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Arrivabene, 1547

In nome di Dio misericordioso, e Pio. CAPITOLO II.

SE ALCUNO duoi giorni innanti, o dopo, ai di da lui ordinati, cominciera il suo peregrinaggio, per questo non sarà tenuto peccatore s’egli temera Dio, e pensera che egli ha da ritornar a lui. [1] Molti che hanno dolci le parole, e il cuor discordante alla voce, chiamano Dio per testimone del cuor loro, mentre che essi si sforzano di metter rovina, e danno tra le genti. Questi tali sara seppeliti nel fuoco infernale, e da tutti i lati saranno tormentati da pene. Chi morra per volonta di Dio, e per suo amore, hara ogni allegrezza da tali dalla divina pieta. [2] Huomini buoni amate tra voi la pace, e schivate l’error del diavolo, che vi è sempre avversario. Coloro che son corrotti, e che errano dopo che essi hanno fatto profession de nostri commandamenti, pregando Dio pietoso, e sperando haranno perdono. [3] Ciascuno aspetti semplicemente la venuta del Creatore, e de gli Angeli nelle nubi, alquale andranno tutte le cose. Domandate i figliuoli d’Israele della virtu, e numero delli nostri precetti. [4] Chi mutera i suoi costumi, e la sua credenza, troverra Dio con lui grave e difficile. Tutti i credenti, il di del guditio saranno preposti a gli incredoli nel bene, perche essi hanno obedito a Nuntii da Dio mandati. Mandando i Propheti di lor gente a tutto il genere humano, accioche essi gli predicassero la fede, e la speranza, insegno loro co libri veraci, dando lor vedere il male dal bene, i quali conoscendo giusti i commandamenti, vennero in contentione, e in lite tra loro d’esser, e non esser di quello, che Dio mostrò loro per indrizzarli a buona via. Onde havete voi pensato d’entrar in Paradiso, se i vostri antecessori facendo molti beni, hanno ancho commesso {5} tanti mali? fino à che i Propheti, e con lui i buoni huomini cercando d’un vendicatore, fu annuntiato, che la vendetta era vicina, {6} à coloro, che vi addomanderanno cio che essi hanno da fare, accioche essi giovino à parenti, a prossimi, e a gli orfani direte, Cio che voi farete di bene il Creator ne hara cura, e il di giudiciale non offendendo alcuno ve ne renderà buon merito. {7} Egli e giusto, e utile nel mese della libertà, e della pace far guerra contro à coloro che non credono in Dio. Ma cavar alcuni di Mecca, e cosa à Dio gravissima. Perche la guerra offende piu che la morte. [5] I discordanti dalla tua legge, sanz’alcuna intermissione faranno guerra alle tue genti in fino à tanto che essi le convertino alla legge loro se sara possibile. Lasciando tu la tua legge per un’altra, e continuandovi dentro fatto reo in questo secolo, e in quell’altro, perirai nel fuoco sanza fine. Gli huomini buoni, che temono Dio, e che combattono in suo nome, sono aiuto della divina speranza, Perche Dio propitio, e pietoso, dara lor perdono. [6] A coloro che dubitano del vino, de gli scacchi, de cioni, e de tavolieri, dirai, che simili giochi, e simil bevanda, e peccato grandissimo, e quantunque queste cose piaccino a gli huomini, e che essi da questa materia di peccati ne cavino utilita, nondimeno i peccati son nocivi, a coloro, che diranno, che hanno dunque a fare? dirai, il bene di Dio. [7] Tu che hai notitia per Dio delle cose del presente, e del futuro secolo persuadi a coloro, che cercano gli orfani, che faccino lor bene, e che gli sollievino, e se gli faccino fratelli. Altrimenti Dio darà loro tanta poverta, e tanta carestia, che essi non potranno giovare à loro ne ad altri. Esso medesimo separa quei che fanno bene da gli altri. [8] Non togliete moglie, che sia d’altra legge, e non date le nostre figliuole ad huomo d’altra legge s’essi prima non si convertano alla vostra legge. L’huomo legale pretende ancho per legge, conciosia che per quella fugga il peccato infernale. Dio, quando egli persuade che lo huomo si guardi lo chiama al Paradiso. [9] Nessuno tocchi la donna col mestruo, se prima non è bene mondata, perche le cose monde piacciono a Dio. Usate con le donne vostre, e a voi subbiette, a vostro modo, e dove, e come a voi piu piacera, temendo Dio alquale ogni cosa ritorna, il qual da bene a buoni, e pene a cattivi. [10] Siate utili alle vostre anime, e non giurate, in ogni vostra cosa, per lui, e per i suoi nomi, essendo egli oditor di tutti, e conoscitore, Dio opposto fa danno da quei sacramenti, co quali si affermano le falsità del cuore. [11] Le donne lasciate da mariti, non si maritino ad alcuno se non prima passati quattro mesi, e se elle si vorranno rimaritare volendo i mariti sara buono: Ma facendo altrimenti Dio sa il tutto, e vede. Non si maritino alcune lasciate, se prima non son tre volte o in tre mesi mondate del mestruo. [12] Non si nieghi a i mariti (temete Dio) il coito, quando piacera loro. Essi son capi delle donne. Le abbandonate la seconda volta si maritino piu che tutte l’altre, e le sprezzate la terza volta non mai per fino à tanto ch’elle non si maritino ad altri mariti, e da quelli siano abbandonate. Allhora esse volendo si reconcilino co primi mariti, o vero non essendo forciate siano lasciate honestamente, Perche tor loro quel