La
Natiuità
Natività
di Macometto.
CAPITOLO
.III.
III.
SI E
GIVNTO
GIUNTO
per ordine lungo de
ʃecoli
secoli
al termine,
ilquale Iddio
haueua
haveva
preʃcritto,
prescritto,
e
ueduto,
veduto,
e nel quale
doueua
doveva
naʃcere
nascere
al Mondo il lume del Propheta Macometto.
E
però
il
meʃe
mese
Dulheia,
[1]
la notte di Venere,
il di di Araffa,
Iddio parlò
ad
Ariduuã
Ariduuam,,
coʃi
cosi
dicendo,
Apri le porte del
Paradiʃo,
Paradiso,
Queʃta
Questa
notte mi compiace di modo,
che io
uoglio,
voglio,
che il lume del nuntio mio
de
lõbi
lombi
di Abdalla
uada
vada
nel
uentre
ventre
della
ʃua
sua
Donna Hemina,
e de quindi
eʃca
esca
nel Mondo.
Et all’hora andando Abdalla figliuolo di
Abdalmuta-lib
Abdalmutalib
giudice,
e
ʃignore
signore
de gli Arabi alla
caʃa
casa
dell’oratione,
uide
vide
uʃcire
uscire
una
grandiʃsima
grandissima
luce della
caʃa
casa
ʃua,
sua,
e
girʃene
girsene
uerʃo
verso
il cielo,
il quale
moʃtrãdola
mostrandola
à
coloro che erano
ʃeco
seco
in compagnia,
teʃtificarono
testificarono
di
hauerla
haverla
ueduta,
veduta,
&
eβo
esso
pochi giorni dietro mori
eβendo
essendo
anchora la Donna gra
uida,
vida,
[2]
la quale alli
.xij.
xii.
di Rabe primo,
[3]
nella
ʃeconda
seconda
Feria partori
Ma-cometto,
Macometto,
ilquale nacque
circonciʃo,
circonciso,
e tutto giocondo,
&
in quella
medeʃima
medesima
hora tutti gl’Idoli
ʃi
si
inchinarono,
e Lucifero fu da gl’Angeli
ʃommerʃo
sommerso
nel profondo del Mare,
e di là
à
fatica dopò,
xl.
di fugito,
ʃe
se
ne
andò
ʃul
sul
Monte Cabetz,
la
doue
dove
con
uoce
voce
horrenda,
e terribile chiamó
tutti i
ʃuoi
suoi
perʃuaʃi,
persuasi,
&
i
ʃuoi
suoi
Angeli,
[4]
i quali addomandandolo,
che
coʃa
cosa
era
ʃeguita,
seguita,
che
coʃi
cosi
lo
faceβe
facesse
fuggire,
raccõtò
raccontò
loro come era nato Macometto figliuolo di Abdalla,
il quale
è
ʃtato
stato
prodotto da Dio con la
uirtù
virtù
della
ʃpada,
spada,
il cui taglio penetra ogni
coʃa
cosa
quantunq;
quantunque
dura
ք
rouina
rovina
noʃtra,
nostra,
accioche non ci
auanzi
avanzi
nel mondo luogo alcuno,
e che non ci
ʃia
sia
parte alcuna
ʃopra
sopra
la terra,
alla quale non
peruenga
pervenga
la dottrina della
unità
di Dio
ք
lui,
il qual creò
tutte le
coʃe,
cose,
e ilqual mi hà
dannato
ք
cagione di
queʃto
questo
Propheta.
Queʃto
Questo
è
quel Propheta Alumi Arabide Althoras Thienn Azezen
[5]
ʃignore
signore
della
uirga,
virga,
e Cameli,
e fedele
à
Dio,
la cui unità
predicãdo
predicando
atterrera ogni altra potenza,
et annullera ogni
altra credenza,
e dal quale io
ueggo
veggo
pendere la mia
manifeʃta
manifesta
roui-na,
rovina,
e tormi ogni luogo
oue
ove
io
poteβi
potessi
fuggendo
eʃʃer
esser
ʃicuro,
sicuro,
A
queʃto
questo
i
Prencipi,
e i
capi de
ʃuoi
suoi
ʃeguaci
seguaci
diʃʃero.
dissero.
