo hebbe,
che gli
diʃʃe
disse
?
Riʃp.
Risp.
Tu,
e la
tua donna,
mangiate,
e beete,
e habitate nel
Paradiʃo,
Paradiso,
ma non
ui
vi
accoʃtate
accostate
a
queʃto
questo
arbore.
Diʃʃe,
Disse,
e che arbore era?
Ris.
[176]
de frutti.
Qual fu la
ʃua
sua
forma?
Risp.
Haueua
Haveva
ʃette
sette
ʃpiche,
spiche,
delle quali Adamo ne
tolʃe
tolse
una,
oue
ove
erano cinque grani,
duoi ne mangio,
e duoi ne diede ad
Eua
Eva
ʃua
sua
donna,
[177]
il quinto grano lo portò
ʃeco.
seco.
Diʃʃe,
Disse,
come fù
grãde
grande,,
e che ne fece
d’eʃʃo
d’esso
?
Ris.
fu maggiore di
un’uouo,
un’uovo,
e lo
diuiʃe
divise
in 600.
parti,
delle quali
furõ
furon
cauate
cavate
tutte le
ʃorti
sorti
delle
ʃemenze.
semenze.
Diʃʃe,
Disse,
cacciato del
Paradiʃo
Paradiso
doue
dove
fu
il
ʃuo
suo
ricetto?
Riʃp.
Risp.
Adam
ʃtaua
stava
in India,
Eua
Eva
in Nubia,
Di che
ueʃtiuano
vestivano
?
Ris.
Adamo di foglie del
Paradiʃo,
Paradiso,
&
Eua
Eva
ʃi
si
ricopriua
ricopriva
con i
capel-li.
capelli.
Diʃʃe,
Disse,
doue
dove
ʃi
si
rincontrauano
rincontravano
ritrouãdoʃi
ritrovandosi
?
Riʃp.
Risp.
In Araf,
cioè
in Mecca
.
Qual fu poi fatto di lor due?
[178]
Eua
Eva
di Adamo della
ʃua
sua
ʃiniʃtra
sinistra
coʃta,
costa,
perche
ʃe
se
ella
fuʃʃe
fusse
fatta della
deʃtra,
destra,
ʃarebbe
sarebbe
come Adamo forte.
Chi
habito la terra
innãzi
innanzi
Adamo?
Riʃp.
Risp.
I
diauoli
diavoli
prima,
dopò
gl’Angeli,
e dopo gl’Angeli Adamo,
[179]
tra gl’Angeli,
e i
Diauoli
Diavoli
ʃon.
son.
ʃette
sette
milia anni,
e tra gl’Angeli,
e Adamo
ʃon
son
mille.
Diʃʃe,
Disse,
tu mi racconti la
coʃa
cosa
apũto
apunto
come la
paʃʃa,
passa,
ma
baʃti
basti
fina a
qui.
Paβiamo
Passiamo
hora ad altro ragionamento,
e dimmi
ʃe
se
ti piace,
chi comincio i
peregrinaggi?
Risp.
Adamo.
Chi
gli
raʃe
rase
il capo?
Gabriello.
Chi lo
circunciʃe
circuncise
?
Egli
ʃteʃʃo.
stesso.
Dopo Adamo,
chi fu
circõciʃo
circonciso
?
Abramo.
E
queʃto
questo
è
uero,
vero,
perche ci
ʃono
sono
manifeste,
e ci
reʃta
resta
altro addimandare,
ma dimmi,
qual
è
la terra che ha
ueduto
veduto
il Sole
una
uolta,
volta,
e non
uedra
vedra
mai piu
ʃe
se
non alla fine de
ʃecoli.
secoli.
Riʃpoʃe,
Rispose,
quel-la
quella
del mare che
diuiʃe
divise
Moʃe,
Mose,
tal che
ʃe
se
uide
vide
il fondo,
e ritornate l’onde
mai piu
ʃi
si
uedra,
vedra,
e che ti pare Abdia,
ritroui
ritrovi
tu
queʃte
queste
coʃe
cose
nella tua legge
?
[180]
Non,
Segui anchora.
Quale
è
la
caʃa
casa
che ha
.xij.
xii.
porte,
per le quali
eʃcano
escano
.xij.
xii.
portioni di
.xij.
xii.
generationi?
Riʃp.
Risp.
Quella ruppe,
che
Moʃe
Mose
percoʃʃe
percosse
apri
.xij.
xii.
porte,
e mandò
fuori
.xij.
xii.
fonti per le
.xij.
xii.
Tribu
d’Iʃ-rael.
d’Israel.
Diʃʃe,
Disse,
egli
è
il
uero.
vero.
Ma Dio
à
che parte parlò
della terra?
Ris.
al monte Sinai
comandãdogli
comandandogli,,
che
eleuaʃʃe
elevasse
Moʃe
Mose
fino al cielo.
Che
coʃa
cosa
fù
legno prima,
e poi
ʃpirito
spirito
?
Riʃ.
Ris.
La
uirga
virga
di
Moʃe
Mose
che hora fù
legno,
hora
ʃerpente.
serpente.
Qual femmina nacque
ʃolamente
solamente
di
maʃchio,
maschio,
e qual
ma-ʃchio
maschio
di femina?
Riʃp.
Risp.
l
Eua
Eva
ʃolamẽte
solamente
nacque di Adamo,
e CHRISTO
di MARIA
uergine.
vergine.
[181]
Diʃʃe,
Disse,
quel che tu di
è
il
uero,
vero,
ʃe
se
mi dirai,
che furono quelle tre
coʃe,
cose,
che
ʃon
son
nate
ʃenza
senza
cõmiʃtione
commistione
di huomo.
Riʃ.
Ris.
Adamo
.
Arlos di Abramo,
e
GIESV
GIESU
CHRISTO.
Egli
è
uero,
vero,
ma qual
ʃepulcro
sepulcro
s’è
meβo
messo
col
ʃuo
suo
ʃepolto
sepolto
?
Riʃp.
Risp.
Il
peʃce
pesce
con Iona.
Chi
ʃon
son
quei
duoi
ʃolamẽte
solamente
i cui
ʃepolcri
sepolcri
nõ
non
ʃi
si
ʃanno
sanno
?