che prima se gli diede, e cosa ingiusta, e inhonesta. [13] Le donne che si preparano alla fuga, non volendo il marito, siano da lui riscosse, non per ira, ne per odio, accioche la divina ira non noccia loro. Ricordatevi che tutti coloro, che si hanno curato poco de i precetti divini, e de beni a voi dati da Dio, e de libri mandati del Cielo sono stati castigati, e temendo Dio credete, che egli sa ogni cosa, e non forzate le vostre donne, lasciate quando sara venuto il tempo di maritarsi, anzi si maritino secondo la volonta loro, a chi piu lor piacerà, Dio conosce che questa cosa non giova quantunque voi non lo conosciate. [14] Il diritto ricerca, che le donne nutrischino i lor fanciulli duoi anni, e che essi ricevino da Padri, o da coloro a quali la sua pecunia u’è stata raccommandata, il vitto, e tutto quel che è necessario, in modo però che il padre, e la madre non patischin danno, o pericolo, Dio non lo commanda ad alcuno, perche egli è impossibile. Egli è cosa nefanda chiamar una nutrice, anchor che ella sia pagata. {18} [15] Le donne a cui son morti i mariti, non si maritino ad alcuno se non dopo quattro Mesi, e dieci di. Da allhora in poi faccino quel che piu à lor piacerà. Non date lor dunque molestia, e impedimento, anzi lasciate che esse si acconcino à modo loro, e si pulischino, e insieme si maritino, e se voi volete torle per voi, la voce vostra no’l dica, ne il pensier vostro lo pensi, fino à tanto, che passato il termine lo manifestiate chiaramente. Perche le cose manifeste, e determinate piacciono à Dio, ilqual conosce tutti i pensieri delle medesime, non sarete molesti dopo la morte, di mariti che elle eschino di casa se non dopo l’anno, perche Dio è vendicatore di questa colpa. Le medesime in presenza di huomini da bene ricevino una determinata quantità di danari. [16] Nessuno aggravi il ripudio delle spose innanzi il lor toccamento. Ciascuno alla lasciata rinuntii la meta della dote, se per ventura il padre della donna non gli la dona, il che e meglio essendo Dio testimone, e non se dimentichi i patti. [17] Egli è da guardarsi, che non si lascino indietro l’orationi. Faccinsi adunque secondo l’usato costume in ogni luogo, e secondo la nostra legge, se il luogo però non impedisce per tema, il che accadendo il fante a piedi faccia oratione a piedi, e il soldato a cavallo, a cavallo. Cosi vi insegna Dio la scienza delle sue leggi. Non sapete voi, che esso Dio disse a quei mille huomini, che usciron di casa loro per timor della morte morite, e dopo egli sempre pio co gli huomini, quantunque essi siano ingrati, gli risciuscitò ? [18] Combattete in honor del creatore, ilquale sa tutte le cose, e ode, e che raddoppia i meriti a chi lo serve, che prende, e dona, e al qual ogni cosa ritorna. [19] Io so che voi sapete in che modo il popolo a figliuoli d’Israel, cioe quei che furon dopo Mose, addomandò al suo Propheta un Re sotto il quale i Giudei potessero far guerra, Et egli rispondendo disse. Voi che cercate di far guerra, forse s’io ve la commandero non la farete, & essi dissero. Noi cacciati dalle nostre case, e da nostri, in che modo non combatteremo per il nome di Dio? Non dimeno cominciandosi la guerra, tutti quasi lo ricusavano da pochi in fuori, & Dio conosce i cattivi, dicendo il Propheta, Dio vi ha dato per Re Saulo, & essi sdegnati dissero. Perche ha egli ad esser Re nostro, non essendo ricco, ne pecunioso, e non uguale à nostri meriti? disse il Propheta. Dio che da gli honori, e le dignità a chi gli vuole, dandogli grandezza di corpo, e animosità di cuore ve lo ha fatto signore, e vi sia in segno del vero, di quel che io vi dico, che esso verra à voi con l’arca, ove son riposte le reliquie della divina virtu di Mose, e d’Aron, cioe le Tavole della legge, e la verga, & gli Angeli porteranno l’arca, il che sara tenuto cosa maravigliosa, e grande da coloro che temono Dio. Saulo adunque venendo in cotal modo con gli esserciti disse. Voi vedendo i rivi, insegnandone Dio, non ne gustate piu, se non quanto che con la mano ne potrete pigliar in una sola volta, e chi passera oltra il mio commandamento, non sara piu de miei, Tutti beendo da pochi infuori trapassarono il suo commandamento. [20] Gli huomini buoni, e che sapevano di ritornar à Dio, dissero à coloro, che non havevano bevuto, e che havevan passato il rivo, i quali dubitavano della sua potenza, e de suoi esserciti contro Golia, che l’essercito pendevano, e i pochi fortificati (Dio presidente) vinsero in tutto i molti, perche Dio sempre da favore a gli astinenti, e che perseverano. [21] Essi vedendo Golia rovinato col suo essercito insieme, supplichevolmente pregavano Dio, che porga aiuto contro i cattivi, e che dà la fortezza, e la costanza a buoni, e cosi furon fatti vincitori, e Dio die à Davit occiditor di Golia, honore, Regno, notitia delle cose, e ogni altra cosa, secondo che egli volle. Con la medesima ragione se Dio non commandasse, che uno resistesse all’altro, e che si facesse guerra, mancano della continuanza della terra, e del colto. Io manifesto queste virtu, e questi segni di Dio a te, che sei uno de Propheti, accioche tu lo manifesti alle genti.