Ne
queʃta
questa
è
ʃufficiente
sufficiente
ca-gione
cagione
de tuoi
penʃieri
pensieri
o Re
Noʃtro,
Nostro,
e Signore:
Ti puoi ben
ricorda-re
ricordare
come Iddio creò
Adamo
ueʃtito,
vestito,
e adornato di
ʃette
sette
uirtù,
virtù,
delle
qua-li
quali
una
ʃola
sola
eʃʃendo
essendo
hoggidi ne gli huomini,
non potremmo
reʃiʃtergli
resistergli
?
Et egli,
Mai non
ʃia
sia
il
uero,
vero,
che io mi confidi nello huomo,
quando che
io
ueggo,
veggo,
che egli
laʃciando
lasciando
l’iniquità,
e le malitie,
ʃeruera
servera
la
giuʃtitia,
giustitia,
e la
uerità.
verità.
All’hora
riʃpoʃero,
risposero,
poi che non
ʃi
si
puo far altro,
uerremo
verremo
nelle
conʃcienze
conscienze
de gli huomini,
e gli faremo bugiardi,
fraudolenti,
&
hippocriti,
e
coʃi
cosi
cercauano
cercavano
confortarlo con
ʃimili
simili
ʃperanze.
speranze.
[6]
In quell’anno
eβendo
essendo
la terra
ʃterile
sterile
molto,
Iddio per il
naʃcere
nascere
del Propheta,
e
Nuntio
ʃuo,
suo,
la riempiè
con la
ʃua
sua
benedittione di
eʃtrema
estrema
abondanza,
e
puoʃe
puose
quella notte per tutta l’Arabia un termine tra il
maʃchio,
maschio,
e la femina,
che
neʃʃuno
nessuno
lo puote
paʃʃare,
passare,
facendo anchora il giorno mancare
l’arte a
tutti i
magi,
aʃtrologi,
astrologi,
e negromanti,
[7]
&
in quella hora tutti i
ʃeggi,
seggi,
e i
Tribunali de i
Re caddero in terra,
e mandò
Iddio un banditore
ʃopra
sopra
il cielo,
e la terra,
ilqual
gridaʃʃe,
gridasse,
come egli
haueua
haveva
mandato
al mondo il
ʃuo
suo
Nuntio amico fedele,
e benedetto.
[8]
La madre di lui,
fe
fe-de,
fede,
che mai
ʃenti
senti
per lui dolore alcuno,
ne mentre lo porto nel
uentre,
ventre,
ne dopò
il parto,
ne meno partorendolo,
dicendo
inʃieme,
insieme,
che
eʃʃendo
essendo
ella
ʃola
sola
in
caʃa,
casa,
ne pur chi le
poteʃʃe
potesse
porgere uno bichiero,
non lo
poten-
do
potendo
da
ʃe
se
ʃteʃʃa
stessa
pigliare per
eʃʃere
essere
nel parto impedita,
Vide una donna
con uno
uaʃo
vaso
lucidiʃʃ.
lucidiss.
in mano,
la qual le lo
porgeua,
porgeva,
e la
riʃtoro
ristoro
con
co-tal
cotal
beuanda,
bevanda,
[9]
poi
uide
vide
alcune donne,
come quelle che
lieuano
lievano
i fanciulli,
ueʃtite
vestite
tutte di bianco,
ʃimili
simili
alle figliuole di Abdemenef,
le quali
quan-do
quando
me le
uidi
vidi
intorno,
ʃmarrita
smarrita
mi
marauigliai,
maravigliai,
come qui
poteʃʃero
potessero
eʃ-ʃer
esser
uenute
venute
coʃi
cosi
preʃto,
presto,
o chi le
haueʃʃe
havesse
introdotte,
&
in un tempo odo
una
uoce
voce
che dice,
chi ti
lieua
lieva
il fanciullo?
e
ueggio
veggio
una
ʃquadra
squadra
di
uc-celli
uccelli
col
roʃtro
rostro
di
ʃmeraldo,
smeraldo,
e di iacinto,
di tanto
ʃplendore
splendore
ch’io
uedeua
vedeva
fino in oriente,
e in occidente,
doue
dove
quaʃi
quasi
abbagliata
ueggio
veggio
il mio
pic-ciolo
picciolo
figliuolo come in ginocchi
leuato,
levato,
che con le mani giunte
faceua
faceva
preghi a
Dio,
e
ʃimilmente
similmente
un huomo di bianco
ueʃtito
vestito
che
ueniua
veniva
cõ
con
tre
chiaui,
chiavi,
quaʃi
quasi
come di perle,
e quelle
preʃentò
presentò
al nato fanciullo,
il qual le
preʃe
prese
tutte tre,
&
egli
coʃi
cosi
diʃʃe
disse
ad alta
uoce.
voce.