Riʃpoʃe
Rispose
Abitalib,
e
Moʃe,
Mose,
ilquale
conoʃcẽdo
conoscendo
che
s’appreʃʃaua
s’appressava
il
tẽpo
tempo
della morte,
cõmandò
commandò
che dopò
la
ʃua
sua
morte
fuʃʃe
fusse
poʃto
posto
in
ʃulle
sulle
ʃpalle
spalle
d’un Camello,
e lo
laʃcino
lascino
andar
doue
dove
a lui
pareβe,
paresse,
e lo
ʃeguitaʃʃero,
seguitassero,
fin che egli di
ʃua
sua
uolõtà
volontà
ʃi
si
poʃaʃʃe,
posasse,
fatto
queʃto,
questo,
doue
dove
il Camello
giunʃe,
giunse,
e
ʃi
si
fermo,
cauãdo
cavando
fù
ritrouato
ritrovato
un monumento con un Epitafio,
ilqual
diceua
diceva
quello
eʃʃer
esser
il
monumẽto
monumento,,
che Noe
hauea
havea
apparecchiato ad Abilalib,
e
quiui
quivi
ʃepolto,
sepolto,
il luogho
ʃi
si
ha
քduto,
ne mai piu
ʃi
si
ha potuto
ritrouare.
ritrovare.
Moʃe
Mose
andando
ʃolo
solo
per un
deʃer-to
deserto
a
caʃo
caso
trouo
trovo
il
ʃepolcro
sepolcro
aperto,
e
uoto,
voto,
cauato
cavato
tanto quanto alla
ʃua
sua
grandezza del corpo
ʃi
si
conueniua,
conveniva,
del che
marauigliandoʃi
maravigliandosi
molto,
comincio
à
miʃurarlo
misurarlo
dalla propia
ʃtatura,
statura,
intanto l’Angelo della morte
uenne
venne
ad occidere
Moʃe.
Mose.
Il che egli
conoʃcendo,
conoscendo,
diʃʃe,
disse,
a che
ʃei
sei
tu
uenuto
venuto
?
Riʃpondendo
Rispondendo
diʃʃe,
disse,
ʃon
son
mandato per l’anima tua,
à
cui
Moʃe,
Mose,
di donde la torrai,
per la bocca non
ʃi
si
puo,
perche con quella ho
fauellato
favellato
al Signore,
per gli orecchi meno,
perche con quelli ho udito la
ʃua
sua
uoce,
voce,
Ne
per gliocchi co quali ho
ueduto
veduto
la faccia del Signore,
ne per le mani
con le quali ho
riceuuto
ricevuto
il dono da Dio,
ne per i
piedi,
co quali
ʃon
son
aʃceʃo
asceso
ʃul
sul
monte Sina,
L’Angelo
hauendo
havendo
udito
queʃto
questo
ʃi
si
parti,
e mutata
nuoua
nuova
forma,
ritorno con un’pomo del
Paradiʃo,
Paradiso,
e lo diede
à
Moʃe,
Mose,
ac-cioche
accioche
egli lo
odoraʃʃe.
odorasse.
Moʃe
Mose
lo
tolʃe,
tolse,
e fiutandolo,
l’Angelo lo
preʃe
prese
per il
Naʃo,
Naso,
e di
quiui
quivi
gli
cauo
cavo
l’anima,
il che fatto
rimaʃe
rimase
quel corpo
nella
ʃepoltura
sepoltura
non
trouata
trovata
mai da
neʃʃuno.
nessuno.
Diβe,
Disse,
ueramente
veramente
fù
come
tu m’hai raccontato,
ma dimmi qual fuoco
è
quello che mangia e
bee,
e
dopo
s’eʃtingue,
s’estingue,
e non
s’accẽde
s’accende
altrimenti in fino al di del giudicio?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Il fuoco nel corpo humano
ʃi
si
ʃoʃtenta
sostenta
col
uiuere,
vivere,
ma l’anima
par-tendoʃi
partendosi
s’estingue ne s’accende altrimenti s’ella non ritorna al
ʃuo
suo
corpo
.
E
queʃto
questo
è
uero.
vero.
Ma che
coʃa
cosa
è
quella che
è
ʃempre
sempre
grande,
e qual
è
quella che
ʃempre
sempre
è
piccola?
Ris.
Le pietruzze
ʃon
son
ʃempre
sempre
picciole,
e i
Monti
ʃon
son
ʃempre
sempre
grãdi
grandi,,
Egli
è
il
uero
vero
diʃʃe,
disse,
Ma
doue
dove
è
il mezzo della
terra?
Ris.
A
Hieruʃalẽme
Hierusalemme,,
doue
dove
le genti
diʃperʃe
disperse
ʃi
si
adunerãno
aduneranno
in cotal
luogo,
e
doue
dove
ʃarà
sarà
un
Põte
Ponte,,
e una
ʃtadera
stadera
ʃopra
sopra
l’inferno,
ilquale
ui
vi
ʃarà
sarà
portato da
.lxx.
lxx.
milia Angeli,
Egli
è
coʃi.
cosi.
Ma perche
Gieruʃalẽme
Gierusalemme
è
detta
caʃa
casa
benedetta?
Ris.
perche ella
è
per linea retta
ʃotto
sotto
il cielo,
e
ք
che
quiui
quivi
Dio e
gl’Angeli parlarono co i
Patriarchi,
e co i
Propheti,
[182]
e
qui-ui
quivi
Dio diede
à
Moʃe
Mose
tre mile,
e cinquecento,
e quindeci precetti,
diʃʃe
disse
e
coʃi
cosi
ʃta
sta
il
uero,
vero,
Ma dimmi,
qual
è
quel humore,
che non
è
di Cielo,
ne di
terra?
Riʃ.
Ris.
Il
ʃudore
sudore
de gli animali che
lauorano.
lavorano.
Dimmi piacendoti,
come fu fatta la
Naue
Nave
?
Riʃp.
Risp.
Noe fu il primo che comincio la
Naue,
Nave,
e
Ga-briello
Gabriello
gli diede legnami,
e Noe
ui
vi
entrò
dentro con i
ʃuoi
suoi
figliuoli,
e
partendoʃi
partendosi
di Arabia,
e
nauigando
navigando
ʃette
sette
uolte
volte
girò
ʃopra
sopra
Mecca,
e
na-uigando
navigando
ʃopra
sopra
Gieruʃalẽme
Gierusalemme
la circondò
ʃette
sette
uolte,
volte,
e
peruenne
pervenne
in Giudea,
e
quiui
quivi
mancando il
diluuio
diluvio
ʃi
si
fermo la
Naue,
Nave,
egli
è
il
uero,
vero,
Ma in
queʃto
questo
mezzo Mecca
oue
ove
fù?
Riʃp.
Risp.