notes originales réduire la fenêtre

[1] I falsi fratelli. {1}

[2] Di seguir la pace. {2}

[3] Il di del giuditio. {3}

[4] Dio difficile co gli Apostati. {4}

[5] Commenda, e danna la guerra. {8}

[6] Vieta il gioco; & il vino. {9}

[7] Visitate le vedove, e gli orfani nelle loro tribolationi come dice . s. Giacomo. {10}

[8] Chel matrimonio sia tra i conforti della religione,, come nel Deut. a i vii. {11}

[9] Di non toccare la donna marchegiata come nel Leviti a i xviii. {12}

[10] Di non giurare in vano. {13}

[11] De i divorti nel Deut. alli xxiiii. {14}

[12] Di rendere il debito a mariti, Paulo nella prima a Corinthi. {15}

[13] Delle donne fugitive. {16}

[14] De nutrire i figliuoli. {17}

[15] Delle donne vedove maritate. {19}

[16] Del ripudio. {20}

[17] Di non lasciar di adorare. {21}

[18] Anchora istiga a combattere. {22}

[19] Historia malamente narrata come nei lib. di Re. {23}

[20] Confonde lHistoria di Gedeone nel vii. de Giudici, et altrimenti che nel primo di Re alli xviii. {24}

[21] Lauda la astinenza, e vuole che con la virtu, e co prieghi si vencha.. {25}

Notes Coran 12-21 réduire la fenêtre detacher la fenêtre

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Dans le texte latin, il est question de maux subis (« plurima mala perpessi sunt ») et non pas commis.

Le texte latin correspondant à ce passage est le suivant : « quousque prophetae uirisque bonis cum eo uindicem quaerentibus intimatum est, unidictam propinquam esse » (ce qu’on peut traduire littéralement ainsi : « jusqu’à ce qu’au Prophète et aux hommes bons cherchant avec lui un vengeur fut annoncé que la vengeance était proche »). Or la traduction italienne de la première partie de cette phrase est très problèmatique. On peut supposer que le personnel de l’atelier d’imprimerie a composé d’une façon erronée ces lignes ; on pourrait alors amender le passage de deux façons différentes : « fino à che al Propheta, e con lui a i buoni huomini [...] » (en respectant le texte latin), ou bien « fino à che il Propheta, e con lui i buoni huomini [...] » (en supposant que le traducteur a lu « propheta » au lieu de « prophetae » et qu’il a considéré « propheta uirisque bonis [...] quaerentibus » comme un ablatif absolu). Toutefois, compte tenu de la qualité de la traduction des versets précédents (le sens restitué dans le verset 112 est très distant du texte latin, le verset 113 contient une erreur grave), il n’est pas improbable que cette traduction aberrante soit imputable au traducteur. Castrodardo semble procéder hâtivement, sans revenir sur ses pas : il traduit le datif singulier « prophetae » comme s’il s’agissait d’un nominatif pluriel et le datif pluriel « uirisque bonis [...] quaerentibus » comme s’il s’agissait d’un ablatif absolu ; le complément « cum eo » perd alors tout ancrage sémantique dans la phrase, et le syntagme « i Propheti », posé comme s’il s’agissait d’un sujet, n’est pas suivi du verbe attendu.

À partir des mots « e il di giudiciale », le traducteur italien insère des précisions absentes du texte coranique et de la traduction latine.

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Le texte latin, conformément au texte arabe, affirme le contraire. Le traducteur a probablement lu « nefas est » au lieu de « fas est ».

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