Macometto ha
riceuuto
ricevuto
la
chiaue
chiave
della
uittoria,
vittoria,
la
chiaue
chiave
della legge,
e la
chiaue
chiave
della Prophetia
.
[10]
Dopò
ʃeguiuano
seguivano
tre huomini
cõ
con
la faccia piena de raggi
ʃimili
simili
al Sole
.
Il primo de quali gli
poʃe
pose
innanzi uno bacille di
ʃmeraldo
smeraldo
con
quat-tro
quattro
manichi di perle,
dicendogli,
queʃto
questo
è
il Mondo.
Qui
è
l’oriente,
qui
il mezzo giorno,
e qui
è
il
ʃettentrione,
settentrione,
e nel mezzo le tramontane,
ueggiamo
veggiamo
che parte il fanciullo gli piaccia piu prendere,
il quale nel
mezzo prendendo
diʃʃe
disse
allhora,
[11]
Perche Macometto ha
riceuuto
ricevuto
Al-kaaba
Alkaaba
per il
ʃignore
signore
del Cielo,
e della terra,
però
per Abalchibla
ʃa-ra
sara
ʃignore
signore
di tutto il Mondo,
e pigliando dal
ʃecondo
secondo
un’orciuolo
la-uo
lavo
il fanciullo
ʃette
sette
uolte,
volte,
e dal terzo uno
facciuollo,
faccivollo,
nel quale era un
ʃigillo
sigillo
con che gli
impreʃʃe
impresse
addoʃʃo
addosso
il carattere,
che di
ʃopra
sopra
dicem-mo.
dicemmo.
Finalmente
preʃolo
presolo
in braccio,
e
accoʃtatoʃegli
accostatosegli
all’orecchia gli
diʃʃe
disse
molte
coʃe
cose
bisbigliando da
neʃʃun’altro
nessun’altro
udite,
e nella fronte
ba-ʃciatolo,
basciatolo,
diʃʃe.
disse.
Rallegrati Macometto,
perche ti
è
ʃtato
stato
conʃerua-to,
conservato,
quel che fu a
gl’altri
ʃempre
sempre
negato,
concioʃia
conciosia
che tu
ʃoprauan-zi
sopravanzi
ogni altro Propheta,
e tra l’altre
coʃe
cose
ti
ʃia
sia
ʃtato
stato
dato la
chiaue
chiave
della
uittoria,
vittoria,
onde
ʃarai
sarai
ʃempre
sempre
in eterno
ʃanza
sanza
paura,
[12]
E nel
Mon-do
Mondo
non
ʃi
si
trouera
trovera
perʃona,
persona,
che non predichi il tuo gran nome.
[13]
Di-ce
Dice
Alabem,
che
queʃto
questo
fu Arriduuam,
e
l’Auolo
l’Avolo
ʃuo
suo
Abdalmutalib
an-chora
anchora
ne fa fede,
perche
eʃʃendo
essendo
egli in fibeit
[14]
di Alcharam,
e facendo
oratione dinanzi l’idolo Abel fu
ʃpauentato
spaventato
da un
ʃuono
suono
repente,
e da
una
grandiβ.
grandiss.
luce,
dicendo,
che qui
comparue
comparve
uno huomo alato,
confor-tando
confortando
lo
ʃpauentato.
spaventato.
In que
ʃto
sto
odo tre
uolte
volte
replicar una
uoce.
voce.
Iddio il
maggiore
è
il
ʃignore
signore
di Macometto,
facendo intonare la
caʃa
casa
di
que-
ʃte
queste
parole,
per il che
diʃʃe
disse
Abdalmutalib,
Il Signor Dio me ha
leuato
levato
da
gl’Idoli,
e dalla loro
ʃporcitia,
sporcitia,
il che
hauendo
havendo
ueduto,
veduto,
e
ʃentito,
sentito,
ua
va
poi
ք
uedere
vedere
la Nuora,
alla quale picchia,
gli
uien
vien
aperto,
e la
uede.
vede.
Che ti pare o
mia ottima Nuora,
dormo,
o pur
ueggio
veggio
?
la Nuora.
Tu
uegli
vegli
uera-mente.
veramente.