Dio la
tolʃe,
tolse,
e
meʃʃela
messela
in Cielo,
e
cõmeʃʃe
commesse
al Monte Abicobiz,
che
haueʃʃe
havesse
cura di
Gieruʃalẽme
Gierusalemme,,
&
egli
la
tolʃe
tolse
nel
ʃuo
suo
uentre
ventre
Coʃi
Cosi
ʃta
sta
e tutto
è
il
uero.
vero.
ma dimmi anchora,
la cagione perche i
figliuoli
aʃʃomigliano
assomigliano
piu il Padre,
che la Madre,
o piu
la Madre che il Padre?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Quando l’huomo ha maggior
uo-glia
voglia
del coito,
e maggior piacere in quello che la donna non
ʃen-te,
sente,
e non hà,
all’hora
ʃi
si
genera il figliuolo,
o figliuola piu
ʃimi-le
simile
a lui che a
lei,
quando poi
è
il contrario,
il contrario
auiene.
aviene.
Diʃʃe
Disse
egli
è
il
uero.
vero.
Ma dimmi,
Dio
puniʃce
punisce
egli alcuno
ʃanza
sanza
ragio-ne
ragione
?
Riʃpoʃe.
Rispose.
No.
Che farà
egli de figliuoli de gli infedeli?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Il di del giuditio
uerranno
verranno
i figliuoli de gli infideli innanzi la faccia di
Dio,
&
egli dirà
loro,
chi
è
il
uoʃtro
vostro
Signore?
&
eβi.
essi.
Tu
ʃignore,
signore,
che
ci
creaʃti.
creasti.
Chi
hauete
havete
uoi
voi
adorato,
e
ʃeruito
servito
?
Signore diranno,
noi non
potemmo
uʃar
usar
gl’orecchi,
ne la lingua,
ne potemmo
ʃeguir
seguir
il tuo
Nun-tio.
Nuntio.
Et egli s’io
ui
vi
commandaβi
commandassi
qualche
coʃa
cosa
la
fareʃte
fareste
uoi
voi
?
Et
eβi
essi
Si-
gnor
Signor
degno,
e
giuʃto,
giusto,
tutto quel,
che tu ci commanderai ci piace.
all’ho-ra
all’hora
egli farà
comparire uno de fiumi dell’inferno,
e dira loro,
entrate
in
queʃto
questo
fiume,
coloro che obediranno,
uʃciranno
usciranno
fuori
ʃanza
sanza
eʃʃer
esser
punto
offeʃi,
offesi,
&
ʃe
se
ne andranno in
Paradiʃo,
Paradiso,
e quei che
ʃtaranno
staranno
ʃaldi
saldi
nella
lor
uolontà
volontà
andranno co padri loro nell’inferno,
perche egli dice
nel-l’Alcorano.
nell’Alcorano.
Chi obedira
ʃarà
sarà
nel
Paradiʃo,
Paradiso,
chi non obedira
ʃarà
sarà
nel-l’inferno.
nell’inferno.
E
queʃto
questo
è
uero,
vero,
diʃʃe.
disse.
Ma come
ʃi
si
ʃoluer
solver
à
la terra?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Il fuoco
conuertira
convertira
la terra in cenere,
e l’acqua diperdera la cenere,
Egli
è
il
uero,
vero,
ma i
monti d’onde
uʃciranno
usciranno
?
Riʃp.
Risp.
Dal monte Caf,
Iddio
gli
poʃe
pose
come pali della terra,
uero,
vero,
ma dimmi,
che
coʃa
cosa
reʃta
resta
ʃotto
sotto
que-ʃte
queste
ʃette
sette
terre?
Riʃp.
Risp.
Vn
Un
bue,
e
ʃotto
sotto
il bue?
Riʃp.
Risp.
Vna
Una
pietra bianca.
Che forma
è
quella del bue?
Risp.
Il
ʃuo
suo
capo
è
in Oriente,
e la coda in
Occidente,
ha quaranta corna,
e altri tanti denti,
e da un corno
all’al-tro
all’altro
è
tanto
ʃpatio,
spatio,
quanto
ʃi
si
caminerebbe in mill’anni.
Diʃʃe,
Disse,
e
ʃotto
sotto
la
pietra
doue
dove
egli
ʃta,
sta,
che
coʃa
cosa
uie
vie
?
Ris.
Vn
Un
mõte
monte
chiamalo Zohot,
e d’onde
naʃce
nasce
queʃto
questo
Monte.
Riʃp.
Risp.
Dell’inferno.
Quanto
è
largo?
Quanto
ʃi
si
caminerebbe in mill’anni,
ʃu
su
queʃto
questo
monteranno tutti gl’infedeli,
e quando tutti
ʃaranno
saranno
in cima,
il Monte tremerà,
e gettera tutta la turba nel
profondo dell’inferno,
Egli
è
il
uero,
vero,
ma
ʃotto
sotto
il Monte che
coʃa
cosa
è?
Ris.
Terra,
come
ʃi
si
chiama?
Ris.
Vnerelea,
Unerelea,
e di
ʃotto
sotto
che
ui
vi
è?
Riʃp.
Risp.
La terra Alioulem,
e
diʃotto
disotto
il mare Zeid,
e di
ʃotto
sotto
la terra Neama,
e di
ʃot-to
sotto
il mar Zegir,
e di
ʃotto
sotto
la terra Herib,
e di
ʃotto
sotto
un’altra terra chiamata Agiba,
bianca come latte,
e
odoroʃa
odorosa
come il
muʃchio,
muschio,
liʃcia
liscia
come il
croco,
e lucida come la Luna,
e Iddio
ʃopra
sopra
queʃte
queste
adunera tutti i
giu-ʃti,
giusti,
ʃotto
sotto
la quale
è
il mare Alchintaim,
[183]
e di
ʃotto
sotto
è
un
peʃce,
pesce,
che
ʃi
si
chiama Albebut,
che ha il capo in Oriente,
e la coda in Occidente,
ʃopra
sopra
il
cui
doʃʃo
dosso
ʃono
sono
le Terre,
i Mari,
le Tenebre,
l’Aria,
e i
Mõti
Monti,,
e
uiʃtaranno
vistaranno
fino alla fine de
ʃecoli.
secoli.
Sotto al
peʃce
pesce
ui
vi
è
un
uento,
vento,
che
ʃoʃtiene
sostiene
il
peʃce.
pesce.
Sotto
é
un Monte,
di
ʃotto
sotto
un Tuono,
di
ʃotto
sotto
un Fulgure,
e di
ʃotto
sotto
a
queʃte
queste
coʃe
cose
e un mar
ʃanguigno,
sanguigno,
e di
ʃotto
sotto
l’inferno
chiuʃo,
chiuso,
e di
ʃotto
sotto
un mar di fuoco,
e di
ʃotto
sotto
un mare opaco,
e di
ʃotto
sotto
il mar
del-la
della
potenza,
e di
ʃotto
sotto
il mar
nuuoloʃo,
nuvoloso,
e di
ʃotto
sotto
le laudi,
e di
ʃotto
sotto
la
glorificatione,
e di
ʃotto
sotto
il Seggio,
e di
ʃotto
sotto
la
Tauola,
Tavola,
e la
pen-na,
penna,
e di
ʃotto
sotto
il maggior nome di Dio.