Et egli,
Doue
Dove
è
adunque lo
ʃplendore
splendore
della mia faccia?
Et ella,
nel tuo Nipote,
che hora ho partorito,
a cui il
ʃuocero,
suocero,
io temo che tu mi
burli.
Perche non
è
ueriʃimile
verisimile
quello,
che tu mi di,
concioʃia
conciosia
che in te
nõ
non
appaia
ʃegno
segno
di parto alcuno,
dalla
aʃʃentia
assentia
della luce in fuori,
ne
ueg-go
veggo
chi
poʃʃa
possa
hauerti
haverti
aiutato a
partorire,
Et ella,
non dubitar,
che
ք
i Dei
di
queʃta
questa
caʃa
casa
ti giuro ch’io ho partorito,
Et egli,
doue
dove
è
adunque?
fa
ch’io
poʃʃa
possa
uedere
vedere
il fanciullo che
è
nato,
A cui la Nuora,
Non tentar
di
uolerlo
volerlo
ueder
veder
hoggi,
perche gli
è
uetato,
vetato,
che humano occhio lo
poʃʃa
possa
uedere
vedere
fino a
noue
nove
giorni.
Egli adunque
cauato
cavato
fuori la
ʃpada
spada
dice,
o
che tu me lo
laʃcierai
lascierai
uedere,
vedere,
o che io ti occiderò,
oueramente
overamente
che in
me
ʃteʃʃo
stesso
riuolterò
rivolterò
queʃto
questo
ferro per
ʃatisfare
satisfare
a l’uno,
e a
l’altro.
La donna sbigottita,
diʃtendendo
distendendo
il dito gli
moʃtrò
mostrò
doue
dove
era il fanciullo,
&
egli allhora
curioʃo
curioso
ʃi
si
muoue
muove
uerʃo
verso
la
doue
dove
era,
ma
ʃe
se
gli
oppoʃe
oppose
con la
ʃpada
spada
in mano uno huomo terribile,
che non lo
laʃcio
lascio
paβare,
passare,
il che
ue-duto
veduto
ʃpauentato
spaventato
ʃi
si
meβe
messe
a fuggire,
e
ʃtette
stette
ʃanza
sanza
fauella
favella
per
ʃpatio
spatio
di
ʃette
sette
giorni.
[15]
S’adunarono adunque
ʃecondo
secondo
che afferma Ibenabem,
[16]
tut-te
tutte
le generationi de gl’uccelli,
le nubi,
i
uenti,
venti,
e finalmente tutte le
ʃquadre
squadre
de gl’Angeli per
alleuare,
allevare,
e nutrire il fanciullino,
e
contende-uano
contendevano
inʃieme
insieme
per
eʃʃer
esser
ciaʃcuno
ciascuno
i primi.
Gli uccelli
diceuano
dicevano
che era piu
commodo loro
alleuarlo,
allevarlo,
perche facilmente
poβono
possono
ragunar molti
frut-ti
frutti
di luoghi
uari,
vari,
e
diuerʃi.
diversi.
E i
uenti
venti
diceuano,
dicevano,
anzi noi,
che
poβiamo
possiamo
di
tutte le parti del mondo riempierlo di
ʃoauiʃs.
soaviss.
odori,
Diceuan
Dicevan
le nubi,
Noi commodamente lo nutriremo,
potendogli
amminiʃtrar
amministrar
con
preʃtezza
prestezza
la
ʃoauità
soavità
dell’acque.
Ma gl’Angeli
ʃdegnati
sdegnati
diceuano,
dicevano,
e che ci
re-ʃtera
restera
che noi gli potiamo fare?
Et in
queʃto
questo
fù
udito una
uoce
voce
diuina,
divina,
la quale
poʃe
pose
fine a
queʃta
questa
loro lite,
per ciò
che
diceua,
diceva,
che egli non
ʃara
sara
tolta dalle mani de gli huomini,
perche beati
ʃaranno
saranno
i petti,
che
egli poppera,
e beate le mani,
che lo toccheranno,
e beato il
ʃuo
suo
letto,
e la
caʃa,
casa,
[17]
commandando che Alima figliuola
di Duzib Azadi
fuβe
fusse
quella,
che
haueʃʃe
havesse
a
lat-tare
lattare
il picciolo figliuolo di Abdalla,
la
quale ella
steβa
stessa
conta
l’hiʃto-ria
l’historia
in questo modo.