Diʃʃe,
Disse,
e dopo
queʃto
questo
che
uie
vie
?
Ri-ʃpoʃe.
Rispose.
Se tu
cercaβi
cercassi
o Abdia,
tene
andreʃti
andresti
nell’infinito,
baʃtiti
bastiti
aʃ-ʃai,
assai,
che la potenza di Dio,
è
per
ogniuerʃo
ogniverso
uguale.
Diʃʃe.
Disse.
Gran
co-ʃe
cose
ʃon
son
queʃte.
queste.
Ma dimmi,
qual
ʃon
son
quelle tre
coʃe
cose
che
uennero
vennero
di
Para-
diʃo
Paradiso
in
queʃto
questo
mondo?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Mecca,
Ieʃrab,
Iesrab,
e
Gieruʃalemme,
Gierusalemme,
Tu di
il
uero,
vero,
quando che tu mi dica,
quali
uennero
vennero
dall’inferno?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Vaʃtat
Vastat
citta d’Egitto,
Antiochia di Scria,
Ehebera di Armenia,
&
Elmedera in Caldea.
Egli
è
il
uero,
vero,
ma
miʃura
misura
il mondo?
Riʃpoʃe.
Rispose.
La quantita del mondo,
e tanto quanto
ʃi
si
caminarebbe in un giorno.
Diʃʃe,
Disse,
in che modo?
Rispoʃe.
Rispose.
Il Sole
naʃcendo
nascendo
lo camina tutto per
fi-no
fino
alla
ʃera.
sera.
Diʃʃe,
Disse,
ueramente
veramente
che tu
ʃei
sei
ʃtato
stato
molto arguto,
&
perche
io
ueggo,
veggo,
che tu
conoʃci
conosci
ogni
coʃa,
cosa,
ʃe
se
ti piace
deʃcriuimi
descrivimi
il
Paradiʃo,
Paradiso,
e
come la
ʃu
su
ʃi
si
uiue
vive
?
Ris.
Da che ti piace,
egli
è
tutto di
ʃmeraldo
smeraldo
compartito di Giacinthi,
ripieno di
coʃe
cose
fruttifere,
e amene,
quiui
quivi
corrono Fonti,
alcune di latte,
alcune di mele
biãco
bianco,,
e alcune altre di
uino
vino
puriβimo.
purissimo.
I di
ʃono
sono
di mille anni,
e gl’anni
ʃono
sono
di quaranta milia anni,
non
è
que-ʃta
questa
aβai
assai
beatitudine,
e
à
baʃtanza.
bastanza.
Diʃʃe,
Disse,
ueramente
veramente
ʃi,
si,
ʃe
se
tu mi dirai lo
habito,
e
l’uʃo
l’uso
de gli habitatori?
Risp.
Gli habitatori,
cioche
deʃidera-no
desiderano
ʃubito
subito
hanno,
ueʃtiranno
vestiranno
d’ogni colore dal negro in fuori,
ilqual
co-lore
colore
non tocchera alcuno dal mio Banditore infuori,
ilquale per il merito di
queʃta
questa
uita,
vita,
mirabile hara cotal
priuilegio,
privilegio,
e quello
ʃarà
sarà
il
ʃuo
suo
pro-pio
propio
colore,
[184]
tutti
ʃaranno
saranno
perfetti nella
ʃtatura
statura
come Adamo,
nella forma
come
GIESV
GIESU
CHRISTO,
mai non
creʃceranno,
cresceranno,
e mai non
patiran-no
patiranno
alcuna
coʃa,
cosa,
che gli
diʃturbi,
disturbi,
ne
dicreʃceranno
dicresceranno
altrimenti.
E
queʃto
questo
è
uero.
vero.
Ma dimmi del piacere,
e della
uita
vita
loro,
cominciando dalla prima
entrata del
Paradiʃo.
Paradiso.
Ris.
Primeramente
à
quel che
ʃon
son
entrati
ʃi
si
met-te
mette
innanzi accioche
eβi
essi
mangino un fegato de
peʃce
pesce
chiamato Albehut,
[185]
cibo di gran dilettatione,
ʃuccedono
succedono
dopo i
frutti de gli arbori,
e il
be-ne
bene
che
è
del
Paradiʃo,
Paradiso,
e dopo cioche
eβi
essi
deʃiderano,
desiderano,
ʃubito
subito
uien
vien
loro in
preʃenza
presenza
?
Dimmi,
coloro che mangiano non
è
egli
neceʃʃario,
necessario,
che
ʃmaltiʃchino,
smaltischino,
e
ʃmaltendo
smaltendo
non mandano
eβi
essi
fuori la
ʃuperfluita
superfluita
del corpo?
Ris.
Non
è
buono argomento
queʃto,
questo,
perche i
fanciulli,
che
ʃon
son
nel
uentre
ventre
Materno,
pur mangiano,
e
uiuono,
vivono,
e nondimeno non mandan fuori,
la
ʃuperfluità
superfluità
lorò.
loro.
Ma quand’egli comincia a
ʃmaltire,
smaltire,
ʃubito
subito
na-ʃce,
nasce,
e
ʃotto
sotto
entra alle
miʃerie
miserie
mortali,
la onde
ʃe
se
quei la
ʃu
su
per
neceʃ-ʃita
necessita
ʃmaltiʃʃero,
smaltissero,
ʃeguirebbe
seguirebbe
che mandando fuori la
ʃuperfluita
superfluita
fuʃ-ʃe
fusse
per
uia
via
del
ʃudore,
sudore,
ilquale ha odor di
muʃco
musco
mirabile,
e buono.
Diʃʃe,
Disse,
tu hai
riʃpoʃto
risposto
molto bene a
queʃto
questo
contrario,
e di il
uero,
vero,
ʃe
se
aggiugnerai,
ʃe
se
mangiano pane,
e carne?
Riʃp.
Risp.
Cioche
eβi
essi
deʃidera-no
desiderano
poʃʃono
possono
hauere,
havere,
dalle
coʃe
cose
prohibite infuori.
Diʃʃe,
Disse,
e qual
ʃono
sono
le
illicite?
Risp.
Come
ʃarebbe
sarebbe
la carne di porco.
Diʃʃe,
Disse,
Veramente o
buon
Macometto,
che tu mi hai fatto beato,
perche io
ʃo
so
che anchora noi giudei,
e non
ʃanza
sanza
cagione Dio ci ha commandato,
che non mangiamo carne di porco,
La onde ti prego per Dio che tu mi dica la
cagiõ
cagion
di
queʃto
questo
poi che noi
ʃtamo
stamo
à
cotal ragionamento?
Ris.
Mi piace da che tu lo
deʃideri,
desideri,
e però
GIESV
GIESU
CHRISTO
eʃʃendo
essendo
addomandato da
diʃcepoli,
discepoli,
che
narraʃʃe
narrasse
loro il modo dell’Arca di Noe,
e lo habito,
e la
uita
vita
di coloro,
che
rimaʃero
rimasero
nella
generatiõe
generatione
humana,
egli tacito
aʃcoltãdo
ascoltando
quei
che lo
pregauano,
pregavano,
hauendo
havendo
fatto una forma di terra,
che egli
haueua
haveva
in
mano la gettò
in terra,
e
diβe.
disse.
Leua
Leva
ʃu
su
in nome di mio padre,
e
ʃubito
subito
ʃi
si
leuò
levò
uno huomo canuto.
A cui CHRISTO,
chi
ʃei
sei
tu?
Io
ʃon
son
Iafet,
diʃʃe
disse
egli figliuolo di Noe,
a cui CHRISTO,
ʃei
sei
tu morto
coʃi
cosi
canuto
?
Nò
riʃpoʃe
rispose
:
ma in quella hora
penʃando,
pensando,
che io
doueua
doveva
riʃciuʃcitare
risciuscitare
il di del giuditio per la paura
diuenni
divenni
canuto.
GIESV
GIESU
dunque gli commandò
che egli
raccontaʃʃe
raccontasse
a
diʃcepoli
discepoli
tutta la Storia dell’Arca di
Noe,
allhora egli cominciando dal principio della
coʃa
cosa
e
uenuto
venuto
al
paʃ-ʃo
passo
la
doue
dove
dice che per il cumulo del
ʃterco
sterco
poʃto
posto
in un de lati dell’Arca,
ella
ʃi
si
piegaua,
piegava,
la onde
hauemmo
havemmo
grandemente paura,
conʃigliatoʃi
consigliatosi
dunque il padre col Signore,
gli
diʃʃe,
disse,
mena l’Elefante,
e
uolta
volta
le
ʃpalle
spalle
ʃue
sue
a quel luogo
oue
ove
l’Arca pende,
[186]
ilquale
ʃtercorizando
stercorizando
anchora egli
ne nacque un gran Porco,
pero non ti pare che
queʃta
questa
ʃia
sia
ʃofficiente
sofficiente
ca-gione
cagione
di
aʃtenirʃi
astenirsi
di
queʃto
questo
animale immondo?
Diʃʃe.
Disse.
Certo
ʃi,
si,
ma
dim-mi,
dimmi,
che
ʃocceʃʃe
soccesse
poi?
Riʃpoʃe.
Rispose.
Queʃto
Questo
col grifo
ʃpargendolo
spargendolo
per
l’Ar-ca
l’Arca
contraʃʃe
contrasse
in quello tal odore,
che non potendolo
ʃofferire
sofferire
ʃoffio,
soffio,
è
con quello ne
uʃci
usci
un topo ilquale
andaua
andava
rodendo le
tauole
tavole
ʃanza
sanza
al-cuna
alcuna
intermiʃʃione,
intermissione,
dil che
conʃigliatoʃi
consigliatosi
Noe con Iddio,
percoʃʃe
percosse
nel-la
nella
fronte del Leone,
[187]
il quale all’hora
ʃoffiando
soffiando
gitto fuor del
naʃo
naso
un
gatto.
Diʃʃe.
Disse.
Tu di ottimamente,
ma
baʃti
basti
inquanto a
queʃto
questo
per non
uʃcir
uscir
fuora del
propoʃito,
proposito,
e perche di
ʃopra
sopra
mi
ragionaʃti
ragionasti
del
uit-to
vitto
de gli habitatori del
Paradiʃo.
Paradiso.
Reʃta
Resta
hora che tu mi dica de
pia-ceri,
piaceri,
che
eβi
essi
hanno,
e
ʃe
se
quiui
quivi
ʃi
si
meʃcolano
mescolano
con le donne,
come,
e
quan-to.
quanto.
Riʃpoʃe.
Rispose.
Se
ui
vi
mancaβi
mancassi
piacere alcuno,
la beatitudine non
ʃareb-be
sarebbe
perfetta,
indarno dunque
ui
vi
ʃarebbero
sarebbero
i piaceri,
ʃe
se
chi gli ha non
haueʃʃero
havessero
uolontà
volontà
di
prouarli.
provarli.
Cioche
eβi
essi
uogliono
vogliono
è
ʃubito
subito
dato loro,
e quando,
e
doue,
dove,
e quanto,
e ogni
uolta
volta
che
eʃʃi
essi
uogliono,
vogliono,
tutto
ʃanza
sanza
tardare,
e
ʃanza
sanza
alcuna difficoltà.
Di maniera,
che chi harà
qui
uiuendo
vivendo
hauuto
havuto
mogli fedeli,
haranno la
ʃu
su
altretante concubine,
delle
ʃerue,
serve,
e meretrici non te ne
fauello,
favello,
perche
ui
vi
ʃaranno
saranno
ʃenza
senza
fine.
Diβe.
Disse.
Ot-
timamente,
Ottimamente,
e apunto
coʃi
cosi
come egli
è,
Ma ricordandomi di quel che tu
di,
che haranno il tutto fuor che le
coʃe
cose
uetate,
vetate,
non mi
hauendo
havendo
tu
detto
coʃa
cosa
alcuna del
uino.
vino.
Dimmi cio che
eβi
essi
hanno
quiui,
quivi,
e
ʃe
se
il
uino
vino
e
lecito,
o no,
e
ʃe
se
egli
è
lecito,
perche
uoi
voi
tu prohibirlo in
queʃto
questo
mondo?
Ris.
Tu mi addomandi
coʃi
cosi
argutamente,
che mi
biʃogna
bisogna
con due
riʃpoʃte
risposte
ʃoluer
solver
una
ʃola
sola
queʃtione,
questione,
diro dunque il lecito,
e il non lecito.
Erano
duoi Angeli,
Haroth,
e Maroth mandati da Dio in terra,
per
gouerna-re,
governare,
e
inʃegnar
insegnar
alla generatione humana prohibendo tre
coʃe,
cose,
che non
occideʃʃero,
occidessero,
che non
giudicaʃʃero
giudicassero
ingiuʃtamente,
ingiustamente,
e che non
beeʃʃino
beessino
ui-no,
vino,
e
coʃi
cosi
eʃʃendo
essendo
paʃʃato
passato
molto tempo,
&
eβi
essi
eʃʃendo
essendo
noti per tutto
co-me
come
giuʃti
giusti
giudici,
auenne
avenne
ch’una Donna di bella maniera,
laquale
haueua
haveva
una
ʃua
sua
cauʃa
causa
contro il marito,
per
farʃi
farsi
beneuoli
benevoli
i Giudici
inuito
invito
a
deʃinar
desinar
ʃeco
seco
queʃti
questi
Angeli,
e
aʃtutamente
astutamente
meʃcolò
mescolò
del
uino
vino
tra le
ui-uande,
vivande,
pregandoli,
che
beeʃʃero,
beessero,
e
mangiaʃʃero
mangiassero
ʃenza
senza
riguardo,
eʃʃi
essi
à
cio dalla donna
inuitati
invitati
beuerono,
beverono,
e s’imbriacarono,
e
richieʃero
richiesero
la donna a
ʃuoi
suoi
piaceri,
la qual
promeʃʃe
promesse
loro,
con
queʃta
questa
conditione,
che uno
le
inʃegni
insegni
quelle parole con le quali
ʃi
si
ua
va
al cielo,
e l’altro,
quelle con
le quali
ʃi
si
diʃcende
discende
dal Cielo,
piacque loro,
e
coʃi
cosi
hauendo
havendo
imparato,
di
ʃubito
subito
fu inalzata al Cielo,
Ilche Iddio
uedendo,
vedendo,
e ricercata la
cauʃa,
causa,
la
conuerti
converti
nella stella Lucifero,
coʃi
cosi
tra le
ʃtelle
stelle
bella,
come fu bella tra
l’altre
dõne
donne,,
e chiamati gli Angeli in giudicio,
Dio
propoʃe
propose
loro,
che
ʃi
si
doueʃʃero
dovessero
elegger qual pena gli
piaceʃʃe
piacesse
tra
queʃto
questo
ʃecolo,
secolo,
e l’altro,
eβi
essi
s’eleʃʃero
s’elessero
tale,
che legati per alcune catene di ferro,
fuʃʃero
fussero
meβi
messi
col
capo nel pozzo Bebil per fino al di del giuditio,
che te ne par dunque o
Abdia,
nõ
non
è
queʃta
questa
cauʃa
causa
potente,
che il
uino
vino
ʃia
sia
nõlecitò
nonlecito
?
Diʃʃe.
Disse.
Si
ueramente,
veramente,
ma perche tu hai pienamente detto di
queʃte
queste
coʃe,
cose,
uorrei
vorrei
ʃe
se
ti
piaceʃʃi,
piacessi,
che tu mi
ragionaβi
ragionassi
dell’inferno qualche
coʃa
cosa
?
Riʃp.
Risp.
La tua domanda
è
ragioneuole,
ragionevole,
la onde intendo
ʃatisfarti,
satisfarti,
[188]
Gl’infernali hanno un fumo
di
ʃolfo
solfo
meʃcolato
mescolato
di pece,
e l’inferno
è
tutto di fiamme
ardentiβime,
ardentissime,
doue
dove
ui
vi
ʃon
son
molti laghi,
e molti pozzi
profondiβimi,
profondissimi,
pieni di pece
bollen-tiβima,
bollentissima,
attorno i
quali
ui
vi
ʃta
sta
il fuoco,
che la cuoce,
e di
queʃta
questa
biʃogna
bisogna
che mangino coloro che
ui
vi
ʃono,
sono,
e
queʃto
questo
è
il lor cibo,
del quale lo huomo
non
ʃi
si
puo imaginare il piu peggiore.
Diʃʃe
Disse
bene,
ʃe
se
tu mi dirai
doue
dove
è
colui,
che Dio chiamera dopo il di del giuditio?
Riʃp.
Risp.
In mezzo dell’inferno,
è
una
ualle,
valle,
nella
ualle
valle
un gorgo,
nel gorgo un pozzo,
nel pozzo
un’arca,
nell’arca un legato con catene,
e co ferri a
piedi,
e
coʃtante
costante
nella
ʃperanza,
speranza,
e mille anni chiamera
ʃenza
senza
intermiβione
intermissione
alcuna la
miʃe-
ricordia
misericordia
di Dio.
Diʃʃe,
Disse,
che gli fara Dio?
Ris.
Dopo mille anni
ʃe
se
lo farà
menar
innãzi
innanzi,,
e gli dira,
[189]
{194}
che
uoi
voi
tu
ʃciaurato,
sciaurato,
che non fai
ʃe
se
nõ
non
darmi
faʃtidio
fastidio
chiamãdomi
chiamandomi
?
che
ʃperanza
speranza
hai tu,
che paurito
ʃperi
speri
?
e
gemẽdo
gemendo
riʃpõdera
rispondera,,
ʃignor
signor
mio
nõ
non
ho altro
ʃignor
signor
che mi
poʃʃa
possa
hauer
haver
miʃericordia
misericordia
altro che te,
Tu hai fuor di me
doue
dove
sfogar la tua ira,
habbimi dunque
miʃeridia
miseridia
o Signore.
Diβe,
Disse,
e poi che
ʃarà
sarà
?
Risp.
Comanderà
che
ʃia
sia
menato nell’inferno,
oue
ove
non
ceʃʃera
cessera
anchor di chiamar la
miʃericordia
misericordia
di Dio,
finalmente
moʃʃo
mosso
à
cõpaβione
compassione,,
comãdera
comandera
che
ʃia
sia
cauato
cavato
di quindi,
et
eʃʃendo
essendo
tinto del color infernale piu negro della pece,
gl’Angeli
uorranno
vorranno
ʃapere
sapere
in che modo
ʃi
si
poʃʃa
possa
meʃcolar
mescolar
cõ
con
gl’altri nel
Paradiʃo
Paradiso
eʃʃendo
essendo
coʃi
cosi
negro.
Allhora dio comanderà
che
ʃta
sta
lauato
lavato
nel fonte Aereo,
e
ʃarà
sarà
fatto tutto bianco dalla macchia in fuora della fronte,
e
coʃi
cosi
netto,
e mondato
ʃe
se
ne andara publicamente per il
Paradiʃo
Paradiso
in
coʃpetto
cospetto
di tutti,
gli altri
uedendolo
vedendolo
cauato
cavato
dell’inferno,
quaʃi
quasi
ʃchernendolo
schernendolo
mormoreranno per tutto,
&
egli
uergognoʃo,
vergognoso,
uerra
verra
à
tanto,
che dira,
che
uuol
vuol
piu
toʃto
tosto
ʃtar
star
nell’inferno,
che
eʃʃer
esser
in cotal luogo
coʃi
cosi
uergogna-to,
vergognato,
la onde Dio dira a
ʃuoi
suoi
Angeli,
che lo
lauino
lavino
cinque
uolte
volte
nella
fon-te,
fonte,
il che fatto
ʃi
si
partira la macchia della fronte,
e all’hora
ʃara
sara
ʃimile
simile
a gli altri habitatori del
Paradiʃo,
Paradiso,
e
coʃi
cosi
ceʃʃera
cessera
la
uergogna.
vergogna.
Queʃto
Questo
e
quanto io ti ho da dire del
Paradiʃo
Paradiso
o Abdia,
ʃe
se
ti
reʃta
resta
altro da domandarmi,
dimandalo.
Diʃʃe.
Disse.
Tu mi hai detto ogni
coʃa
cosa
apunto come elle
uanno,
vanno,
ma ti prego per il tuo Signore,
che
hauendo
havendo
tu
coʃi
cosi
ben le
coʃe
cose
alle mani,
me
deʃcriui
descrivi
il di del giuditio.
Riʃpoʃe.
Rispose.
Son contento.
In
quel di il Signor e
comandera all’Angelo della morte,
[190]
che egli occida
tutte le creature che haranno
ʃpirito,
spirito,
tanto gli Angeli,
tutti i
Diauo-li,
Diavoli,
e gli huomini,
quanto gli uccelli,
i
peʃci,
pesci,
le
beʃtie,
bestie,
e ogni altro
ani-male.
animale.
Dopo
queʃto
questo
chiamera l’Angelo della morte dicendo.
O Adriel
è
auanzato
avanzato
uiuo
vivo
coʃa
cosa
neʃʃuna
nessuna
delle mie creature?
Et egli
riʃponde-rà,
risponderà,
coʃa
cosa
alcuna Signor mio,
da me in fuori,
che
ʃon
son
tuo
ʃeruo
servo
inuti-le,
inutile,
allhora gli dira,
perche tu hai
occiʃo
occiso
ogni mia creatura,
partiti
di qui,
e
ua
va
tra il
Paradiʃo,
Paradiso,
e l’Inferno,
e occidi te
medeʃimo,
medesimo,
e
muo-ri,
muori,
l’infelice allhora
ʃe
se
partira,
e giunto nel luogo
preʃcritto,
prescritto,
rin-uoltandoci
rinvoltandoci
nelle
ʃue
sue
ali
ʃi
si
affogera da
ʃe
se
medeʃimo,
medesimo,
con tanto
grido-re,
gridore,
e terrore,
che
ʃe
se
i
celeʃti,
celesti,
e i
terreni
fuʃʃero
fussero
uiui,
vivi,
per la paura
ca-derebbero
caderebbero
morti.
Il Mondo tutto
ʃtara
stara
uacuo
vacuo
.xl.
xl.
anni.
[191]
Dopo questo,
Dio tenendo il Cielo,
e la Terra nel pugno,
dira.
Doue
Dove
ʃono
sono
hora i
Re,
i Prencipi,
e i
Potenti di
queʃto
questo
Mondo,
i quali
haueuan
havevan
Regni,
&
Imperi,
e
poteuan
potevan
tanto?
Dite
ʃe
se
ʃete
sete
ueridici,
veridici,
e dette
queʃte
queste
parole tre
uolte,
volte,
fara
riʃuʃciare
risusciare
Seraphiele,
e dirà.
Piglia
queʃta
questa
trõba
tromba,,
uatene
vatene
in
Gieruʃalemme,
Gierusalemme,
e
ʃuona.
suona.
Allhora egli
preʃa
presa
la tromba di lunghezza di
cinquecento anni,
ʃtando
stando
in
Gieruʃalẽme
Gierusalemme
la
ʃonera.
sonera.
[192]
Allhora tutte le anime giuste,
&
ingiuʃte
ingiuste
uoleranno
voleranno
per tutta la terra cercando i
lor
cor-pi,
corpi,
e
coʃi
cosi
a
queʃto
questo
ʃuono
suono
tutte le
oʃʃa
ossa
ʃi
si
aduneranno
inʃieme,
insieme,
e
paʃʃati
passati
quaranta anni al
ʃecondo
secondo
ʃuono
suono
ripiglieranno i
nerui,
nervi,
e la carne,
e fatto il
terzo
ʃuono
suono
dopo quaranta anni,
le anime tutte entreranno ne loro corpi,
e fatto
coʃi,
cosi,
ʃubito
subito
uerra
verra
un fuoco dall’occidente
acceʃo,
acceso,
ilqual cacciera tutte le creature
à
Gieruʃalẽme
Gierusalemme,,
la
doue
dove
radunate
ceʃʃera.
cessera.
Qui dunque
hauendo
havendo
ʃi
si
per
ʃpatio
spatio
di quaranta anni nuotato nel
ʃudor
sudor
loro
aʃpettando
aspettando
il giudicio afflitti da tante
miʃerie,
miserie,
chiameranno Adamo,
dicen-do.
dicendo.
Padre Adamo perche ci hai tu generati?
douẽdo
dovendo
ʃtar
star
noi tra
tãti
tanti
affanni,
e
miʃerie
miserie
?
e pero tu padre perche tu non
patiʃca,
patisca,
che i
tuoi
figli-uoli
figliuoli
non
ʃtiano
stiano
fra la terra,
e la
ʃperanza
speranza
ad
aʃpettar
aspettar
un fine incerto.
Domanda al Signore,
che faccia di noi,
quel che tra l’inferno e
il
Para-diʃo
Paradiso
egli
è
per fare.
Riʃpondera
Rispondera
Adamo,
e dirà,
o figliuoli figliuoli,
uoi
voi
ʃapete
sapete
come io fui inobediente al Signore
perʃuadendomi
persuadendomi
il
diauo-lo,
diavolo,
il che
è
cagione che non habbia ardire di far cotal officio,
del qual
uoi
voi
mi richiedete.
La onde
riuolti
rivolti
a Noe diranno,
Prega per noi o
Pa-dre
Padre
eletto Noe,
riʃpondera
rispondera
Noe,
io ho fatto quel che ho potuto,
ci
ʃaluò
salvò
nel
diluuio,
diluvio,
non mi
reʃta
resta
altro da fare,
ma andate ad Abramo,
Allhora
chiameranno Abramo,
dicendo,
padre della fede,
e della
uerità,
verità,
riguarda noi
miʃeri,
miseri,
e habbici
miʃericordia,
misericordia,
a i
quali Abramo dirà,
che addomandate
uoi
voi
à
me?
Non
ui
vi
ricorda quanto tempo io fui idolatra,
e
uiβi
vissi
ʃanza
sanza
eʃʃer
esser
ciconciʃo
ciconciso
tanto
tẽpo
tempo
?
Io non
ʃon
son
baʃtante
bastante
à
far
queʃto
questo
effetto,
ma andate a
Moʃe.
Mose.
allhora chiamando
Moʃe
Mose
diranno,
Odi noi o
Nuntio,
e Propheta eletto di Dio o
Moʃe,
Mose,
a i
quali dirà.
Chi chiamate
uoi
voi
?
non
ui
vi
ho io data la legge?
nõ
non
ue
ve
la ho io confermata co i
miracoli?
e
nõ
non
dimeno
non mi
hauete
havete
creduto,
ʃe
se
uoi
voi
mi
haueʃte
haveste
creduto,
potrei hora far quel
che
uuoi
vuoi
mi addomandate,
ite dunque a
GIESV
GIESU
CHRISTO,
Riuolti
Rivolti
a
GIESV
GIESU
diranno,
GIESV
GIESU
CHRISTO
ʃpirito,
spirito,
uerbo
verbo
e
uirtu
virtu
di Dio,
[193]
muouati
muovati
la tua pietà,
e prega per noi,
allhora
GIESV
GIESU
dira.
Che mi addomandate
uoi
voi
?
io
ui
vi
fui mandato in
uirtu
virtu
di Dio,
e in parola
della
uerità,
verità,
e
uoi
voi
erraʃti,
errasti,
e quanto piu io
ui
vi
predicai,
uoi
voi
mi
faceʃte
faceste
uo-ʃtro
vostro
Signore,
e
coʃi
cosi
perdeʃte
perdeste
tutto quello,
che io per
uoi
voi
potrei fare in
queʃto
questo
caʃo
caso
doue
dove
uoi
voi
ʃete,
sete,
Ma andate dall’ultimo de Propheti,
ʃignifi-
cando
significando
con
queʃte
queste
parole con lui,
con chi tuo Abdia hora
fauelli,
favelli,
al qual
riuolti
rivolti
diranno,
o Nuntio di Dio,
et amico,
quãto
quanto
habbiam noi peccato,
e
quãto
quanto
grauemente
gravemente
non ti
hauendo
havendo
creduto?
Aʃcoltaci
Ascoltaci
o pio Propheta
di Dio in te
ʃolo
solo
ʃi
si
dee
ʃperare,
sperare,
perche dopo te in chi
harẽmo
haremmo
noi
ʃperanza
speranza
?
Odi i
noʃtri
nostri
preghi.
Verra
adunq;
adunque
Gabriello,
e andranno i
cõpagni
compagni
innanzi la faccia di Dio,
io
ʃo
so
a che far
uoi
voi
uenite,
venite,
mai non
ʃia
sia
il
uero,
vero,
che io non
ʃatisfaccia
satisfaccia
al
deʃiderio
desiderio
del mio caro amico,
e fedele.
Fatto
dunque un ponte
ʃopra
sopra
l’Inferno,
al capo di quello
ʃara
sara
una
ʃtadera,
stadera,
con
la quale,
peʃati
pesati
i fatti di
ciaʃcuno
ciascuno
camineranno
ʃu
su
per il ponte,
i
ʃalui
salvi
lo
paβeranno,
passeranno,
e i
dannati caderanno nell’Inferno.
Hora o
Abdia
ʃe
se
ti
reʃta
resta
altro a
ʃapere,
sapere,
domandami,
allhora Abdia
diʃʃe,
disse,
o
miʃero
misero
me,
che
paz-zia
pazzia
mi ha fin qui tenuto,
che io non habbia
conoʃciuto
conosciuto
il
uero,
vero,
piu
chia-ro
chiaro
che il Sole,
Ma perche tu mi di tutto quello,
che io
deʃidero,
desidero,
pero
uorrei,
vorrei,
che tu mi
diceβi
dicessi
il numero delle
ʃchiere
schiere
del popolo in quel di,
e
faceβimi
facessimi
conoʃcere
conoscere
i fedeli da gli infedeli?
Ris.
Le
ʃquadre
squadre
de gli huomini
ʃaranno
saranno
.cxx.
cxx.
e di
queʃte
queste
tre
ʃolamente
solamente
ʃaranno
saranno
fedeli.
La lunghezza d’ogni
ʃquadra
squadra
ʃara
sara
lo
ʃpatio
spatio
di quanto terreno
ʃi
si
caminerebbe inmille anni,
e la larghezza cinquecento anni.
Diʃʃe
Disse
egli
è
il
uero,
vero,
ma con
chiudi,
dapoi che tu hai detto delle creature
diuiʃe
divise
in quel modo che tu
mi hai
diuiʃato,
divisato,
che
ʃarà
sarà
della morte?
Riʃp.
Risp.
[194]
La morte
ʃi
si
mutera in un
becco,
e
ʃara
sara
menata tra il cielo,
e l’inferno,
e
uerra
verra
gran
diʃʃenʃiõe
dissensione
tra
gli habitatori dell’inferno,
e del
Paradiʃo,
Paradiso,
perche il popolo del
Paradi-ʃo
Paradiso
temendo la morte s’imaginera di dar morte alla morte.
Gl’infernali
per la
ʃperanza
speranza
di morire,
uorranno
vorranno
che ella non muoia,
ma
ʃtia
stia
uiua,
viva,
non dimeno
uincera
vincera
il popolo del
Paradiʃo,
Paradiso,
e tra l’inferno,
e il
Paradiʃo
Paradiso
occideranno la morte.
Qui il Giudeo ad alta
uoce
voce
gridando,
diʃʃe.
disse.
Tu
hai
uinto
vinto
o buon Macometto,
riceui
ricevi
me,
che lo
confeʃʃo,
confesso,
lo credo,
et
ueggo
veggo
che non
ʃon
son
tanti
Dij,
Dii,
ma un
ʃolo
solo
Dio onnipotente,
del quale
uera-mente
veramente
tu
ʃei
sei
Nuntio,
e Propheta.
IL FINE DEL PRIMO LBRO DI GRANDE
Auttorita
appreʃʃo
appresso
de Sarracini,
auenga
avenga
che
ʃia
sia
colmo di Bugie,
Fittioni,
Bufonerie,
Superʃtitioni,
Superstitioni,
Vanità,
biaʃtemmie,
biastemmie,
Fauole,
Favole,
e Sogni.